" 100 giorni a Bottazzo - il diario "

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MERCOLEDI’ 12 DICEMBRE 2012

Le Vie del Carso chiamano a raccolta e il popolo dei karsters risponde alla 3^ adunata. Allettante la proposta anche in questa circostanza oltremodo motivata dai numeri che si mescolano liberamente fino a incastrarsi quasi per logica a formare un disegno premeditato dal destino. 12 del 12 del 2012 alle ore 12 e 12 minuti e 12 secondi, ci aggiungi 100 giorni e fanno il primo giorno di primavera alle ore 21, 3 minuti, 13 secondi quindi il 21 marzo 2013, quasi incredibile perché se sommi la prima data avrai un totale di 56 e la seconda ti darà 57 quindi uno in più come dall’anno 2012 al 2013, o no? Per quel che mi riguarda, 56 sono gli anni che faro il prossimo anno in quanto sono nato nel 57! Coincidenze? Certo perché anche 12 del 12 sommato fa 24 come pure… 21 del 3.
Meglio lasciar perdere queste elucubrazioni mentali e…partire. Il lavoro condiziona le mie intenzioni e allora la mia prima mi vede solitario alla partenza da Jama. Troppo banale inaugurare con un approccio semplice, semplice e così mi ritrovo a salire le balze del M.Carso lungo una delle Linee Vertikali di ancor recente memoria. C’è ancora neve che dopo 4 giorni di temperature rigide ha preso la consistenza del ghiaccio. Bisogna fare attenzione a dove mettere i piedi, ora un sasso, ora dei rametti, ora un mucchio di foglie che fermano momentaneamente le Vibram . Non vi so dire che sensazione salire, salire a lume di…città. Arrivo alla cima e appena adesso accendo la frontale per lasciare un segno sul quaderno e rendere omaggio al monte che domina la Valle e che due anni fa ci ha visto numerosi e protagonisti di un anno indimenticabile. Riprendo la corsa per arrivare con numerose derapate fino alla Sella del Monte Carso. Qui volevo scendere direttamente a Bottazzo per il sent.46 ma l’emozione mi nega le indicazioni che ahimè, così al buio, per me non ci sono. Scendo per il 25 e poi decido per il 13, mi dico che porterà fortuna ( dal momento che le 2 precedenti …vie del Carso mi hanno visto costretto a rinunciare ben prima della conclusione ) , almeno questa è la mia speranza. E così mi ritrovo a rendere omaggio a un altro simbolo della Valle, a Emilio Comici, qui ricordato dal Cippo eretto in suo onore. La serata è frizzante e le luci di Bottazzo riempiono già il mio sguardo e il mio cuore, rivolti a un grande abbraccio alla maestosità della Valle. Cotanto richiamo spirituale si fa devozione transitando al 3° simbolo della Valle, la romita chiesetta di S.Maria in Siaris, dove un ringraziamento al Divino per tanta maestosità diventa una prece tanto doverosa quanto infinita. Abbandono il silenzio del bosco per il vociare del torrente, è un invito alla rincorsa per arrivare, magari con un po’ di fiatone, alla prima meta. La luce è accesa sul grande libro nuovo delle firme ma c’è anche una musica che mi infastidisce, lei non c’entra niente con questa storia; cerco di ignorarla, ma spero sia soltanto un caso. Accidenti sono senza occhiali, spero di aver scritto tutto e bene. Entro nell’ancor vuota locanda, soltanto i gestori; il mio arrivo ha posto fine alla ludica sfida e si sono dati premura per prepararmi un tè bollente. Fra poco arriverà il gruppo serale che ufficialmente darà il secondo via alla 100 giorni a Bottazzo. Non è una sfida, è il piacere di…ve lo dirò un po’ alla volta. Mi appresto al rientro che già l’avanguardia del gruppo si sofferma al reciproco saluto. Scendendo mi fermerò spesso per alzare gli occhi alle mille luci in cielo che in un eccezionale brillio accolgono le luci più soffuse che si fanno largo fra le sagome scure del bosco per una discesa che si fa via via più accogliente.

GIOVEDI’ 13 DICEMBRE 2012

Oggi è giovedì e più o meno alla stessa ora ripercorro in salita la discesa di ieri. Eh sì , proprio ieri il sentiero 1 in direzione Gorni Konec o Rifugio Premuda era una lastra di ghiaccio. Sprovveduto me a non averci pensato , fatto sta che sono riuscito a cadere malamente e per fortuna una volta soltanto ma per una botta e un dolore indicibili. Allora stasera sto correndo verso Bottazzo calzando un paio di jazzini sopra le trailshoes , ma durante la giornata la temperatura è salita e gran parte del ghiaccio di ieri si è sciolto, poco male, con i ferri ai piedi mi sento più sicuro. La serata è un piacere per lo spirito, il brusio del torrente mi accompagna fino al suo vociare e all’urlo finale della cascata. Sono soltanto 15’ ma che piacevoli! E intanto che l’acqua per il tè inizia a bollire mi predispongo alla scrittura, stavolta con gli occhiali ma il sudore copioso che inonda la mia felicità me li fa appannare, così anche oggi non sono sicuro di quello che ho scritto. Ma, ha tanta importanza? Ciò che conta è che anche stasera ho incontrato un amico, con lui abbiamo condiviso il momento dell’incontro, del saluto, del tè, delle quattro chiacchiere con il gestore e poi per finire anche la discesa verso l’uscita. Avevo programmato un altro rientro ma avrei dovuto farlo da solo. Ne sarebbe valsa la pena? Penso che in questo frangente abbia avuto senz’altro più valore il simbolico abbraccio di una corsa chiacchierata assieme.


VENERDI’14 DICEMBRE 2012

Oggi parto un po’ più tardi di ieri tanto so che la locanda è chiusa e posso fare le cose con più calma. Dal Rifugio Premuda decido di salire per il sentiero 15 al Prà de Mocò, fino in Ciclabile e poi fino alla terza galleria, prima della quale scenderò per il ripido sentiero 1 a Bottazzo. La serata è buia e particolarmente umida. Le luci sottostanti sgomitano per uscire dalla leggera coltre di caligo che le avvolge. La pila frontale tenuta bassa a causa del fondo accidentato e scivoloso, il 15 è anche ripido. La pila frontale rivolta in alto per cercare i segni bianco/rossi sugli alberi, è un gioco. La pila frontale che coglie il defilarsi di un capriolo, insisto sul suo allontanarsi, non è una fuga, se ne va senza paura dal mio disturbo. Che emozione ma non è una novità da queste parti e nemmeno per me, proprio domenica scorsa durante un’improbabile uscita fra i refoli di bora e i 20 cm di neve fresca dalle parti della mia Muggia, una famigliola aveva salutato il nostro, eravamo in tre, incedere veloce, attraversandoci l’itinerario. La Ciclabile mai così muta e così poco appariscente si trasforma in un enorme tapis roulant che ben presto mi porta, qual muta locomotiva, a transitare dal Casello Modugno. Da ovest entra quella strana luce opalina che accompagna questa serata. La discesa verso Bottazzo mi vede molto accorto a causa del fondo alquanto scivoloso. Ci arrivo sano e salvo e trovo un altro amico per un altro simbolico abbraccio. Mi aiuta con il Librone, ( lo chiamerò così anche in seguito ) ancor più stasera le lenti si offuscano e sto già pensando alla prossima volta di portarmi la lente dei francobolli. Mah! Sono soltanto 5’ di sosta, siamo entrambi sudati e non vogliamo prestarci ai rigori del tardo autunno. Ci scambiamo le nostre sensazioni, lo facciamo fino al ponte e poi scelte diverse ci dividono. Ma sarà soltanto per questa sera.

SABATO 15 DICEMBRE 2012

Ha piovuto tutto il giorno. Sono le 6 di sera e sta piovendo a dirotto. Chiedo a mia moglie se vuol venire con me a Bottazzo. Sì! Splendido! Una volta tanto non si è posta il problema del brutto tempo, sicuramente in questo momento il suo desiderio di camminare e molto più forte e vivo del suo spirito di conservazione. Allora attrezzati da pioggia ci avviamo alla volta del punto di partenza che avevo deciso fosse il Prà de Mocò. Traffico del sabato sera ancora più incasinato a causa di questa pioggia che copiosamente continua a infastidire e impensierire. Incredibilmente è un attimo. Il tempo di spegnere il motore e scendere dall’automobile: non piove più. Vi dico subito che non pioverà più per tutta la serata. Per la prima volta, dopo 4 giorni, penso a qualcosa di magico che insiste intorno a questo luogo per regalarci innumerevoli sensazioni pensando poi da qui alla fine cosa succederà. Sì di acqua ne è venuta giù veramente tanta. Scendendo al Rifugio Premuda per il torrente, pardon! sentiero 15, ne siamo consapevoli. Attraversando il ponticello sul Rosandra tale consapevolezza viene rafforzata dalla visione del suo scorrere e dal rumore, sì questa volta si tratta di vero e proprio rumore, che rilascia la sua impetuosità sì da assordarci. Anche il Ponte degli Alpini trema alla visione di tanta acqua così vicina da sfiorarlo. Il sentiero 1 è talmente zuppo che talvolta dobbiamo spostarci di lato a evitare quei minuscoli laghetti che vi si sono formati ( non sono pozzanghere! il fascino della Valle è inalterato anche col brutto tempo: sono minuscoli laghetti ). Abbiamo con noi, come sempre quando andiamo a camminare, Perla, la nostra fedele compagna di avventure alpine; poverina odia l’acqua ma ama tanto la natura. A Bottazzo interrompiamo la partita a scacchi fra il bianco e il nero del gestore ma, almeno per noi, ne valeva la pena . Il piatto di affettati misti sposato ad una fresca Lasko non poteva essere niente di meglio accetto per dare brio e sostanza a questa serata decisamente diversa. Un qualcosa di …materiale questa sera ha avuto il sopravvento sulla spiritualità del momento, alla faccia di tutta quell’acqua sino a un’ora prima caduta. E poi ci meravigliamo al racconto delle prodezze scacchistiche del gestore e non solo, anche quelle al biliardo gli rendono onore: ci sono vittorie e trofei da ricordare con nostalgia. Complimenti! Optiamo per un rientro morbido o quasi, privo di rivoli più o meno gonfi sotto i piedi, quindi decidiamo di risalire la cementata fino al Casello e di lì per Ciclabile a incontrare il 15 che scende a Moccò. C’è una fine nebbiolina, dobbiamo talvolta puntare i nostri fari per trovare il segno c.a.i. al momento giusto. Rientro morbido …o quasi, l’ultima breve discesa è un percorso di guerra irto di ostacoli: radici e sassi, fogliame scivoloso e acqua che scorre ma l’infantile piacere di fare splish splash non ha paragoni in una serata così familiarmente intima.

DOMENICA 16 DICEMBRE 2012

Oggi è domenica la gita dovrà essere completa, un bel giro ad anello, tante ore, tanto camminare, pranzo dal sacco, finalmente Bottazzo di giorno dopo quattro sere consecutive, niente pioggia, forse sole… forse. Insomma le premesse per una piacevole domenica ci sono tutte. Siamo quelli di ieri sera perché la… signora ci ha preso gusto. Dalla pianura muggesana si capisce subito che lassù a San Servolo la visuale sui Golfi non sarà granché, infatti persiste una bassa nuvolaglia che nega il bel panorama. Nemmeno i coloratissimi parapendio quest’oggi daranno sfoggio dei loro virtuosismi, allora non resta che incamminarci blandamente, all’ora di pranzo perché siamo partiti tardi, verso il Ricovero del M.Carso per un pan e formajo vecchia maniera. Una volta in postazione riscontriamo l’inadeguatezza a fini mangerecci del tavolo e delle panche tutte zuppe d’acqua e così, una volta tanto di comune accordo, decidiamo per un pasto caldo in quel di Bottazzo, l’appetito non ci mancherà di certo. Cerchiamo di accorciare la discesa il più possibile e per far questo una volta arrivati in Sella prendiamo la diretta del sentiero 46, una ripida discesa ma su terreno ancora abbastanza stabile che ci consente un rapido scollinamento con scorci di selvaggia bellezza e un punto di vista piacevolmente diverso della nostra meta intermedia. Gnocchi col gulasch e lasko decisamente un piatto più sostanzioso di quello che avevamo portato appresso. Ma a far da contorno a queste pietanze è stata la presenza di due amici ( che per la privacy non citerò ), retroguardia, a ben capire, di un gruppo più numeroso, colà convenuto per una delle tante feste che seguiranno durante i 100 giorni, gruppo alla spicciolata dispersosi. La tavola era impegnata anche da un personaggio calcistico quindi i discorsi presi al volo dal sottoscritto vertevano più o meno su quel tema. Ma la mia curiosità nello stare inevitabilmente a sentire quei discorsi era data dalla serietà ( o presunta tale ) dei due amici nell’affrontare quei discorsi per niente legati a temi tecnici bensì a temi filosofico-razionali. E qui mi fermo perché mi ci vorrebbero non so quante altre pagine per solo estrapolare l’essenza di quel connubio peraltro fuori luogo visto il motivo per cui una domenica mattina di dicembre sono finito con la mia cagnetta e la mia signora nella locanda sull’Antica Via del Sale. ( E’ proprio vero che c’è sempre qualcosa da imparare dagli…anziani! ). Dovevamo ritornare a Sočerb passando per Beka quindi la risalita più ovvia era quella del percorso Jamarun e allora su in marcia. Transitare per Beka è sempre un piacere, un gradevole ritorno memore delle indimenticabili Linee Verticali. Beka, un paese un po’ scomposto se vogliamo ma la serenità che il luogo sa offrire è sempre piacevole anche nella stagione forse più triste per eccellenza. E poi l’Altopiano di San Servolo ha sempre un fascino particolare con i suoi animali allo stato semi-brado che pascolano tranquilli in contrasto forse con l’asprezza del suolo e la contorta bellezza della vegetazione che lo schiaffo della bora modella a suo piacimento. Il sole non s’è visto ma nemmeno la pioggia anche se il vento di scirocco avrebbe potuto darcene un assaggio. A quest’ora del pomeriggio non c’è nemmeno più la foschia mattutina e adesso sì che possiamo di nuovo godere della bellezza di questo panorama ad angolo giro.



LUNEDI’ 17 DICEMBRE 2012

Oggi sarebbe giorno lavorativo ma gli eventi, ahimè, mi trattengono a casa. Dopo una mattinata interlocutoria e in previsione di un tardo pomeriggio-sera impegnato si anticipa il pranzo casalingo per consentire una sgambata digestiva. Una cosa breve breve, un’andata e ritorno tanto per gradire una Valle autunnale finalmente normale in una giornata normale. Adesso che ripenso a quell’ora e mezza di meditazione attiva posso scrivere di come alle volte non sia soltanto la natura a fare la bellezza di un luogo ma siamo noi stessi a renderla diversamente bella a seconda del nostro stato d’animo e del nostro porci di fronte ad essa. L’attenzione del fotografo, accucciato sul suo cavalletto posto su un masso piatto ma affiorante in mezzo al torrente, che riprende la breve rapida di un’acqua oggi limpida e dall’impeto decisamente smorzato rispetto a ieri e ieri l’altro mi fa pensare alla simbiosi che si crea fra l’artista e il soggetto, in questo caso la natura dell’acqua, c’è tutto l’amore e il rispetto di entrambi, sì l’acqua si cheta dolcemente e si lascia fotografare e in quel click! c’è tutta la delicatezza di un animo sensibile. Sensibili sono pure gli animi di quei due ragazzi appollaiati sullo sperone di roccia che si protende sul Rosandra; fra una pagina e l’altra del loro studiare è inevitabile che l’amorevole gesto di un semplice bacio faccia sì che la Valle diventi in quel momento la loro Valle, il loro Rifugio, il loro fantastico Rifugio per un’occasionale fuga forse scolastica o forse no. E una fuga dal lavoro è quella che si concede il nostro amico, lo fa veramente di corsa per portare anche lui il suo amorevole gesto di quotidiana presenza fin lassù dove a rapire il suo sentimento è il fuggevole bacio fra la Glinščica e la Griža. Un uomo e una donna che scendono a valle coi loro sorrisi che riempiono le loro frasi di circostanza, sono gli sguardi di chi si conosce da poco o appena e che magari vorrebbe si ripetessero. Il loro dialogare troverà la fine a Gorni Konec oppure…le loro mani torneranno a salutare assieme il paesino di Bottazzo? La sofferenza di chi ha faticato per venire fin quassù. Le sue parole intrise di mestizia per un dolore che lo attanaglia da tempo e non gli da tregua. Avrebbe voluto venir su di corsa ma pure il cammino gli è nemico. Un incoraggiamento a non mollare. Arrivederci amico. Adesso è il nostro turno. Tre momenti diversamente consecutivi ma quello che ci accomuna noi tre, Perla compresa, è che ci stiamo muovendo, camminiamo, camminiamo a modo nostro e assieme e se camminiamo vuol dire che viviamo, come l’aria e l’acqua di questa valle che rendono viva la Valle. Adesso scendiamo. E’ repentino il passaggio di una donna, agile e leggera nel suo incedere, probabilmente anche lei sta scappando da qualcosa. Oh immaginazione mia, perché mi porti continuamente a immagini fallaci? Non può il suo essere altro che un banalissimo momento di svago? Un’andata e ritorno tanto per gradire una giornata normale…che bello però esser capaci di renderla ogni volta speciale.


MARTEDI’ 18 DICEMBRE 2012

Sono ancora in automobile, mi fa compagnia la piccola Perla, come sempre ignara di ciò che la aspetta ma lei è sempre stata pronta a seguirmi dappertutto in montagna. Pensavo di partire da San Lorenzo e già facevo mente locale su cosa dovevo mettermi addosso prima d’incamminarmi. Allora, le scarpe da trail…le scarpe…da…trail…Nooooo! Dimenticate le scarpe! A Muggia non si torna, vorrebbe quasi dire rinunciare all’uscita. Non se ne parla nemmeno. Rapida decisione di fermarsi al Prà de Mocò e per questa sera fare una puntatine tranquilla con ai piedi le scarpe che uso ogni giorno per andare al lavoro. Poco male si tratta sempre di un paio di scarpe, anche se più che decennali, pur sempre invernali, robuste, comperate ancora su da Papi. Ehh vaaai! C’è la luna stasera, per la precisione un quarto di luna che ci accompagna. In Ciclabile vorrei quasi spegnere la frontale ma mi serve per non perdere di vista la bestiuza che trotterella alle mie spalle e ogni tanto rallenta per olfattare. All’uscita della seconda galleria due zipke che mi si fanno incontro, una coppia, nel vero senso della parola, lo scoprirò poi dalle firme sul libro. Ormai la decisione di una serata soft è presa quindi una volta al Casello non faccio altro che scendere per la strada. C’è un po’di monotonia in questa corsa/camminata, mi manca il solito entusiasmo, che sia per via delle scarpe? Faccio tutto di fretta giù a Bottazzo, la firma e la fuga, soltanto uno sguardo furtivo oltre il vetro ma senza disturbare la solitaria presenza dei gestori che sono più concentrati sulla briscola che su chi fa delle tenebre occasionale nascondiglio. Mi spiace ma stasera non posso fermarmi nemmeno per un tè e allora giù per il sentiero 1 a testare la resistenza delle ataviche cittadine Columbia Made in Vietnam. Il Ponte degli Alpini per lasciar fuori il transito davanti al Premuda. E siamo già sul 15. Perla abbaia a qualcuno di cui non me ne ero accorto. Ma è sempre la stessa coppia della Ciclabile ripresa nella conclusione dei rispettivi giri. Ma Perla abbaiava per allertarmi o per far festa al reincontro? Mah! Fatto sta che siamo ben presto di ritorno e senza scarpe rotte. Ahh, xe proprio vero che una volta i fazeva tuto più mejo e la roba durava de più!

MERCOLEDI’ 19 DICEMBRE 2012

Ma di giorno è un’altra cosa specialmente se il giorno è soleggiato, l’aria è fine e in lontananza si vedono le montagne innevate. I colori tristi che in questo periodo il Carso regala non mi dicono granché e le sensazioni positive devo andarle a cercare più in là o in me, nell’azzurro del cielo, nel blu del mare, nel bianco della neve, nei raggi del sole, nei miei passi veloci, nel mio ansimare, nel voltarmi a cercare con lo sguardo la fedele compagna che con la lingua di traverso e gli occhi languidi sembra implorare maggior comprensione. Ma andiamo su assieme, un po’ di corsa, un po’ camminando, ci fermiamo ogni tanto per una foto, per un respiro profondo. Il sentiero bianco-azzurro da Jama tira su che è un piacere, è sempre tutto come prima, le solite pietre, i soliti alberi contorti, le solite curve secche, la solita ripidezza: è proprio un bell’ impegno. Ed eccoci al Riparo del M.Carso. Do’ da bere all’assetatissima Perla. E poi metto il sigillo sul libro; è il 3° dall’ inizio dei 100 giorni a Bottazzo. Mi viene l’idea di fare in contemporanea ai giorni per Bottazzo altri sul M.Carso che so, almeno 50 di giorni. Poverino, dopo l’anno a lui dedicato sembra che tutti o quasi se ne siano dimenticati, non si respira nemmeno più l’aria frizzante di quel periodo, anche il Riparo sembra fatiscendere un po’ alla volta. Vedo segnato un misero passaggio ogni tre giorni. Peccato aver portato tutto il nostro entusiasmo da un’altra parte. Pensateci! Di corsa alla Sella e poi avanti per il 46 e adesso a rotta di collo fin sul fondo. Mi fermo talvolta, Perla non ce la fa, mi sento un po’ in colpa e penso che anche lei sta invecchiando, cerco di rincuorarla ma non mi rivolge nemmeno la parola, beh, non mi degna nemmeno di uno sguardo. Oggi c’è tempo per un tè e quattro chiacchiere con la gestora, peccato che entrambi fumino come camini. Uno viene qua anche per respirare l’aria fine della Valle e disintossicarsi magari della polvere urbana, non certo per accatramarsi i polmoni. Uffa! Non date peso alle mie esternazioni, ognuno è libero di star male o bene come gli pare. Nel Librone alla voce “ tempo atmosferico “ ho scritto “ stupendo! “ ed è vero, si sente la pace fra queste case. Rientrare all’automobile giù a Jama è un attimo aiutato anche da lievi intermittenti folate. Ci sono altri che stanno andando sicuramente ad ascriversi, sono di corsa ma non di fretta, il saluto reciproco e complice è d’obbligo. Ciao, a domani.

GIOVEDI’ 20 DICEMBRE 2012

Stando ai Maya questo di oggi è l’ultimo dei 100 giorni a Bottazzo, peccato cominciavo a divertirmi davvero. Comunque sia ho voluto trascorrerlo in famiglia approfittando della bella giornata, non splendida ma dal pomeriggio piacevole e godibile dalla dorsale dello Stena fin dove la nuvolosità in arrivo lo consente. In lungo o in largo ma l’idea è di cambiare ogni giorno sentiero d’approccio, creando itinerari diversi. Concedetemi una divagazione. Stamattina passeggiando fra le bancarelle del giovedì a Muggia, ma già domenica sera anche a Trieste mi sono accorto come non mai, forse per via del periodo, la gente veste triste. I colori dell’abbigliamento vanno dal nero chiaro al nero scuro e il grigio è il colore più vivace. Dove sono finiti i piumini di una volta: rossi, gialli, arancione, azzurri! Adesso sono…marrone, testa di moro, ardesia e che altro cavolo di colore scuro. La gente veste …triste. In Valle ho incontrato dei runners, i più sgargianti indossavano una maglia blu notte. La Valle, la Valle…bruciata dall’estate non ha conosciuto lo sfavillio dell’autunno e adesso il suo vestito ha il colore della gente, la tristezza è la stessa, fate caso uno dei prossimi giorni. Oppure fate come me: oggi mi sono vestito con un completo di pile color fucsia, sì perché ho deciso di ridare un po’ di colore alla Valle con la mia vivacissima presenza. Fatelo anche voi! Indossate almeno un capo coloratissimo, vedrete che anche la Valle vi saluterà in maniera diversa. E’ piacevole camminare piano, chiacchierare, fermarsi per una, due foto, accarezzare Perla e incoraggiarla a seguirti. “ Carso pulito “ c’è scritto su un sasso, forse qualcuno si è accorto che proprio pulito non è e …sporcandolo ulteriormente con quel monito di vernice pensava di fare cosa giusta? Non era sufficiente prendere coscienza del fatto che la gente incivile ormai e purtroppo si trova dappertutto e che a volerla tacciare era sufficiente un gesto ben diverso da una scritta, peraltro bilingue, sul candore del calcare? Avevo già notato, salendo direttamente da Gorni Konec, che ai lati del sentiero 1 fanno brutta mostra di sé fra le più comuni immondizie da turista irrispettoso, che anche qui, ahimè, sembra non esser certo razza rara. A Bottazzo non indugiamo e ritorniamo sui nostri passi per la via più agevole, la strada, che seppur ripida ci porta in breve tempo sulla Ciclabile. Prima del Casello, orrore, un’automobile che scende, ci mettiamo da parte, spero che gli occupanti non vadano proprio a scrivere qualcosa sul libro. Ma anche dalla strada , prima di Hervati, prima del bivio per San Lorenzo, lo spettacolo è mozzafiato, peccato che il tramonto non sia di quelli ineffabilmente romantici, sarà per un’altra volta.

VENERDI’ 21 DICEMBRE 2012

Scrivo questo alle 17.15. C’è tempo fino a mezzanotte per la…fine del mondo? Non volevo perdermi il 10° appuntamento allora ho pensato di andar a Bottazzo tranquillo e anche speditamente per essere presto di ritorno e scrivere queste 4 righe. Avete fatto caso che oggi è anche il primo giorno d’inverno? Ma di questa stagione, al momento c’è soltanto la data, 21 dicembre. Stamattina ho trovato tutto bagnato, che abbia piovuto durante la notte? La giornata è piuttosto autunnale che invernale allora si sta abbastanza piacevolmente all’aria aperta. Adesso che ho un po’ lanciato lo spot sulla Giornata della Pulizia sono, anzi siamo, anche oggi mi accompagna la signora, ancor più attenti alle piccole immondizie che ogni tanto feriscono la nostra anima ecologista. Lei è riuscita a intravedere l’involucro dorato di un soldo di cioccolato che il solito genitore maleducato non ha fatto raccogliere al figliolo goloso e probabilmente annoiato. E’ così vero? A proposito di piccole immondizie una curiosità : c’erano, sparsi in vari punti del sentiero, dei foglietti gialli ( ne abbiamo visti 4 ) con su scritto GRAZIE e disegnato un cuoricino. Probabilmente un messaggio d’amore o comunque un ringraziamento, invero poco ecologico, per l’amore ricevuto. Invece, a proposito del…Colora la Valle, oggi c’è stato un miglioramento, tutte le persone incontrate indossavano qualcosa di vistoso, addirittura 2 col piumino di un bel rosso vivo, un altro col berretto rosso, una con i pantaloni viola, beh, non male per la prima giornata dopo lo spot sulla Valle triste. Probabilmente è stato un caso, ma se così non fosse? Credo ancora nella sensibilità della gente. Tralascio il rito della firma apposta ai 5° C delle 13.45, per dirvi piuttosto dell’incontro, secondo me speciale anche se casuale, avuto a breve distanza con un airone cenerino. Ci stavamo approssimando alle prime case e dall’altra parte del torrente, immobile, ritto sulle sue lunghe zampe a mimetizzarsi con cespugli e alberi, se ne stava proprio un giovane esemplare maschio. Ahimè, l’attrezzatura fotografica che avevo oggi con me non mi ha consentito di fargli delle foto granché belle, anzi tutt’altro direi nonostante l’abbia seguito per una decina di minuti. Sembrava non avesse voglia o addirittura non ce la facesse ad alzarsi. Al fine, troppo disturbato o meglio infastidito dall’impacciato fotografo rompiballe quale mi ero dimostrato, ha deciso di volarsene via risalendo la valle della Griža. Sarò banale ma anche quell’essere animale così solitamente maestoso si portava appresso una certa mestizia, già la sua livrea non è delle più fantasmagoriche, la giornata, l’ambiente, poverino faceva davvero pena. Forse anche lui stava aspettando il fatidico…21 dicembre 2012.

SABATO 22 DICEMBRE 2012

Beh che dire di questo sabato davvero particolare ? La fine del mondo non c’è stata e oggi la giornata è davvero splendida, con un sole luminoso e il cielo terso, la temperatura gradevole, lo spettacolo dei monti bianchi dietro il mare azzurro, la città in fermento per l’ormai prossimo Natale, vedo tutto questo non dalla Val Rosandra ma dalla cima del Taiano. Oibò ! Che ci faccio quassù? Come da tradizione, il sabato prima di Natale i bikers triestini si danno appuntamento in cima o meglio in Rifugio per scambiarsi gli auguri brindando a lasko e gnocchi con la selvaggina. Quest’anno ho voluto dare il mio contributo arrivando in cima, assieme o meglio grazie a mio fratello, a bordo di un …TANDEM! Ebbene sì proprio un tandem noleggiato a Sešana e portato fin quassù con notevole impegno nonostante lo scarso allenamento ciclistico e ancor più quello con il tandem ma anche per la comunque impegnativa ascesa finale di 11 km su un fondo al limite della pedalabilità, vuoi per le cunette, vuoi per i sassi e per i solchi creati da qualche fuoristrada sulla neve gelata che in certi punti non si è sciolta. Io vi parlo di questo ma in realtà lo sto ripensando mentre mi accingo a raggiungere Bottazzo intorno alle 23.30 a conclusione di questa magnifica giornata. Era questo l’unico orario percorribile visti gli impegni familiari e istituzionali ( al C.A.I. di Muggia si sta facendo festa, c’è il solito mega rinfresco di Natale ). Ho lasciato momentaneamente la compagnia per risalire la Valle. Ci sono ancora luci accese nelle case abitate e anche in Locanda. Ma faccio tutto in punta di piedi, non voglio disturbare a quest’ora. Il termometro segna soltanto 1° ma chi mi ha preceduto, 3 ore prima, scrive 0°, ma non si sente il freddo oppure sono io talmente caldo da sentirmi bene nonostante la fatica precedente. Cosa faccio adesso? Fra mezz’ora sarà …mezzanotte, quindi? Quindi …sarà già domenica! E allora? Non meniamola per le lunghe, sarà il 23 dicembre, cioè il giorno dopo. Capito adesso? Ma non mi fermo ad aspettarlo e vado a godermi il panorama dalla ciclabile. Risalgo il sentiero 1 e arrivo sudatissimo in ciclabile direzione Casello Modugno. La luna quasi piena si è già spostata, ogni tanto qualche nuvola le nega l’occhiolino che sta facendo al Monte Carso. In fondo, le luci e i riflessi sul mare tranquillo, sono quelle di Muggia e Capodistria, più vicino quelle di Bagnoli, la città da questa posizione si defila, sotto di me soltanto una è rimasta accesa, 2 se ne stanno andando. Eh sì, è proprio un’automobile che ha concluso la sua visita parenti. Ed eccomi al Casello, adesso si scende.

DOMENICA 23 DICEMBRE 2012

E’ da poco passata mezzanotte e sono quasi in vista di qualcosa, per il momento soltanto il rumore del torrente e quello regolare dei miei passi sul cemento mi fanno compagnia. Ogni tanto qualche lieve folata tiene desto il mio pensare ( lo scriverò poi sul quaderno dei pensieri ). Adesso le uniche luci sono quelle intermittenti di colore rosso su un albero della prima casa e quelle colorate che contornano una finestra della seconda casa. E poi il solito fanale all’angolo della casa in vendita che illumina anche il ponticello per Beka e le luci , accipicchia, della locanda. A mezzanotte e dieci minuti sono di nuovo chino sul libro. Nel frattempo il fascio di luce ha questa volta distolto il gestore dalla sua ennesima partita a scacchi ( a quell’ora ? ) e a tutti i costi vuole prepararmi un tè. Non serve insistere sul non voler disturbare, sarà graditissimo quel tè ai frutti di bosco come pure i 20’ di chiacchierata fra ricordi e problemi contingenti. Ma poi bisogna rientrare, la festa al C.A.I. di Muggia non è ancora finita e stanno aspettando… quel mato de Ciano che xe ‘ndà a Botazo a sta ora. Un sentito ringraziamento e un arrivederci alla vigilia di Natale è poi giù, ma non di corsa, i postumi della pedalata di …ieri si sentono tutti.
Il pensiero scritto dopo mezzanotte sul quaderno dei pensieri:

“ SOLTANTO UN PO’ PIU’ IN ALTO
LIEVI FOLATE DA NORD EST
TENGONO DESTO IL MIO PENSARE.
QUI A BOTTAZZO
MI SOFFERMO AD ASCOLTARE
I DUE SOLI RUMORI DI QUESTA NOTTE:
UNO MILLENARIO,
COME LO SCORRERE DELL’ACQUA;
L’ALTRO EFFIMERO,
COME IL TICCHETTIO DEI MIEI PASSI.
IL BATTITO DEL MIO CUORE
TIENE COMPAGNIA ALLA MIA EMOZIONE. “


LUNEDI’ 24 DICEMBRE 2012

Domani sarà Natale, di nuovo un altro Natale; ma perché da qualche anno a questa parte arrivano così presto? Che sia colpa del tempo che passa talmente veloce che nemmeno ce ne accorgiamo? Per il momento è vigilia, niente di speciale, a casa non si festeggia più da tempo, si fa il pranzo di Natale appunto, con parenti tutti a casa nostra, ma domani invece….Pioviggina stasera, una cosa fina fina che inumidisce e quasi non bagna. Perla è con me, non vedeva l’ora di uscire di casa per sgranchirsi un po’ le zampe. E con noi c’è anche Ilaria, figlia studentessa in quel di Bologna a casa per le feste. Odia camminare, a meno che non si tratti di strade cittadine, ma in Valle è tutta un’altra cosa e poi l’impegno che le propongo è cosa da poco, peccato per il tempo. Ma anche se il caligo cela tutto compresi i contorni della bellezza della Valle la suggestione fatta di sagome scure e chiarori ovattati è davvero particolare e camminare tranquillamente lungo la ciclabile diventa un vero e proprio piacere anche per chi come me è abituato a soffrire in maniera diversa. La discesa a Bottazzo è pura formalità. Il libro è già aperto, un altro viandante ci ha preceduti e poi se ne va accennando un passo di corsa. Ilaria segna la sua 1^ venuta e sicuramente da qui a marzo rimarrà l’unica. Adesso scenderemo verso Gorni Konec per poi risalire al Prà de Mocò dove abbiamo lasciato l’automobile. La cappa non è di quelle impossibili, so che dietro di essa c’è già la luna, forse per questo il chiarore diffuso ci permette di tenere spente le lampade e godere del piacere di trotterellare nella semioscurità andando a cogliere gli spigoli del terreno con la sensibilità di un camminare dolce. Lo sguardo in alto dove le solitamente note pareti adesso senza faccia sembrano neri profili di alte e sconosciute montagne; scherzi di nebbia che le luci di Ervati in mezzo e San Lorenzo più sopra rendono meno opprimente. E’ vero che la nebbia appiattisce qualsiasi paesaggio ma qui è tutto così familiare, a cominciare dallo sciabordio del Rosandra, che siamo noi col nostro passaggio a creare onde, forme, curve, immagini inconsuete e così il paesaggio si ammorbidisce. Adesso si va a casa per una vigilia di Natale forse ormai troppo consueta, ma i tempi cambiati sono questi e la serenità della famiglia val bene una cena, sotto l’albero sì ma una cena uguale a tutte le altre.


MARTEDI’ 25 DICEMBRE 2012

BUON NATALE! TANTI AUGURI! Per gli auguri vada, sono sempre ben accetti, per il Buon Natale, meglio lasciar perdere perché quest’anno ci sono stati diversi motivi che non ci hanno permesso di festeggiare. All’ultimo momento è saltato anche il tradizionale pranzo. Quello che non salta è la passeggiata a Bottazzo. In una giornata contraddistinta dall’uggia scegliamo la metà pomeriggio per scendere all’appuntamento con gli ospiti occasionali e non della Valle. Quando ieri ho detto che per Ilaria, mia figlia, sarebbe stata la sua unica firma non sapevo che ci avrebbe preso gusto ed eccola anche oggi assieme al suo papà e all’immancabile Perla. Si parte da San Lorenzo alle 15.00 quando il piazzale retrostante la Trattoria al Pozzo è ancora pieno di automobili. Quasi subito un doppio incontro per un doppio scambio di amichevoli auguri, per il resto saranno soltanto dei semplici incontri per dei saluti biascicati. La nebbia c’è ma non cela del tutto il panorama, qualche scorcio sui primi giorni d’inverno per delle improbabili foto . Una sorpresa, almeno per me , ci aspetta sul torrente prima di Bottazzo. Nello stesso punto della volta scorsa, sicuramente lo stesso airone cenerino se ne sta impalato sulla riva sinistra in attesa di non si sa che. Allora mi viene da pensare che la volta scorsa, l’incontro non sia stato casuale, l’airone deve aver nidificato da queste parti e Bottazzo è la sua casa. Vedremo di verificare nei giorni scorsi assumendo informazioni da parte di esperti. La signora è lì, fuori dalla porta con l’immancabile sigaretta in mano: BUON NATALE! Il pranzo della sua famiglia all’interno del locale è terminato e allora due tè per togliere la sete, non certo per riscaldarci. Non fa freddo il termometro segna 7° e ci meravigliamo che chi ci ha preceduto di 20 minuti abbia segnato 10° sul libro. Sudando e sudando risaliamo per l’1 sul costone del Monte Stena, torneremo da qui a San Lorenzo. Le luci in lontananza sono molto sfuocate e comincia pure a piovigginare, anzi sembrerebbe che piova ma poi l’intensità non sarà tale. Aspettiamo fino all’ultimo prima di trarre dallo zaino le lampade, ho scoperto quanto sia piacevole il procedere “ a fari spenti nella notte “ , le ombre assumono aspetti del tutto inimmaginabili, la nebbia rende il tutto ancora più magico. La nebbia in certi momenti sembra un enorme velo d’argento che ci separa dalla realtà travisandola o addirittura un’enorme tela di ragno stesa apposta per ghermirci da un momento all’altro. Accendiamo le lampade ma nonostante questo dispositivo i fasci luminescenti si perdono inghiottiti dalle spire e abbiamo il nostro bel daffare per accertarci della corretta direzione. Le luci di San Lorenzo di fronte a noi non sono per niente ingannevoli ma è il terreno infido che dobbiamo tener d’occhio, mai come sullo Stena i sassi affioranti sono così numerosi e insidiosi. Ma il piacere di essere così vicini in questo momento di appassionato coinvolgimento va oltre a ogni seppur minimo accenno di difficoltà. Ma tornerà il sole prima o poi?





MERCOLEDI’ 26 DICEMBRE 2012

Perché alle ore 15.00, mentre a Muggia sta diluviando, una persona normale e/o qualsiasi dovrebbe decidere di prendere l’automobile, andare fino a Beka e da lì scendere a Bottazzo di corsa da una parte e poi ritornare a Beka dall’altra un po’ correndo e un po’ camminando? Semplicemente perché quella persona non si sente normale e non si sente una qualsiasi. Fatto sta che decido di partire ma non mi porto appresso nessun tipo di ombrello perché la pioggia voglio prendermela tutta. A Sočerb c’è nebbia, visibilità 50 m, per questo motivo sbaglio strada e arrivo a Očisla. Qui sbaglio strada e sto per entrare in un cortile, faccio retromarcia prendo a sinistra e arrivo nei pressi della chiesetta isolata di Sveta Magdalena. Ritorno indietro e attraverso tutto il paese fino all’incrocio, finalmente, per Beka. Per fortuna come si scende la nebbia si alza. Se queste sono le premesse dovrò fare attenzione a piedi ma il percorso lo conosco bene, non me ne do peso. Non so se Perla, mia fedelissima compagna di avventure, si è resa conto di cosa sarà costretta a fare oggi, sgambettare a me appresso per tutto il tempo della discesa e quello della salita. Devo essere di ritorno presto, già ho perso tempo per l’essermi …perso sull’Altopiano di San Servolo, vado di fretta. La discesa piene di insidie, per l’acqua che corre lungo il sentiero, il terreno viscido, foglie, radici, scarsa visibilità, una vera corsa ad handicap, ma il tutto si trasforma in una corsa oltremodo divertente. Questo è il punto: mi sto divertendo! A fare splish splash, a fare plich ploch, a fare swischhhh….speriamo di non cadere anche se il rischio c’è e pure costante. La pioggia non da’ tregua, viene giù che Dio la manda. Talvolta grido per l’ entusiasmo, tanto chi mi sente qui? Anche gli animali del bosco sono al riparo dalla pioggia e non sono certo allo scoperto a guardar passare di corsa questi due strani esseri che somigliano tanto a un uomo e a un cane. Fatto sta che in 20’ esatti sono a Bottazzo, fisso la mia presenza e ripartiamo, Perla suo malgrado, di slancio per ritornare a Beka per la salita dello Jamarun. Un saluto talmente veloce da sembrare quasi maleducato a delle persona appena uscite dalla locanda ( una sicuramente la conosco ), attraversiamo il ponte e su con rinnovata lena. Decisamente in salita non corro i rischi dell’andata ma la sensazione di vera libertà è la stessa; passo sulle pozzanghere come se ci fossero sempre state e io le avessi sempre centrate, un vero spasso. Ho già fatto questa salita nei giorni scorsi ma con altro spirito e soprattutto altra compagnia. Adesso voliamo! E’ bello attraversare posti nuovi ma anche ripassare su quelli noti alle volte ti è d’aiuto, hai dei punti di riferimento che riconosci o che sai raggiungerai dopo 100,300,500 metri, l’albero storto o quello caduto, la cascatella, il guado, la fila di sassi, la tabella del Sentiero dell’Amicizia e così via. E intanto la pioggia continua incessante, ma incessante è anche il nostro passo. Incoraggio Perla, la incito a non mollare, le dico che siamo quasi arrivati, che manca poco all’automobile. Ma non è che lo sto dicendo per me? E’ incredibile ma sono convinto di aver impiegato meno tempo oggi a percorrere il tratto Bottazzo-Beka, che nello Jamarun edizione 2011. Apro la portiera dell’auto e per prima cosa faccio salire la bestiola che cerco di asciugare con il mio asciugamano, il pelo le si arruffa tutto, è un amore e poi lei continua a modo suo sulla tappezzeria del sedile. Poi è il mio turno, ma sono così di fretta che dalla cintola in giù non ho tempo per il ricambio, via di corsa verso casa. Per il rientro opto per la strada più lunga ma sicuramente più veloce. E piove sempre, sicuramente da quasi 2 ore, da quando sono andato via da casa sino a questo ritorno nella nebbia, ma è un affare che riguarda le zone alte perché per fortuna vicino al mare la visibilità è buona, soltanto l’umidità è uguale. Che Santo Stefano ragazzi!


GIOVEDI’ 27 DICEMBRE 2012

Questa sera sarò breve perché breve è stata la visita a Bottazzo come pure l’andata e ritorno ma…? Stranamente alla partenza dal Rifugio Premuda pioviggina, niente a che vedere con il diluvio di ieri e niente a che vedere con la scorribanda di ieri; serata tranquilla di tutto riposo ma…? Ci sono un paio di ma… perché se le emozioni non ti trovano devi andartele a cercare per poterle vivere. Al disopra delle lacrime di pioggia e della nuvolaglia c’è la luna ormai piena che vorrebbe farsi vedere, lo so, ma per il momento posso soltanto immaginarla lassù verso est. Eh sì, diventa un’emozione salire a Bottazzo con la pila nello zaino, cercare nell’oscurità il bianco zampettante della mia compagna Perla e sentire più forte del solito il rumoreggiare del torrente e mano a mano che ci si avvicina quello della cascata, la pioggia di ieri li ha ben che ingrossati entrambi. Vorrei tanto farmi sentire da quelle 4 o 5 luci che dalla parte opposta stanno risalendo la strada, i miei predecessori sul libro, ma il Saggio della Montagna diceva sempre di non gridare mai fra i monti, nemmeno per richiamo, ci sono altri modi per farsi sentire. La pila mi serve soltanto per leggere il termometro, poi la ripongo in fondo allo zaino. La piccola pioggia è stata questione di minuti, era soltanto umidità condensatasi. Andiamo di fretta e ridiscendiamo al Premuda per il medesimo itinerario, ascoltando i medesimi rumori e utilizzando il medesimo chiarore dell’andata, quello di una serena serata. Che succede? Davanti a me vengo preceduto dalla mia ombra, mi volto e…sììì, la luna è finalmente uscita dal forzato nascondiglio. Il tempo di lasciarmi andare a un grido di gioia ed è tutto come prima, nuvoloso piatto. E così rimarrà fino in fondo come in fondo …allo zaino è rimasta la pila e in fondo …al mio cuore un’altra emozione.


VENERDI’ 28 DICEMBRE 2012

Tutto il giorno a fare il boscaiolo in Slovenia, a tirare giù e sramare querce. E da mezzodì in poi sotto un sole da favola. Rientri a Muggia e già a Koper sei avvolto dalla nebbia più cupa, che tristezza! Tant’è che ormai rassegnato all’ennesima serata piovigginosa mi accingo all’appuntamento quotidiano con deposito auto sotto la quercia ( come se non bastasse ) del Prà de Mocò, mentre per le strade salate sembra prepararsi una notte di gelo. Esco dall’ auto e un refolino sulla nuca mi fa voltare e …udite udite sopra il Monte Stena fa bella mostra di sé il luminescente tondo lunare. Uno spettacolo! Dico alla mia cagnetta: “ Perla, se ce l’abbiamo fatta ieri sera al buio, tanto meglio adesso con quel po’ po’ di luna, che ne dici? “ Ovviamente non mi ha risposto ma per tutto il tempo, 1 ora più o meno, che siamo andati e tornati era sicuramente più pimpante di ieri. La ciclabile è al buio, noi siamo al buio ma il Monte Carso dall’altra parte, illuminato dalla luna sopra lo Stena è uno spettacolo. In fondo verso il mare e le sue luci, reticenti spire di nebbia indugiano sul da farsi ormai sospinte, anche se ancora a piccoli colpetti, dal vento di nord-est. Scendendo per la strada, fra gli alberi, la sensazione di chiaro scuro è ancora più forte; le sagome nere si stagliano contro il chiarore che illumina le bianche pareti del M. Carso, unica ferita nera, l’ombra del Crinale che attanaglia la salita alla Bukovec. In questo gioco di B/N manca a Bottazzo la luce della locanda, questo è il primo giorno che la trovo …spenta. Scendiamo verso il Premuda con la luna alle spalle e la nostra ombra a precederci. Nel mentre, la luna si è spostata e adesso anche le pareti sotto lo Stena sono illuminate ma la cosa più bella da vedere è il torrente che illuminato sembra un nastro d’argento disteso sul fondo Valle. Il fragore di questa sera non è quello del dopo piogge ovvero non è per niente un fragore ma il suono di un’acqua vanitosa vestita con l’abito della festa, un abito color argento appunto. Non c’è anima viva stasera, non abbiamo incontrato alcuno, Bottazzo col coprifuoco, Gorni Konec già dormiente, dall’alto il Rifugio Premuda sembra spegnersi in una serata annoiata. Mentre si risale verso Moccò un cicaleccio infantile fa digrignare Perla, ma lo fa bonariamente con tutti, non mi preoccupo di certo. Ecco alcune anime più vive che mai, dal numero dei saluti e di altrettante pile frontali direi due famiglie piene, due belle famigliole con lo spirito giusto in una serata giusta. “ Perla vieni qua! Vieni qua ho detto! Perla! Perla! “ Un razzo nero a quattro zampe ha attraversato il prato, il bosco, la pietraia e la mia cagnetta era già al suo inseguimento se non fosse stato per i miei richiami. Nonostante il chiarore della luna non so dire assolutamente di che animale si trattasse, correva, anzi scappava e di gran carriera. Ancora un attimo per esprimere ad alta voce il mio entusiasmo per la bella serata, fare i complimenti a Perla, “ Dammi 5! “ , lo fa eh, veramente, e siamo di nuovo verso casa. Bello bello, proprio bello.


SABATO 29 DICEMBRE 2012

Che giornatona oggi, ma solo a metà pomeriggio possiamo effettuare la visita consueta al romito Bottazzo. Oltre a Perla viene anche Ilaria per la sua 3 firma, tanto domani si avvicina alla sua nuova provvisoria casa emiliana. Partiamo da Jama perché vogliamo goderci appieno il sole pomeridiano che inonda le pendici del M.Carso su questo versante. Nemmeno partiti e la prima sorpresa si alza in volo da sotto il ponte per fermarsi, prima di essere disturbato e andarsene definitivamente seguendo il corso del Rosandra, all’ingresso dell’antro, si tratta sicuramente dell’ airone nostro amico che probabilmente si sarà stufato di aspettarci a Bottazzo ed è venuto a salutarci qui a Jama. Questo percorso segue l’idea della 1^ Linea Verticale sul M.Carso di 3 o 4 anni fa forse 5 ormai e comunque il rush finale dello Jamarun, soltanto che adesso è diventato un guardaroba a cielo aperto, un vero schifo! E’ costellato di scarpe, zaini e indumenti vari abbandonati, ahimè, dai sempre presenti clandestini. Chi mai avrà voglia di raccogliere quella porcheria? Ma torniamo alle cose positive anche se oggi non avremo tante emozioni da spartire perché la luminosità pre-crepuscolare mi induce a numerosi scatti fotografici specialmente in direzione Canin o Krn ma anche Trieste sottostante che si specchia nel suo mare ha una luce diversa, addirittura contemplativa. Emozioni, emozioni, probabilmente di emozioni ne avrà provate di più la nostra Perla, alla fine conterà ben 7 incontri canini, un record per la bestiola anche se lei, piuttosto sofistica, non si dimostra sempre disponibile al dialogo. Per il resto è sempre un piacere ripassare per il Riparo, su sul Monte Carso; a proposito sto mettendo i numeretti vicino al mio nome, chissà quanti ne avrò messi alla data del 21 marzo 2013 ? E poi la discesa per il sentiero 46, oltre a essere diretta la trovo entusiasmante per la sua ripidezza e il suo essere cosi articolata, sà molto di montagna, presto la farò in salita ne sono certo. Al suo finire c’è ancora la solitaria allegria dell’albero addobbato per Natale, probabilmente ancora qualche giorno e dopo ritornerà ad essere uno dei tanti, probabilmente non lo riconoscerò nemmeno più. Questa volta la sete ha il sopravvento sulla fretta del rientro e allora la Locanda insolitamente accogliente mi concede una rinfrescante radler, altro che tè fumante. E poi via in tutta scioltezza per un rincasare da ospiti per cena.


DOMENICA 30 DICEMBRE 2012

L’ultima domenica del 2012 lasciata sfilare tra faccende domestiche più o meno solite per prepararsi a questa gelida uscita notturna. A Jama, sceso dall’automobile con Perla in versione notturna, c’è soltanto 1° C ma la bellezza di questo appuntamento è la luna piena sopra il M.Carso. Attraversando le luci e il silenzio della piazzetta di Bagnoli soltanto un furgoncino hippy disturba le mie riflessioni e non certo il sonno, per quelli che già dormono, dei paesani. Adesso la luna ce l’abbiamo davanti , proprio in fondo alla Valle, sopra la nostra meta; oggi sarà la mia pila frontale, il Sentiero 1 non mi è mai stato così illuminato, le nostre ombre ci seguono veloci e noi altrettanto veloci raggiungiamo la brina di Bottazzo. Le automobili colà parcheggiate luccicano alla luna, la temperatura è di -1° C. Manca poco alla mezzanotte ce ne andiamo senza indugiare per una velocissima risalita fin sulla Ciclabile e al Casello.




LUNEDI’ 31 DICEMBRE 2012

Mezzanotte da poco passata siamo sulla striscia bianca della Ciclabile che ci porta alla sagoma scura del Casello Modugno, in fondo, circoscritte, le luci della città in attesa dell’ultimo giorno dell’anno. Qualcuno continua il suo lavoro qualcuno si sveglierà fra poche ore, qualcun altro andrà a dormire di lì a poco. Ma Perla e io scendiamo a Bottazzo per salutare il silenzio invernale di questo ultimo giorno del 2012. Le stelle in un cielo semplicemente pulito si potrebbero contare una ad una, la luna illumina anche la mia anima e riempie il mio cuore di sensazioni positive. Raggiungo la postazione in punta di piedi, ho sempre paura di disturbare se non addirittura spaventare qualcuno. Incredibilmente la temperatura è salita di 2°, adesso il termometro della Locanda segna 1° C, ma sinceramente questo freddo e ancor più quello di prima non lo sento per niente tanto è il fervore che mi prende e mi accalora. Sono 30’ dopo mezzanotte e dopo aver lasciato un augurio a tutti i “ centogiornisti “ sul Libro dei Pensieri ci avviamo per il ritorno. Come sempre il suono del torrente è l’unico segno di vita che ci accompagna, l’acqua che scorre, il salto della cascata, è come aver qualcuno a fianco che dialoga con il tuo mutismo esteriore ma si fa partecipe del tuo dialogo interiore. Che bello fantasticare, ti da la sensazione che il mondo viva felice la sua storia…almeno per un attimo. Gorni Konec prima e Bagnoli dopo si sono ormai chiuse nella loro nottata e soltanto le stelle e gli angeli gaudenti che illuminano la piazzetta seguono i nostri felpati passi; che sensazione strana il silenzio in paese, mi sento quasi un ladro nell’attraversare le mute case, un ladro di intimità. Ma tant’è che siamo arrivati e il campanile mi segnala con un botto che è già l’una, penso che fra 24 ore avremo già vissuto 1 ora del 2013. Auguri a tutti!


MARTEDI’ 01 GENNAIO 2013

BUON ANNO a tutti! Passato bene l’ultimo dell’anno? Vi siete divertiti? Beh io sì. Anche quest’anno abbiamo festeggiato al cospetto del Re delle Giulie, sua maestà il Montasio. Eravamo al Rifugio Grego proprio in faccia alla sua parete nord, una goduria per gli amanti della montagna. Ebbene si ricomincia, tutto come prima almeno per il momento ma la speranza è che tutto migliori o quanto meno non peggiori, a cominciare dalla salute, poi dal lavoro e via via a risolvere i problemi grandi e piccoli che ci affliggono. Ogni anno che passa e ci vede invecchiare il pensiero e la speranza sono gli stessi. Già stamattina mentre mi avviavo ad accompagnare 2 famigliole verso il laghetto di Sompdogna e poi all’omonima Sella e alle omonime Malghe pensavo alla sera, quando sarei rientrato a Trieste, quale percorso avrei intrapreso per raggiungere Bottazzo. Poi un consiglio buttato lì per caso mi ha visto svoltare l’automobile in direzione Draga. Bene, da lì, sotto un cielo ancora stellato, ben presto giù in Valle a spegnere gli ultimi botti e un’improbabile sirena barcaiola. Cosa centrava tutto questo con il Parco della Valrosandra non l’ho capito, ma l’uomo a volte diventa un essere davvero incomprensibile, altro che silenzi, altro che dialogare con il torrente, altro che ombre animali appostate sul mio attento incedere. Non oso pensare cosa c’è stato a mezzanotte il 31 dicembre, praticamente poche ore prima. E’ una toccata e fuga la nostra ma siamo lì presenti, con me ci sono l’immancabile Perla e la mia donna, ad onorare l’inizio del 2013. E poi a casa, ci sono ore e ore di sonno da recuperare ma domani sarà già un altro giorno.

MERCOLEDI’ 02 GENNAIO 2013

Oggi è proprio un altro giorno e come promessoci…piove. Peccato perché si poteva approfittare del fatto di essere a casa per fare una gita un po’ più lunga. Ma non ci scoraggiamo per così poco perché altre cose ci impegnano la mattinata e subito dopo pranzato eccoci al Rifugio Premuda e poi a risalire semplicemente la Valle. Sopra la cascata già da lontano due persone spiccano nel piovoso grigiore, in rosso il padre e in giallo il figlio, lo so con certezza perché li conosco e sono lì non solo per la presenza ma anche perché l’adulto insegna al giovane l’amore per la Natura e le sue cose, il piacere della Valle e le sue cose. E poi a Bottazzo nuovi auguri ad altri amici, quattro chiacchiere veloci e il rientro verso la ciclabile. Probabilmente le mie reminiscenze giovanili non sono tali da ricordare certi itinerari più o meno nascosti fatto sta che grazie alle nostre conoscenze saliamo verso destra a raggiungere il ruderi del Castello di Fünfenberg, in alto su una Valle poco nota al turista veloce e disattento. Per un attimo affacciati sul sotto stante torrente proprio di fronte al Sentiero dell’Amicizia che sale a Beka sul versante opposto e per un attimo sotto di noi un defilarsi animale inusitato ma inequivocabile, si tratta di una volpe, il suo pelo è rossiccio e l’apice della sua coda è bianco, si cela per un attimo e nel rivederla, l’attimo successivo è un quieto allontanarsi dalla nostra vista sorpresa. Questi incontri inaspettati e repentini sono sempre delle emozioni da gustare appieno. Immagino per un attimo quelle del nostro giovane escursionista che , grazie a suo padre, sa già dove collocarle per un piacevole ricordo: di certo in un angolo del suo giovane cuore. Poi in maniera tranquilla, chiacchierando di tante cose soprattutto delle prospettive future sulle quali riporre la propria fiducia nel 2013, si percorre la Ciclabile fino al sentiero 15 che scende a Moccò e al Premuda. La pioggia è scesa tutto il pomeriggio ma sempre in maniera dolce, nemmeno fastidiosa ma come fosse un segno per una pulizia di cose brutte, da lavare via, da togliere dalla mestizia che ci prende forse troppo spesso ormai. Il sole di Capodanno è stato un segno di speranza, oggi…Ma a me piace fantasticare. Chissa…?


GIOVEDI’ 03 GENNAIO 2013

E’ ritornato il sole e anche il caldo, strano inverno questo ma siamo soltanto agli inizi. Ne approfittiamo per passare un paio d’ore pomeridiane fra le bellezze di una Valle che a poco a poco comincia a cambiare, sembra tornare pian pianino luminosa, sarà anche per il fatto che seppur impercettibilmente le giornate si stanno allungando. Basta che ci sia il sole e i colori addormentati si risvegliano e ti regalano, finalmente, immagini e scorci significativi anche fotograficamente, il che non è poco. Ce ne andiamo da Beka per scendere a Bottazzo lungo la valle della Griža, un percorso forse monotono ma reso interessante se ti metti ad osservare la caducità degli alberi, il loro trasformarsi al tempo e alle intemperie, le forme a volte bizzarre vuoi per allegria a volte terrifiche vuoi per mestizia: anche gli alberi hanno un’anima. La nostra anima invece ci dice di soffermarci ogni tanto ad immaginare la loro secolarità che trasuda una, cento, mille storie. Dalla parte opposta cavalli al pascolo, sono in controluce, sono sagome nere di un’altra realtà, una realtà che piace alla mia anima. Giù in paese c’è movimento, bambini che vanno, gente che viene, un pasto consumato, una bibita gustata, ancora auguri per il nuovo anno, ancora chiacchiere prima di risalire il salto sulla cui sommità dominano i ruderi del 2° ipotetico Castello dei Fünfenberg che guardava in fondovalle a uno spicchio di mare ora disturbato da moderne costruzioni. Il risalire è lento come il nostro silenzio, non manca il fiato ma è il piacere di ascoltare che prevale sull’impeto della risalita veloce. E poi ci sono tante belle cose da immortalare, verso il Cippo, o verso La Bianca dalla parte opposta, illuminati dal sole in discesa, i riflessi sul triangolo di Adriatico che si intravede laggiù e per finire il tramonto fra nuvole arrossate e ingrigite in un gioco di chiaroscuri che filtrato dalle sagome degli alberi si perde in terra d’Istria. Dalla piana di Beka, disteso sull’umidità dell’erba alla sera, tutto acquista un sapore davvero particolare ed emotivamente sentito. Prima del paese un recinto dove 3 cavalli si stanno spartendo una balla di fieno, l’erba è soltanto un ricordo dell’estate scorsa. Arrivi in paese e il belato della pecorella fuori dal recinto ti trasporta mentalmente in altri paesaggi, immagini fuori dal tempo eppure siamo così vicini al nostro. Ma per un attimo, anche due o tre, è davvero bello sognare.


VENERDI’ 04 GENNAIO 2013

Oggi, una giornata sostanzialmente nuvolosa tendente al bello che poi non è venuto, l’ho presa alla larga per arrivare in fondo e porre il sigillo personale e giornaliero. Partito da Sočerb per una passeggiata con appresso Perla, moglie e amica di moglie mi ritrovo tutta la mattinata a fotografare, Očisla, Beka e i loro dintorni fatti soprattutto della parte a valle del Tigrovski pot, ovvero quel sentiero segnato in tondo giallo che va a sfiorare gli inghiottitoi di Beka e Očisla appunto; sempre affascinante il tutto contrassegnato da una bellezza selvaggia resa ancor più selvaggia dalla stagionale scheletricità degli alberi ancorché aumentata da strane e bizzarre forme, probabilmente malattie che vanno a colpirli. A Beka, ripetuto teatro di non ancora sopiti entusiasmi sportivi hanno piazzato nei pressi della fonte un container ( !? ) di quelli adibiti ad ufficio: grossi lavori in vista da quelle parti ? Un gatto si nasconde fra i ruderi di case in rovina ma si lascia immortalare dal mio obbiettivo. I 3 cavalli visti ieri sera nella semioscurità li ritrovo nella medesima posizione a spartirsi il foraggio invernale della medesima balla di fieno, il bianco sta nel mezzo. Anche oggi c’è movimento a Bottazzo, ben per la Locanda. Il mio autografo è di quelli frettolosi sono atteso a Gorni Konec, infatti in 15’ arrivo in strada dove trovo, davanti a casa sua, El Tiroler che mi dice del nido d’aironi nei pressi del Rifugio Premuda ( ecco spiegato il perché del triplice avvistamento lungo il Rosandra ) e dei continui avvistamenti di cinghiali che in branco scendono addirittura sulla direttrice asfaltata Bagnoli - Gorni Konec. Per il momento, più su nei boschi soltanto tracce di escavazioni ma nessun incontro ravvicinato. Continuo a vedere, ahimè, ogni giorno e un po’ lungo tutti i sentieri innumerevoli e delle più svariate tracce clandestine, cosa possiamo fare?

SABATO 05 GENNAIO 2013

La serata di oggi potrei definirla “ tra sogno e realtà “, questa è stata la personale sensazione che ho avuto nel mentre salivamo a Bottazzo e lungo il ritorno, per motivi di tempo, poco, effettuato lungo lo stesso percorso. Il cielo inizialmente annuvolato ha, via via che l’oscurità diventava più fitta, visto l’accendersi dei luminosi puntini delle stelle. Ma i puntini luminosi, questa volta erano numerosi anche lungo i sentieri da e per Bottazzo, sia da una parte che dall’altra del Rosandra; era la prima volta che un continuo intersecarsi di scie luminescenti facevano apparire e scomparire gli spiriti della notte, quei ritardatari della presenza che non hanno potuto o voluto venire alla luce del sole. Tra sogno e realtà, il vedere e l’intravedere, luci che vanno e quelle che vengono, alla zipka di mia moglie contrappongo il mio sguardo felino. Ma per me non è questione di vedere ma di sentire, sentire i ciottoli sotto il mio passo, riconoscerli nei punti critici o in quelli meno delicati. I sentieri della Valle hanno cominciato a riconoscere il mio incedere e i suoi elementi si conformano a ogni mio passo, gradino o radice che sia, sasso o fango, brina o refolo lasciano sfilare il mio anelito che mi conduce alla meta. Sogno o realtà? Un padre e un bimbo nel buio a rimirare il firmamento a contare le stelle, a numerare i sogni di bimbo di entrambi; sogno o realtà? Due persone anziane con la stella in fronte per un complice e allegro rientro; sogno o realtà? Una corsa o una rincorsa quella di un runner che non è mancato all’appuntamento; sogno o realtà? Tante grida gioviali e giovanili a Bottazzo mettono allegria e trasmettono messaggi di speranza; sogno o realtà? Un quarto del percorso è stato compiuto, qualche buontempone ha scritto sul libro un erroneo 26, ma non sarà certo un problema mio che vivo quest’avventura tra …sogno e realtà.


DOMENICA 06 GENNAIO 2013

Titolo della giornata: “ Sotto questo sole…” . Ebbene sì, una giornata meravigliosamente soleggiata quindi calda da gustare tutta fino al tramonto. Io lo dico qui ma tutte quelle persone che hanno percorso avanti e indietro, su e giù, a destra e a sinistra tutti i sentieri della Valle l’avranno dapprima pensato e poi detto e ripetuto. Abbiamo voluto prenderci tutto il sole possibile e allora abbiamo scartato l’idea del sentiero di fondovalle che il sole in questa stagione non lo sfiora nemmeno e a Bottazzo arriva appena verso le 11.00. Ma dal ciglione dello Stena è davvero uno spettacolo che si guardi vero est, verso il Taiano o dalla parte opposta verso quell’unico spicchio di mare blu scuro o che ci si soffermi sugli innumerevoli particolari di una Valle finalmente allegra. Sembrava una di quelle prime giornate primaverili dove i cittadini timidamente mettono il naso fuori dalla porta e sempre timidamente si sparpagliano per il Carso e si spingono fino in Val Rosandra. La maggior parte sono persone in età o famigliole con bambini piccoli bravi camminatori, qualche cane, i giovani stanno da un’altra parte. Sono felice per tutte queste persone che, si vede dall’abbigliamento, non fanno parte della tradizionale fauna escursionistica ma hanno voluto lo stesso rendere omaggio a questa splendida natura. Osservo dall’alto, ove possibile, la ciclo-pedonale che vede alternarsi nei passaggi, bikers di ogni sorta ma non quelli impegnati che a quest’ora sono da tutt’altra parte, runners a passo lento, quelli veloci hanno già esaurito il loro allenamento, passeggiatori della domenica, quelli sì si trovano a proprio agio in questo contesto. Da parte nostra ce la prendiamo comodissima, alla fine avrò fatto qualcosa come 200 scatti, da tutte le postazioni possibili immaginabili approfittando della luce abbastanza buona vista l’ora che fotograficamente non è delle migliori. Purtroppo anche oggi, che siamo dalla parte opposta a Beka ( 3 gg consecutivi da quelle parti ), dobbiamo constatare quanto sia nuovamente presente e forse in maniera più evidente il fenomeno della clandestinità, l’abbigliamento vario, gli zaini, coperte, tracce di bivacco lasciate dai supposti clandestini sono sparse un po’ ovunque. I segni del passaggio ovvero della sosta, prima di spiccare il volo verso un sogno che chissà poi se si avvera, sono talmente e bruttamente presenti che mi fanno pensare a come è possibile fermare questo fenomeno. Ovviamente il problema è grosso e parlarne su queste pagine è fuori luogo ma le scovazze restano, anzi aumentano a vista d’occhio, per questo forse potremmo fare qualcosa, magari una vera e propria raccolta e dopo la cernita recuperare le cose ancora in buone condizioni, portarle in lavanderia e alfine farle avere a qualche centro di raccolta per bisognosi. Va bene, questi sono pensieri che mi prendono camminando in questi giorni alla luce del sole, di sera o comunque al buio probabilmente la mia attenzione si ferma su altre cose, anzi senza probabilmente, alla luce della zipka mi concentro di più sui rumori che il silenzio notturno mi regala accendendo in me la fantasia. Per oggi godiamoci questo sole, sotto questo sole tanta gente, per un giorno, se non proprio felice, quantomeno serena.


LUNEDI’ 07 GENNAIO 2013

Stamattina ho ripreso il lavoro dopo 17 giorni di pausa più o meno forzata e mentre ci andavo constatavo con rabbia sottile quanto la giornata odierna sarebbe stata atmosfericamente migliore di quella di ieri. Ieri era uno spettacolo ma il cielo terso di oggi, il sole primaverile, la temperatura non certo invernale mi avrebbero sicuramente regalato una giornata indimenticabile se solo avessi avuto la possibilità di continuare la mia strada verso Dolina o Bagnoli piuttosto che fermarmi come di consueto a Noghere. Ho dovuto attendere le 17.00, quando ormai le prime ombre della sera erano ben che calate, per portarmi a ridosso della Val Rosandra e da lì spiccare un…salto alla volta di Bottazzo. Però che serata! Dolci refoli a scompigliare i capelli e l’aria frizzante a tonificare i polmoni. Luci in cielo che si accendono una ad una e man mano che si sale piacevolmente. Luci sui sentieri in lontananza che si accendono e si spengono a ogni curva; quelle che stai per incrociare ti fanno rimanere col fiato sospeso in attesa di riconoscere l’illuminatore attraverso la sua parola, che talvolta riconosci ma quasi sempre ti è sconosciuta. Ritorno ad amare i rumori del buio quelli che alla luce del sole non ti accorgi nemmeno esistano, e così il torrente ti ritorna caro e il salto della cascata un rimprovero, lo scricchiolio dei sassi un discorso precedentemente interrotto e questa sera la magia della bora: quanto adoro il nostro vento che da nord-est scende e si insinua in ogni piega della Valle e amplifica anche il più impercettibile dei rumori. Percorriamo il sentiero di fondovalle senza lampade accese, quanto più dolce è così il nostro camminare e il nostro sguardo complice di occhi nascosti. Mi convinco sempre di più che ormai il terreno riconosce i nostri passi e asseconda il nostro incedere adattando le sue forme a quella dei nostri piedi; non si può incespicare perché il sasso si fa più in là, non possiamo intopparci perché la radice si storce verso destra, non possiamo scivolare perché le foglie umide si sollevano e il fango si rattrappisce, la natura ha anche questo potere. Quando ti fermi, ti volti o alzi lo sguardo all’infinito del cielo brulicante stelle, ringrazi la Grande Madre per essere uno dei protagonisti di questo grande quadro che non ha bisogno di alcuna cornice per racchiudere quanto di bello viene disegnato in esso da sì grande artista. A Bottazzo i clamori delle feste sono scomparsi del tutto, anche le luci colorate se ne sono andate con gli ultimi ritardati e sempre incoscienti botti, l’unica luce è quella che si vede per prima dall’alto del sentiero dopo la curva che porta a Siaris e che laggiù in fondo da’ l’unico segno di accoglienza al viandante ormai non più occasionale. Muovendosi fra le case, nel cortiletto della locanda,in perfetta simbiosi con l’armonia della serata, Bottazzo ti è ogni giorno più amico, fedele e da incontrare con piacere per un saluto vieppiù amichevole, quindi ciao, a domani.



MARTEDI’ 08 GENNAIO 2013

Fino all’ultimo momento non so che strada prenderò nonostante ci abbia pensato tutto il giorno; poi la sensazione mi porta a fermare lo scooter a Jama e da lì su per la LV fin sul Monte Carso. Ma già in partenza il buio mi gioca brutti scherzi e mi ritrovo a Crogole, poco male tanto oggi sono solo e posso allungare e spingere, tutto quello che farò nel bene e nel male ricadrà sulle mie spalle. Oggi non ci sono i milioni di astr, come nel cielo di ieri, ad accompagnarmi, ma le mille finestre, accese delle città ai miei piedi e più in là, rischiarano lo stesso i miei passi frettolosi . Anche il rumore sordo di una città ancora in fermento asseconda il mio salire e in fondo all’ovest un tenue rossore allarga il mio cuore. Appena arrivato sulla Sella dei Parapendii spariscono la città con le sue luci,i suoi rumori e il suo fumoso tepore; mi affaccio sull’est più fresco, più cupo e senza rumore, Le luci isolate di Beka e Ocisla da una parte e Mihele con Nazirec dall’altra non bastano a rischiarare il mio ansimare sospeso fra il Riparo e il prosieguo. Oggi è mia la luce che si attorciglia sulle ghiaie del sentiero 46 ma in breve si confonde col Feral ( il lampione fisso a Bottazzo ). Dopo i fasti dei giorni passati, anche oggi la Locanda marca visita. Con entusiasmo e lena risalgo fino alla ciclabile e poi in direzione discendente fino ad incrociare un saluto luminoso che al contrario ascende. Mi ritrovo a correre con un’andatura che non mi è solita ma la voglia di spingere non so da dove provenga e perché ma mi fa star bene come pure il godere del silenzio e del chiarore diafano all’uscita della Valle. Saltellando per i grembani del sentiero 15 arrivo al Prà de Mocò e poi giù verso il Premuda. Un urlo lacera l’aria, mi fermo ma non per ascoltare ma per imprecare perché il lamento è mio: storta alla caviglia! Questa volta l’ho sentita netta, per tutte le volte che l’ho scapolata. Fa male ma non è insopportabile, tuttavia l’inusitato intoppo potrebbe essere un segnale. Altri 30 m e sono a terra seduto, stavolta scivolato senza danni: un altro segno? Devo calmarmi ma come faccio se soltanto penso agli impegni prossimi potrei andare in bestia dal momento che la mia speranza era quella di passare un inverno indenne dopo i tre precedenti alla deriva. Mi dico che si tratta soltanto di un piccolo disguido con la sorte e che tutto si sistemerà e tornerà come prima. Fino a Jama riesco a correre senza problemi anzi, la spinta della Ciclabile non si è esaurita. E poi dentro, il piede, nel gelido dell’acqua corrente, a più riprese perché è veramente… ffrrreeesca! Mentre indugio ancora alcuni minuti pensando di essere solo con i miei pensieri, dalla Panda bianca colà parcheggiata esce un giovane obeso che con civile gesto deposita nel cestino delle immondizie il vuoto di una birra e quello di un sacchetto gigante di PAI o SAN CARLO, se ne ritorna nell’autovettura atteso dalla sua ragazza. Sorrido, forse scioccamente, a questa scena però spontaneamente mi dico che sto bene, sì, sì, sto veramente bene, altroché che sto bene.


MERCOLEDI’ 09 GENNAIO 2013

Le premesse per una serata noiosa c’erano tutte ma poi….. Il ritardo cittadino ci porta a Moccò quasi alle 21.30, un’ora insolita non tanto per me abituato a ben peggio ma per mia moglie che da quando ha visto i sentieri disseminati di attrezzatura da clandestino ha sempre il timore di incontri ravvicinati del 4° tipo. In effetti già prima di partire in discesa sul 15 rumori di movimento non ben identificati provenienti dalla parte opposta mettevano in apprensione la donna ma non Perla solitamente vigile in questi casi. Contrariamente alle serali o notturne precedenti dove il piacere dell’ ascolto assecondava il desiderio dell’ “ illumino di meno “ oggi siamo all’ “ illumino di più “ grazie all’ultima cineseria da 170 lumen, uno zoom portentoso con un vivido fascio di luce che apre qualsiasi impenetrabile buio. Nonostante ciò la circospezione, chissà poi per quale motivo, è massima, tutte le ombre, rocce o alberi , ingigantite, sembrano ghermirci. Un po’ mi sono lasciato suggestionare anch’io dall’idea clandestina ma non per questo devo perdermi il piacere della notte. Pioviggina, ma è talmente fine che non bagna, in controluce sembra polvere in cerca di un appoggio definitivo, sarà pulviscolo atmosferico. Ed ecco la luce, el feral, di Bottazzo, tutto regolare quindi. Non mi viene lasciato il tempo per un controllo dei predecessori odierni, solitamente a quest’ora, a casa, internet la fa da padrona quindi meglio avviarci per il rientro ( i primi giorni trovavo anche a ore tarde il gestore per scambiare due parole, adesso per lui parla il silenzio del luogo ). La strada è senz’altro più comoda quando si va di fretta e poi la ciclabile ti invita a una camminata più veloce. Poi un sussulto, un filo di terrore percorre tutto il fascio di luce della lampada nuova sul capo di mia moglie, ci sono degli occhi, tanti occhi che si arrampicano sulle rocce a sinistra della seconda galleria. Aiuto, aiuto, animali che ci vengono contro…cinghiali, lupi…in un silenzio a dir poco agghiacciante le faccio notare come difficilmente un cinghiale si arrampicherebbe su quelle rocce con tal facilità, piuttosto sono delle semplici e banalissime…capre. Le avevo già incontrate di giorno in Ferrovia, si spostano proprio in quella zona, lo fanno in silenzio, non danno fastidio alcuno, piuttosto siamo stati noi con la nostra “ angoscia “ a disturbarle. E’ un bel defilarsi il loro, si crea un controluce davvero carino, con le sagome cornute a passeggio su rocce strapiombanti che si stagliano sul chiarore di Bagnoli come sfondo. Adesso si svela anche il mistero dei rumori sul Prà de Mocò, stavano pascolando più in basso o erano di passaggio da quelle parti prima di risalire il pendio per raggiungere il ricovero notturno. Adesso tutto ci sembra così normale, ci siamo dimenticati anche dei clandestini, chissà forse ce n’erano un centinaio che ci stavano spiando in silenzio e al buio più completo e noi ci siamo terrorizzati per un poche di caprette. Ma 100 giorni a Bottazzo è anche questo.


GIOVEDI’ 10 GENNAIO 2013

In questa grigissima serata c’è molta umidità nell’aria e anche sulle cose che non si muovono. Io sono in movimento e l’umidità ce l’ho dentro e fuori. Dev’essere una normale camminata ma il desiderio di zampettare senza pericoli lungo la ciclabile e troppo forte come pure il desiderio di giungere a Bottazzo confidando nella fioca luce crepuscolare che un po’ più tardi del solito oramai va’ spegnendosi. Sono solo e questo approccio alla 30^ firma lo vedo come un atto spirituale in evoluzione continua, mentre scelgo di fare certe… scelte lungo il percorso lo vedo come un approccio diverso dal solito, è una sensazione che mi si muove dentro con sensazioni e pensieri al momento inspiegabili. Dal Premuda su per i grembani del sentiero 15 meditando sulle disgrazie del martedì e sui rumori notturni di ieri; in ciclabile la voglia di correre, di provare a forzare per capire dove si è fermata la storta alla caviglia e dove può arrivare quel poco di dolore che ne è rimasto; la prima galleria, chiusa a tutti i rumori con l’unica luce dell’uscita come riferimento mentre a metà mi sento sollevare da una strana forza; la seconda galleria senza il tagliente odore di capra della sera prima e anche qui l’uscita è il punto da raggiungere ormai a occhi spenti; alle 17,20 il buio è lattiginoso e scivoloso ma devo capire se l’altra sera è stato un tradimento della Valle quella maledetta storta o soltanto una mia disattenzione; le Trabucco scivolano come non mai sull’arenaria che zigzagando porta in fondo e questo inconsueto procedere è causa di rischio continuo, ma lo cerco, lo voglio, perché? Questa volta vengo accondisceso nelle mie aspirazioni e nemmeno l’ultimo sussulto mi fa deviare dal riconoscere a questo itinerario e al modo di averlo affrontato un significato… zen! Adesso sì la luce artificiale viene in mio aiuto ma soltanto per disegnare una discesa più certa, senza rischi, talvolta si ha bisogno di un sostegno per lasciare da parte le incertezze della vita.


VENERDI’ 11 GENNAIO 2013

Serata interlocutoria nel senso che l’andata e il ritorno si effettuano lungo il sentiero di fondovalle e si da spazio alla…chiacchiera, cioè babezi, ciacole fra moglie e marito. Veramente le giornate si sono allungate e l’orario post-lavoro ci da la possibilità di arrivare a Bottazzo nel pieno risparmio energetico e con di fronte a noi l’unico punto luminoso già visibile che è quello di Venere. Vuoi per l’orario vuoi per il giorno di fine settimana la Locanda è aperta stavolta, un avventore piuttosto che il gestore ci accoglie a ritmo di rock, dentro e fuori, addirittura mentre siamo alla firma, dalla locanda si alza un cantico folcloristico locale frutto dell’impegno canoro e della simpatica allegria del duo. Rimasti col gestore spegniamo la nostra sete con una moscatella o meglio quella che dovrebbe esserlo ma che in realtà non ha niente a che spartire con l’originale degli anni 60 di fanciulla memoria. E qui la chiacchiera, la ciacola continua, d’altronde abbiamo trovato un ottimo interlocutore. Fattasi ora del rientro le luci che incontriamo nei pochi minuti che ci separano dall’automobile danno luogo a brevissime soste e ad altrettanto brevi…chiacchiere. Ma le luci non sono soltanto quelle dell’ andirivieni dei centogiornisti ma anche le stelle, spuntate una ad una, fanno la loro parte lassù in alto. Viste le serate precedenti, questa è stata sicuramente la più normale di tutte.



SABATO 12 GENNAIO 2013

Alle 5.30, il cielo era ancora stellato e 1 ora dopo il sole in ascesa aveva infuocato l’Oriente; già uno spettacolo dal balcone di casa Muggia, immaginarsi in Valle. L’intenzione era quella di venire piuttosto presto quest’oggi, poi tra un pindolamento e l’altro eravamo alla partenza dal Prà de Mocò alle 8, comunque sì, una volta tanto al mattino. Salendo il tratto del 15 c’è l’agitazione di Perla, segno che ha fiutato della fauna. Infatti Cip e Ciop si dannano dapprima a scappare di ramo in ramo all’abbaiare iroso della cagnetta e poi a immobilizzarsi per mimetismo. La ciclabile, non pensavo già affollata a quest’ora, runners in action, più femmine che maschi, a dire il vero erano dei joggers in affanno nascosti al clangore cittadino. Negli spazi di silenzio ora un cinguettio merlo ora un gracchiare cornacchia rendevano diverso il solitamente silenzioso tragitto. Scendendo l’1 altra fauna in movimento più in basso, oltre a noi, una coppia di caprioli si stavano defilando proprio dal nostro disturbo e qui la Perla cacciatrice se n’è accorta troppo tardi, per fortuna direi. Bottazzo ancora intorpidita dall’acciacco notturno ci accoglie con 2° C di temperatura ma già con diversi passaggi, segno che l’ora mattutina, poi di sabato, non è per niente scoraggiante anzi invoglia e predispone alla giornata. A proposito di giornata, il tempo sembra mettersi al brutto, nuvole si stanno avvicinando in maniera ancora indecisa infatti a momenti il sole ci sorride per sospingerci verso la chiesetta di S.Maria in Siaris, una piacevole deviazione per apprezzare altri punti di vista sulla bellezza della Valle. Peccato che abbiamo il tempo contato e la fretta, maledetta fretta, ci fa accelerare il rientro. Il sole avrà la meglio nel corso della giornata e la temperatura sarà gradevole, ma domani? Che le previsioni danno pioggia sulla costa e neve in montagna? Che io devo proprio andare in montagna con un altro centogiornista a fare una corsa con le ciaspole? Domani a che ora verremo a Bottazzo?


DOMENICA 13 GENNAIO 2013


Che domenica ragazzi! Con Fulvio de Muja, un altro dei “ centogiornisti “ ancora a punteggio pieno, partecipo alla CiaspDolomitica a coppie a Danta/Padola in Comelico, siamo a 1400 m di quota dove un po’ di neve è rimasta a rendere invernale questa atmosfera e si riesce anche a ciaspolare; nevica durante tutta la gara. Pasta party, musica con d.j. sega, premiazioni, lotteria; ce ne andiamo alle 17.00, la gente della festa non sa che noi abbiamo un altro importante appuntamento e se sapesse quale probabilmente ci prenderebbe per matti. Ed è così che arriviamo in zona Trieste con bora e neve arrabbiata che sembra attecchire. Attecchisce di certo a Draga dove lasciamo l’automobile e anche in ciclabile ma da metà sentiero 1 in giù la neve diventa pioggia e Bottazzo è il solito Bottazzo. Rientriamo per il medesimo itinerario e in ciclabile veniamo presi a schiaffi dal vento che ci spinge contro il gelo di una neve sottile, ma è una neve che in meno di un’ora ha già ricoperto el Pandon di Fulvio de Muja. Anche questa serata è diversa dalle altre e la Valle di questa sera è diversa pure lei, per questo tutto diventa così bello.


LUNEDI’ 14 GENNAIO 2013

Che lunedì ragazzi! Scusate la replica ma anche oggi giornata e serata piena, anche oggi lunedì all’insegna della neve. Raggiunta Camporosso, il C.A.I. Muggia accompagna una torma di ragazzini di 2^ e 3^ media in una escursione con le časpe su un manto fresco di neve di 30/40 cm. Per poi godere dell’accoglienza e del ristoro della Baita Galusch fra le piste da sci del Tarvisiano. Nevica! Uno spettacolo. Una volta finita la storia scolastica mi rituffo nella realtà quotidiana che ci vede, mia moglie, Perla ed io affrontare una breve escursione serale in quella che Alce ha definito plorda sul libro delle firme su a Bottazzo. Probabilmente i primi a salire quest’oggi avranno trovato tutto il fascino invernale della Valle in bianco. A vederlo al buio della sera la fa sembrare una vera valle di montagna. Tuttavia l’aumento della temperatura ha sciolto gran parte della neve lungo il sentiero di fondovalle peraltro inverosimilmente calpestato da chissà quanti passaggi. Tutto ciò determina il formarsi della…plorda, appunto. Io volevo scrivere ploch ma mi viene fatto notare che potrebbe essere confuso con la presenza di fango piuttosto che di neve in scioglimento. Nemmeno quando piove lungo il sentiero 1 si forma e ferma tanta acqua come in questa circostanza. Bisogna fare attenzione al procedere scivoloso e poi c’è la solita pioggia che forse questa sera non è proprio gradita. Sia ieri che oggi approfittiamo del ricovero offerto dalla baracca, è un momento di lucidità nella concitazione dell’arrivo a Bottazzo in condizione meteo avverse, ma verranno tempi migliori allora sì potremo soffermarci all’aria aperta e godere di serate frizzanti al chiarore delle stelle e al dialogo dei torrenti. Non sentiamo assolutamente freddo ma il richiamo della foresta non è tale da farci indugiare e allora torniamo verso il basso per pensare già alla neve di domani: non c’è due senza tre.


MARTEDI’ 15 GENNAIO 2013

Mi verrebbe da dire …che martedì ragazzi…ma sarebbe troppo ovvio dopo tre giorni consecutivi di ciaspade a vari livelli. Oggi tanto per gradire una bella salita sull’Auremiano su 40/50 cm di neve intonsa, almeno fino a quando un autoctono con pastore tedesco al seguito ci hanno superato indicandoci la strada con le loro impronte. Poco male perché l’intorno è comunque particolarmente suggestivo anche se in cielo c’è un continuo rincorrersi di grosse nuvole che a intermittenza scaricano dei pallini gelati che sono una via di mezzo fra la neve e la grandine. Ma ogni tanto fa capolino un timidissimo sole che rende la temperatura accettabile e quindi la gita con le ciaspole diventa una piacevole escursione invernale. Gran parte della giornata si svolge su questa altura vicino casa ed è logico che al rientro verso la pianura o meglio la zona costiera si abbia a passare in Valle. Per la puntatina, causa il sommarsi di varie stanchezze, scegliamo la via più breve che è quella di Draga. La neve…plorda…come o più di ieri sera ci infastidisce già sulla ciclabile dove peraltro sono macroscopicamente evidenti tracce di passaggio automobilistico ma non si sa di che tipo. E non solo, sembra che l’auremiana nuvola si sia spostata da queste parti, anche qui pallini gelati si conficcano nella neve in scioglimento ma il tutto dura soltanto qualche minuto. Poi pian pianino scendiamo per il sentiero 1 facendo attenzione a non scivolare, cosa che non turba affatto un noto Iron Man muggesano che si sta allenando gettandosi a capofitto alla volta di Bottazzo e dopo una decina di minuti ci ricompare per la risalita. Beato lui e la sua freschezza atletica, ma avrà avuto tempo di godere di questa inusitata bellezza invernale in questo angolo di Valle? Noi sì, perché fretta non ne abbiamo se non quella di risalire prima del buio. Non ci saranno problemi in questo senso anche perché la neve fa da sfondo illuminante alle tinte scure della immobilità floristica. Di ritorno il silenzio è rotto dallo scampanio della chiesetta di Mihele, sono le 18.00, per oggi può bastare.


MERCOLEDI’ 16 GENNAIO 2013

Semplicemente fa-vo-lo-so! Una serata veramente unica con condizioni meteo strepitose per un Jama-Bottazzo-Jama indimenticabile. L’appuntamento con Fabio mio fratello è per le 16.50 a Jama e già in automobile mentre mi avvicino, dalla metà in su il costone del Monte Carso, dalla cima a San Servolo mi appare completamente bianco, segno che la neve è scesa ripetutamente e si è fermata sulla natura di questo luogo. Andiamo su per la Linea Verticale, quella che passa per la Vedetta di Crogole, segue il sentiero 1 e lo abbandona per il bianco-azzurro fino a uscire sulla Sella dei Parapendii e poi al Ricovero. Il percorso è uno spettacolo forse perché mai mi è capitato di vedere gli alberi che guardano il mare così carichi di neve e per terra quasi 20 cm di neve compatta. Le luci colorate della città si fanno vedere in di traverso dei rami luccicanti e non occorre la zipka perché il candore del manto fatato è sufficiente a illuminare il nostro cammino. Per il momento il vento è rimasto a Jama e non c’è alcun fastidio nel sollevare la fronte per guardare le nostre sagome perdersi nel crepuscolo e mescolarsi alla neve che sta cadendo. Ma appena usciamo sulla Sella il vento ci sfregia il volto lanciandoci negli occhi scintille argentate. Se più sotto mi sono soffermato a fotografare la religiosa presenza raccolta nella bianca coperta, adesso il passo si fa veloce per raggiungere il Riparo e non mancare di ricordare al tempo che siamo passati anche di qua. Le impronte a terra ci dicono che oggi non siamo stati gli unici, almeno fino alla Sella del Monte Carso. Raggiungerla col fiato sospeso è vera poesia perché il fascio di luce che illumina il nostro piccolo intorno affascina oltremodo; l’entusiasmo ci prende e ogni tanto ci lasciamo andare a qualche grido a conferma che è tutto vero. Le impronte se ne vanno in discesa verso il fondo del Crinale e il 46 siamo noi a deflorarlo, anche questo è un piacere aggiunto. Se normalmente il sentiero è ostico per i suoi salti, le sue radici, i suoi sassi e il ghiaione talvolta preferibile per una veloce discesa, adesso è uno spasso unico, la sensazione è quella di essere in alta montagna e di scendere fuori pista in un ambiente puro e selvaggio. Gli alberi da questa parte non si sono colorati di bianco, il vento non ha dato loro il tempo di imbellettarsi ma il resto è una distesa omogenea che noi col nostro ardire interrompiamo a piè sospinto. Bottazzo ci attende, stavolta con un insolito silenzio perché il vento quaggiù disturba ed è provvidenziale il riparo della Baracca per sigillare il nostro passaggio. Il libro resta aperto per un ansimante passaggio successivo che mentre si riprende sfogliando gli autografi del ieri e dell’oggi, ci concede il saluto per il nostro rientro. Ci beviamo la risalita in ciclabile spingendo sui bastoncini e poi lungo i soliti solchi che fendono l’ispessirsi del manto nevoso ,accenniamo qualche passo di corsa per andare incontro in maniera fanciullesca alla gelida carezza dell’insistenza nivale. Come sempre le luci in fondo, stavolta oltremodo opache, fanno strada alla nostra uscita dalla Valle, un’uscita trionfale, per una serata speciale e da ricordare. Mentre scendiamo da Moccò abbiamo il tempo per ripensare alle emozioni che abbiamo provato in queste due ore veramente regalate alla nostra esistenza e per suggellare il tutto non c’è niente di meglio del far tintinnare i boccali di birra che alziamo, con un largo e complice sorriso, davanti all’esterrefatto barista del Premuda, che sicuramente non ha capito, forse confuso dal nostro fradicio aspetto, la realtà del nostro essere felici, Prosit!


GIOVEDI’ 17 GENNAIO 2013

Dopo l’entusiasmante scorribanda di ieri sera, oggi, pomeriggio rilassante. Per impegni serali devo andare prima a Bottazzo e per fare ciò esco anticipatamente dal lavoro. Adoro la bora! E’ questo elemento a caratterizzare questa solitaria passeggiata in Valle. Ha già asciugato le strade di accesso e gran parte dei sentieri. La neve, quella di ieri sera in sovrappiù si è sciolta, quella che è rimasta si scioglierà presto a meno che la temperatura non si abbassi decisamente e fermi tutto. Oggi si cammina perché le gambe parecchio indurite dovranno sciogliersi fino a domenica mattina: c’è la Lanarogranfondo da affrontare a viso aperto questa volta ma non vorrei ritrovarmi già a Draga a lanciare improperi contro la mia avidità. Quindi, come si suol dire…calma e gesso. Ogni tanto qualche incontro, dopo il lavoro questa è l’ora degli incontri, ma il mio solito orario mi porta più tardi ad incontrare… il buio, il silenzio, il parlottio dell’acqua, qualche occasionale rumore della notte. Oggi è il vento a regalarmi suoni diversi a seconda di come entri o esca dagli anfratti della Valle, si infila nervosamente e ne esce vorticosamente dagli occhi dei tunnel su in ciclabile, si riversa verso il fondovalle a indispettire il torrente, risale il Monte Carso accarezzando dapprima i coppi della chiesetta, sfiorando il Cippo, avventandosi sulla Bukovec ed è la Sella della Bora a lasciar sfilare i refoli più rabbiosi affinché vadano ad offendere le case disperse verso la città. Che bella la bora, che pulisce, che …disinfetta totalmente l’aria malaticcia di questa stagione. La sua forza mi restituisce energia e il mio passo tranquillo ma deciso mi porta in un attimo alla scadenza quotidiana. Una spuma bionda in locanda è soltanto un attimo per un saluto. Non ci sono tanti sguardi da lasciare in giro quest’oggi, il cielo è plumbeo, il sentiero è “ sporco “, la mia anima intorpidita. Sospinto alle spalle da dispettose folate me ne torno in silenzio programmando già la prossima salita.





VENERDI’ 18 GENNAIO 2013

Con il freno a mano tirato iniziamo la passeggiata dal Premuda dove forse non era necessario prendere il caffè, non ho bisogno di particolari stimoli quest’oggi. A tratti leggere folate ci ricordano che siamo in inverno ma la temperatura di 4° C non è di quelle insopportabili, ci tiene svegli dalla rilassatezza. So già cosa mi aspetta nei prossimi 30’, resoconti vari e più o meno familiari quindi poco o niente spazio alla poesia anche se fra poco più di una settimana sarà di nuovo luna piena e adesso comincia ad enfiarsi. Appena passato il bivio per la Sella del Monte Carso, io no ma la mia signora avverte il forte e caratteristico odore caprino ma probabilmente è portato dal vento. E subito dopo non è il vento a sospingerne il belato perché si sente distintamente che proviene dall’altra parte della valle, infatti sulla perpendicolare degli Altari, 2 begli esemplari danno sfoggio di indiscusse abilità arrampicatorie e vocali; beh, forse si tratta soltanto di un malinconico richiamo che si diffonde lungo tutta la Valle, ma dov’è il resto del gregge? Questo delle capre resterà l’unico acuto emozionale della serata per il resto è semplice routine o quasi, la neve rimasta forse si fisserà ancora di più al sasso e nei prossimi giorni potrebbero esserci delle gelate insidie ma inutile precorrere i tempi. Ormai la Baracca ci offre la comodità di un temporaneo riparo, di un chiarore in più, di un comodo appoggio per il librone, ci da’ il tempo per scorrere le pagine che, ahimè, cominciano a “ zinzolar “. E intanto anche al ritorno si continua a chiacchierare del più e del meno, anche i saluti sono rarefatti in questa serata che chiude la settimana lavorativa…per chi vi ha lavorato. Prepariamoci a un week end con motivazioni diverse e impegni tutti da vivere.


SABATO 19 GENNAIO 2013

E’ proprio questione di punti di vista, ma non nel senso di opinioni personali bensì di punti di osservazione diversi. Stamattina, sì proprio stamattina e non come al solito di sera, mi sono incamminato da Hervati, quindi una posizione dominante e distante rispetto alle altre volte e al punto da raggiungere. Quindi scorci nuovi e insoliti da prendere con lo sguardo e fermare con l’obiettivo sempre tenendo conto che il cielo è nuvoloso e tutto lo spalancarsi della Valle cinereo. Bisognerà approfittare di giornate soleggiate per apprezzare al meglio la spazialità di questo foto pensiero. E intanto solo soletto mi avvio per la mia strada fermandomi e rifermandomi anche con la mente, rivolta quest’oggi essenzialmente a ciò che vedo e intravedo. Sulla ciclabile in basso il solito andirivieni del sabato mattina, abiti dai colori sgargianti per gli atleti o presupposti tali si incrociano a sfilate contrite e peregrine. Valle a capire le mode o sono soltanto…punti di vista. A Bottazzo me la prendo comoda, una volta tanto almeno, visto che sono quasi sempre di corsa, anzi no, di fretta che è ben diverso. Mi siedo anche a un tavolo, il libro è dentro, lo firmo mentre una radler all’arancio va giù che è un piacere. In realtà appena arrivato non ho firmato subito e la ragazza che mi ha seguito ha firmato 12.30 e se ne è andata, peccato che in quel momento fossero le 11.30. Punti di vista? No, semplicemente ha preso un’ora per un’altra, o era talmente di fretta o aveva speso tutte le energie per arrivare sin qui. Saranno punti di vista anche questi, ma quelli che incrocio a mezzogiorno sulla ciclabile e stanno correndo sono dei joggers, l’ho già detto in un’altra pagina che i runners ci passano presto al mattino, e questi, a stento che ti salutano perché troppo presi dall’affanno, dallo sforzo e dall’impegno che è massimo. Ma mi vedono? Se poi hanno le cuffiette o gli auricolari, non mi cagano nemmeno. Che tristezza! I bikers poi, quelli ti snobbano del tutto, ma anche questi sono della seconda specie. D’altronde il mondo è bello perché è vario, così almeno dicono o ci fanno credere. Alla prima curva della strada, dove s’innalza di colpo, mi concedo una digressione per sporgermi da un balcone sul sottostante salto ed è con sorpresa che noto più in basso il riposo di gruppo di una famiglia caprina. Un gregge beatamente rilassato, i suoi componenti avranno probabilmente già pranzato anche se i più piccoli brucano ancora. Sembrano non avermi visto o sentito e anche quando mi avvicino maggiormente per fotografarli non danno eccessivi segni d’insofferenza: è un piacere starli ad osservare. Probabilmente i più anziani, quelli con le corna enormi e il manto nero, erano quelli che ieri sera pascolavano in parete e allora mi viene da pensare che il loro belare era un richiamo per il resto del gregge ancora al pascolo nonostante l’imbrunire. Punti di vista, quella sera erano sulla ciclabile prima che li disturbassimo al punto di farli allontanare risalendo le rocce. Che bello trovare ogni giorno degli spunti per emozionarsi. Domani sicuramente verrò alla sera, ma non so in che condizioni, spero che la Lanaro Granfondo mi risparmi almeno psicologicamente sì da venire qui e poter apprezzare l’ulteriore passo.



DOMENICA 20 GENNAIO 2013

Giornata indimenticabile per davvero, ma non per essere venuto a Bottazzo ma per la disputa della Lanaro Granfondo. Non starò certo qui a parlarne, non è la sede corretta e comunque se ne parlerà a lungo negli ambienti ciclo-podistici locali. Tuttavia permettetemi soltanto di ricordarla perché a detta di tutti è stata l’edizione più dura e difficile sia per i partecipanti che per gli organizzatori. Alla fine previsioni rispettate per quanto riguarda la piovosità della giornata ma non sono stati certo i ripetuti scrosci di pioggia a condizionare l’andamento della gara bensì le condizioni del fondo in tutti i 33 km del percorso. Il Carso, ove ne fosse stato bisogno, si è rivelato in tutta la sua micidiale asprezza: acqua,fango,neve,ghiaccio,scivolosità continua,pozzanghere simili a effimeri laghetti e piedi gelati a causa delle ripetute immersioni nei trabocchetti lacustri e per finire l’arrivo sul Lanaro attraversato dalla gelida lama di un vento subdolo che si apriva il varco fra spire di nebbiolina latente. Che spettacolo! Eh sì, perché alla fine tutto questo faceva parte del gioco e chi non aveva voglia di giocare poteva rimanersene a casa. Ma veniamo a noi, che durante le quasi 4 ore di corsa-camminata abbiamo pensato chissà quante volte all’ora che saremmo venuti in Valle? Già alla partenza la tentazione di digredire verso Bottazzo era grande, ma avrebbe comportato una ventina di minuti di energie sprecate, meglio sorriderci sopra a questa idea e proseguire. Allora finita la…festa del Lanaro sembrava fosse giunto il momento per la 40^ firma, ma non era così perché in agguato c’era un malandrino, suvvia, graditissimo invito a un pranzo-cena a casa di amici. Vi dico solo il finale: seduto su una sedia a dondolo, davanti a uno sparghert, con la pancia piena anzi quasi piena, centellinando una carsolina di Basovizza, sorseggiando un caffettino….e poi finalmente si chiude la giornata con una puntatina rilassante fino a Bottazzo. Veramente una cosa soft, ciclabile e strada, strada e ciclabile e poi a casa. Ragazzi concedetemelo, non sono un professionista e le mie gambe fanno sempre più fatica a recuperare dagli sforzi. Questa sera il torrente fa la voce grossa, lo si sente rombare da ben più in alto del solito, infatti il suo alveo è oltremodo gonfio di tumultuosa acqua dello stesso colore delle centinaia di pozzanghere calpestate in mattinata. Fa un po’ di impressione constatarne l’insolita velocità e vedere l’acqua sfiorare i ponticelli, ma era inevitabile che Griža e Glinščica si fossero ingrossati in questo modo con tutta l’acqua caduta e che continua a cadere, peccato non poter esserci lunedì mattina, il giorno dopo, per vedere anche l’ampiezza della cascata e il suo magnifico salto.


LUNEDI’ 21 GENNAIO 2013

Difatti eccomi qua di sera e, ahimè, anche molto tardi, altro che cascata da vedere. Tuttavia anche i piccoli salti che precedono il transito per il Rifugio Premuda e le case di Gorni Konec danno l’idea dell’insolito, almeno per un frequentatore della valle quale sono io, volume d’acqua che scende da San Pietro di Madrasso ancorché da Beca e San Servolo e dai rivoletti laterali. L’urlo liberatorio del Rosandra incute timore e rispetto per la forza che emana l’acqua lanciata a una velocità indescrivibile. Insolito, in questa ormai nottata, è anche il mio incedere difatti sono provvisto di ombrello colorato. Che sia colorato non è di per se importante ma il fatto che mi sia concesso un parapioggia la dice lunga sul meteo alle 23 e 30 di un inizio settimana contrassegnato dal maltempo. Stamattina alla radio ha parlato la Pres, ha spiegato cosa sta succedendo da queste parti, ha usato dei toni e delle parole che anche attraverso l’etere hanno toccato la mia sensibilità procurandomi un emozione particolare. E’ stato bello ascoltare il senso e condividere il significato che si è voluto dare e che poi ha assunto la partecipazione a questa… sfida ?... gioco?...forse non ho ancora capito di cosa si tratta, ma più che passano i giorni più desidero portarli tutti a casa. Però se dovessi mancarne soltanto uno è ovvio che non starei lì a piangerci sopra, semplicemente darei un significato diverso a questo mio mirato peregrinare. Già giorni fa, fra un passo e l’altro, pensavo a cosa farò il 22 marzo. E intanto la baracca s’illumina alle 23.15 per una toccata notturna, di quelle che, sempre alla radio, la Pres ha bonariamente fatto passare per gentile concessione, con disappunto dell’agnostico conduttore, questa unica salita con doppia firma. Libro in stand bye e Sentiero 1 preso d’infilata, il parlottio del torrente si fa brusio, poi cicaleccio, poi soltanto il ticchettio della pioggia insistente sull’ampia falda dell’ombrello variopinto rendono rumorosa questa parte di silenzio che mi accompagna sulla ciclabile a mezzanotte passata.





MARTEDI’ 22 GENNAIO 2013

Visto in controluce, il Casello ha una connaturazione sinistra, quasi da avamposto o presidio bellico ma la sua sagoma scura non ripara alcuna sentinella e allora la mia notturna sfrontatezza mi porta quasi ad ignorarlo. Me lo lascio alle spalle per scendere velocemente a riprendermi tutti gli incomprensibili linguaggi di un torrente in piena anche se, a dire il vero, la sua furia si è probabilmente esaurita nel corso della giornata di ieri, domenica era senz’altro più arrabbiato. Mi riapproprio della baracca ripensando alle sibilline parole radiofoniche della Pres, ormai…ieri all’ora di pranzo e sorridendo le rivolgo un simbolico abbraccio che vuol essere un ringraziamento per questa bella cosa che stiamo facendo tutti assieme e alla quale ognuno dei centogiornisti deve dare il suo significato personale. Sto per oltrepassare il ponte, vado a intraprendere la strada del ritorno, e il fascio di luce della frontale, diventato timido adesso, coglie una repentina, ma non troppo, fuga di un qualche animale notturno che la mia scarsa reattività non riconosce ma lo ascriverò lo stesso nell’elenco degli incontri piacevoli e casuali. L’ombrello non è mai stato chiuso in questi mio andirivieni notturno però scendendo, quindi con maggior impeto che all’andata, constato che il diametro è adatto per una copertura ottimale ma inappropriato per il proceder lungo questi sentieri, infatti rami e cespugli bassi li prendo tutti. Constato questo, ormai alle ore 00.30, forse dovevo essere a letto altro che cogitare, ma, volete mettere la sensazione di libertà che si prova a respirare il 99,9 % di umidità di martedì 22 gennaio 2013? Salita dedicata alla Pres.


MERCOLEDI’ 23 GENNAIO 2013


Avrei voluto godermi la Valle questo pomeriggio passeggiando tranquillamente e scattando qualche foto invece a causa di impegni da parte di chi mi accompagnava ( o ero io ad accompagnare lei ? ) abbiamo fatto tutto di corsa, nel solito senso di fretta per tornare all’automobile e andare via. Peccato perché nonostante qualche nuvola di passaggio il sole era lassù ben in alto a illuminare e riscaldare i nostri animi. Anche l’itinerario è stato dei più brevi proprio per facilitare il rientro e io che volevo godermi i panorami dal M. Carso? Certo, sarà per un’altra volta ma intanto c’incamminiamo nell’umidità dei sentieri in ombra e volgiamo il nostro sguardo al torrente che ancora copiosamente riversa acqua verso il basso. Cerco lo stesso di fermare qualche istante significativo di questo odierno passaggio: le vedette, Moccò e San Lorenzo slanciate verso l’alto a stagliarsi contro l’azzurro; le solite capre, quella marrone a riposo sotto gli Altari, quella nera allerta un po’ più su; la cascata bella gonfia e la perfezione del suo salto; qualche saluto ora qua ora più in là e così si arriva a una Bottazzo in prolungata pennichella. Non c’è molto da aggiungere se non che, al frettoloso rientro, il sentiero si interrompe a metà per il passaggio di un simpatico gregge per niente impaurito dall’umano passaggio, segno che si stanno abituando all’intrusa presenza. Le bestie più grandi mi direzionano lo sguardo forse a diffidarmi dall’avanzare o fare cose inconsulte, le rispetto e mi soffermo ancora un attimo soltanto per immortalare la loro fierezza di animale selvaggio o quasi. Intanto più sotto, da parte di qualcuno c’è un accenno di torrentismo, si intravede la sagoma blu di un kayak che viene portato a monte per il lancio, ma, come anzi detto, il tempo ci è tiranno e devo abbandonare la postazione fotografica che mi ero procurato in attesa dello sportivo fluttuare. Certo che il Rosandra così gonfio d’acqua è proprio un bel torrente, me ne rendo conto quando mi porto a pelo d’acqua e vedo la sinuosità di certe sue onde accarezzare scogli e frangersi su sassi sospesi e lasciarsi poi andare su brevi salti per raggiungere alfine la pace del fondovalle e con un fluire anonimo andarsene verso la conclusione. Come la nostra sortita che nonostante tutta questa rincorsa al tempo ci ha lasciato lo stesso qualche carezza in fondo al cuore.


GIOVEDI’ 24 GENNAIO 2013

Un dopo lavoro già predisposto per andare in Valle ma che alla fine non offrirà particolari spunti d’interesse emotivo. Qualche volta succede. Lasciamo l’automobile sul curvone dopo San Antonio in Bosco/Borst, quello dove ci sono solitamente un paio di camper a riposo e prima della stradina per il cimitero e il Prà de Mocò. Poco meno di 50 m lungo la strada sulla destra diparte una carrareccia che porta dritta dritta in Ciclabile e dalla parte opposta continua alla volta di Hervati. L’annunciata bora sembra rinforzare proprio in serata, ma è inevitabile che ci troviamo proprio a sbatterci contro i primi refoli, almeno fin oltre la prima galleria, poi la sentiamo vociare tonante in tutta la Valle rimbalzando da una parte all’altra ma non ci disturberà più che tanto. Scendere a Bottazzo per la strada, controllare la temperatura, firmare il libro, salutare il successivo fruitore e risalire, insomma le solite formalità prima del rientro come sempre veloce, ma tant’è che alla sera c’è poco da fare, o sei solo e decidi per un rientro meno monotono inventandoti qualcosa o sei in coniugale compagnia e allora fai proprio il compassato coniuge. Giusto per distogliere lo sguardo dall’idea di oscurità attendiamo con curiosità l’incrociarsi di luci avvistate in lontananza, una cammina e l’altra corre mentre un’altra ancora e ben luminosa avanza dal fondovalle verso il suo appuntamento con il ricordo. Rifacciamo in discesa quel pezzo di carrareccia che poi trasformiamo in sentierino per accorciare ancora e notiamo come anche qui, vicino alla strada e alle prime case del paese, le tracce clandestine siano ben evidenti. Prima o dopo ci sarà qualcuno che organizzerà una pulizia di tutta questa immonda tristezza?


VENERDI’ 25 GENNAIO 2013

Eh, ombra giocherellona che mi sfuggi or da destra or dalla parte opposta so che non ti prenderò ma so anche che il sole obliquo di quest’ora ti disegnerà davanti al mio sguardo almeno fino a Bottazzo. Sulla ciclabile il gioco è finito e precedi i miei passi insolitamente veloci seppur frenati da refoli di bora. Scusa Valle, oggi non ho tanti sguardi da dedicarti, almeno alle tue cose più belle a quelle che mi hanno rapito nei giorni scorsi e che questo pomeriggio sfilano via dal mio disinteressato passaggio. Gli occhi guardano le tue cose più “ insidiose “ quelle a cui nessuno rivolgerà una dedica particolare. Sasso che si muove, consueta radice che sporge, ramo spezzato, terra che frana, salto di roccia, curva e controcurva , il mio sguardo non va oltre a tutto ciò e non vedo il torrente in basso e non vedo l’avvicinarsi dei tetti di Bottazzo. Saranno ancora al loro posto il Cippo e più sotto la chiesetta? Sicuramente sì ma domani, domani li degnerò senz’altro di uno sguardo. Ma perché correre? Bella domanda, perché correre? Qualche volta bisogna fuggire e qual modo migliore di farlo se non di corsa per lasciare il più presto il più lontano possibile proprio quella frenesia che ti ha preso e avvolto tutto il giorno. La fronte è imperlata di sudore ma è un sudore pulito non quello della fatica quotidiana che inacidisce bensì quello di una soddisfazione purificatrice. Non vorrei usare la parola fretta anche questa volta, non le devo niente questo pomeriggio, ma purtroppo è così ed è con questa scusa che torno alla base letteralmente volando, ma come si suol dire, sulle ali dell’entusiasmo. Esterrefatti sguardi non avvezzi a simili passaggi si spostano per consentire alla mia sfacciataggine di runner di arrivare al Premuda in completa estasi sportiva che niente ha, forse, a che vedere con l’ammaliante piacere di entrare nello spirito della Valle. Ma non è sempre così, soltanto ogni tanto… soltanto ogni tanto il bisogno di sentirmi diverso dagli altri mi fa stare davvero bene.
  • “ Mi scusi, posso farle una domanda ? “
  • “ Sì, prego. “
  • “ Mah, non pensa che se dovesse cadere, mentre corre in quella maniera…potrebbe farsi molto male ? “
  • “… “
  • “ Beh, se dovessi pensare a quello che potrebbe succedere in caso di caduta…probabilmente non correrei in quella maniera . “
  • “… “
  • “ Comunque le posso assicurare che non stavo correndo molto forte. “
  • “ Veramente a noi sembrava di sì! “
  • “ Voglio dire, io sono stato 10 ‘ da Bottazzo al Premuda ma ne stia certo che c’è gente capace di farlo in 5’! “
  • “ Ah! Addirittura? “
  • “ Eh sì ? Ma quelli vengono da un altro pianeta! “


SABATO 26 GENNAIO 2013

Oggi sabato di sole, bora e freddo, quindi un sabato tipicamente invernale che ben si presta ad un’escursione in Val Rosandra e dintorni. Ne viene fuori un Draga-Bottazzo-Draga veramente speciale, anche perché le varianti si chiamano Mihele e Beka e l’andatura quest’oggi è quella compassata e chiacchierona di due donne al seguito, mia moglie e una sua amica, che a volte mi precedono e la volta dopo precedo. Mi dedicherò alla fotografia, lo faccio spesso quando mi presto all’accompagnamento escursionistico. L’intento oggi è quello di stare in mezzo alla natura alcune ore per godere, possibilmente, delle sue bellezze grandi e piccole e soprattutto incontaminate e senza dimenticarsi di passare, casualmente, ma non troppo, per Bottazzo. Lungo tutto il percorso ma specialmente scendendo e risalendo la conca attraversata dalla Glinščica gli scarsi resti delle ultime piogge e qualche residuo di neve hanno cominciato a gelare ed è un divertimento per il mio piacere scoprire le forme strane, particolari e originali che la solidificazione crea, lo scioglimento temporaneo modifica e poi la natura nel suo continuo movimento rimodella. Che bello vedere e peccato… invidiare, oggi, quel paio di trailers che affrontano questo percorso con andature vivaci, si vede che si stanno divertendo. Anche il nostro è un divertimento seppur diverso, guardarsi intorno da angolature differenti dalla volta scorsa, i famosi punti di vista, quelli che cambiano lo stato delle cose ma soprattutto quelli di vederle e pensarle. E poi c’è la terza femmina da tener d’occhio, Perla, che sembra la più disinteressata ma in realtà è quella che da’ coesione al gruppetto. Infaticabile nel suo avanti e indietro per rinserrare le fila, non ammette eccessiva distanza fra i suoi padroni, siamo le sue pecorelle da tener raccolte. Quelle di Beka invece scorrazzano o meglio accorrono al richiamo del loro padrone mentre i cavalli nel recinto se ne stanno immobili e pasciuti a prendere il sole; soltanto quello bianco si volta vanesio ai miei click. Scendendo a ritroso dello Jamarun ma a fianco e in alto della Griža sentiamo i refoli più nervosi passare sopra le chiome degli alti alberi e il tepore del sole infiltrarsi fra i rami degli stessi: è un invito a fermarsi, rifocillarsi e riposarsi. Un altro riposo quest’oggi è d’obbligo a Bottazzo davanti a una fumante tazza di tè accompagnata eccezionalmente da un bicchierino di rhum. ( Oggi buttiamo strambo ). Si risale alla volta della ciclabile in direzione Fünfenberg tanto per non fare sempre il n° 1 ed ecco che l’agitazione di Perla si fa manifesta quando anche noi vediamo in basso la fuga di un giovane capriolo sicuramente disturbato dal nostro inaspettato passaggio. Sorpresa, questa volta la fuga avviene in alto, ce n’è un altro di giovane capriolo che si allontana dall’improbabile caccia della nostra cagnetta. Il mio sguardo non è così repentino e tanto meno il fiuto di Perla in questa circostanza ma più su, proprio sotto i primi ruderi, viene avvistato il terzo capriolo in allontanamento precauzionale. Evidentemente questa zona meno battuta permette a questa selvaggina di vivere più in santa pace, almeno fino a quando degli escursionisti rompiballe non decidono per la digressione piuttosto che rimanere sulla traccia certa. E poi eccoci a schivare le ultime folate di giornata per un arrivo fra le viuzze nascoste di una Draga piuttosto tranquilla e rilassata. Proprio come noi, dopo cinque ore; dovevano essere alcune e alcune sono state, di cammino e doverosa sosta ove necessario e indispensabile.


DOMENICA 27 GENNAIO 2013

17.30, parcheggiamo l’automobile sulla curva dopo Borst lungo la strada che porta a Jezero, siamo già pronti a partire quando…porca miseria …ho dimenticato le pile frontali e la luna piena, ahimè, è ben che nascosta dietro ad una imprevista nuvolaglia che non promette niente di buono; ma era poi prevista?

Sono da poco passate le 10.30 e parcheggiata l’automobile in uno degli unici 2 spazi disponibili a bordo carreggiata, quello senza ghiaccio al suolo, ci apprestiamo ad incamminarci con meta: il monte Javornik, Giavornico in italiano, quello di Črni Vrh per intenderci. Cosa centra direte voi, forse niente oppure molto; questa nostra giornata festiva si dipana in un’entusiasmante ciaspolata nella Selva di Piro. Siamo in quattro a condividere l’entusiasmante bellezza del luogo in questa luminosa giornata contrassegnata da assenza di vento, da un sole ritardatario ma poi acceso, da tanta neve di cui 30 cm almeno, fresca, sprofondiamo leggermente ma non ci bagniamo, gli alberi, specialmente gli abeti, sono carichi e così il bosco assume quel aspetto fatato che si ritrova solitamente nell’infanzia fiabesca. Si sale veramente piano per godere appieno di ogni piccolo frammento regalatoci dalla natura per vivere serenamente la bellezza di questa giornata. E poi lo spettacolo a 360° che la cima ti riserva è la ciliegina su una torta già abbastanza sostanziosa ma prendiamoci pure anche questo come pure il tepore dell’accogliente Pirnatova Koča prima dell’incomparabile discesa attraverso il reiterarsi di una pacifica sensazione. Giù a Vodice, la sensazione di una sfuggevole presenza, le poche case, due passanti casuali sulla stradina emersa, lo sguardo bambino incuriosito o esterrefatto dal nostro passaggio, geometrie perfette dall’ultimo raggio di sole sul ripido pendio, il galleggìo di un inconsueto tepore nel gelo incipiente di un’aria volta alla serata. Cosa centra direte voi, forse niente oppure molto, dipende soltanto dalla vostra sensibilità nell’ entrare assieme a me in questa onirica visione in attesa di riprendermi la giornaliera Valle in attesa dei miei, nostri, ormai noti passi.

Alle 17.40 siamo già diretti verso casa. Riprendiamo così un po’ di fiato e forze e dopo cena una breve passeggiata all’aria fresca della Valle, tanto per digerire.
20.15, lasciamo l’automobile nella piazzetta di Bagnoli, siamo già pronti a partire quando…partiamo, sì questa volta siamo veramente e di nuovo in cammino. La luna si cela al momento dietro il M.Carso ma poi una volta messisi nella direttrice per Bottazzo ce l’abbiamo proprio di fronte, peccato che sia velata e che l’alone che la circonda non depositi a favore di un’altra splendida giornata per l’indomani. Ma prendiamoci quello che c’è da prendere, una fresca camminata tonificante e defaticante della ciaspolata.
A Bottazzo fanno -2° C ma non li sentiamo nemmeno tanto siamo caldi d’entusiasmo. Avrei voluto godermi appieno la luce della luna mentre segna il mio cammino ma la poesia di questa serata viene adombrata dalla zipka di chi mi accompagna che nell’incertezza del suo passo cela forse la stanchezza accumulata in milioni di altri passi. Sarà un sogno a metà e l’altra metà la dovrò immaginare come sempre dando spazio alle emozioni. Adesso che la mia ombra precede i miei pensieri voglio fermarmi ogni tanto e raccogliere quelle piccole sensazioni dimenticate lungo il cammino, ora all’ ombra delle rocce, ora sopraffatte dal rumore della cascata, ora accarezzate da impercettibili folate, ora intercalate dalla voce amata di chi mi sta a fianco, ora nella luminescenza di una luna piena finalmente svelatasi del tutto, e tanto nei pensieri e nei ricordi di questa indimenticabile giornata.


LUNEDI’ 28 GENNAIO 2013

Verrebbe da dire finalmente un po’ di pioggia, per spezzare la “ monotonia “ di splendide giornate, ma è più sensato esprimere il disappunto per una repentina mutata stabilità atmosferica che ha portato a questa giornata di pioggia, aveva o non aveva l’alone la luna di ieri sera? Quindi stasera niente camminata al chiaro di luna anche se l’ora crepuscolare ci consente lo stesso di arrivare a Bottazzo a fari spenti e accenderli soltanto per constatare che la temperatura alle 18.00 è di 3° C. Pioviggina ma soltanto per accarezzare le fumanti parole che si condensano nell’umidità di quest’aria ben diversa da quella di ieri. Un po’ di compagnia non guasta per scendere dialogando all’appuntamento con il librone. A Bottazzo tutto è fermo, tutto tace, un solo veloce passo al suo rientro e poi è il nostro turno in Baracca; oramai la “ violiamo “ ad ogni serata, ci vengono comodi il tavolo e la luce accesa per espletare quella che sembra essere diventata una formalità ma che so, in cuor mio, non esserlo, non deve assolutamente esserlo altrimenti andrebbe perso tutto il significato di questo gesto, questo nostro venire e andare, venire e ritornare, venire e ricordare, venire e ammirare, venire e meditare. E in questo via vai continuo della nostra mente da e per la Valle prende forma il più bello dei sentimenti che ogni giorno che passa avvicina sempre più i nostri cuori. Non occorre aggiungere altro a questa serata e al mio pensare, domani sarà un altro momento dove lo spazio dato all’esprimersi di questo sentimento avrà una diversa dimensione, ma lasciamo che la pioggia abbia il suo sfogo e il sole ritorni a riempire il nostro sguardo e poi…


MARTEDI’ 29 GENNAIO 2013

Doveva essere un’uscita al chiarore della luna piena per i ragazzi del Ricrepenso di Muggia che aderendo a questa iniziativa proposta nell’ambito del Progetto Giovani si sarebbero garantiti un accompagnamento in un’escursione serale nientepopodimenoché in Val Rosandra. Doveva essere, doveva ma la luna non si è fatta vedere, forse lei avrà fatto di tutto per presentarsi smagliante più che mai al giovanile incontro ma una nebbiolina alta, fine e persistente ha impedito del tutto la sua visione. Doveva essere, doveva ma di ragazzi del Ricrepenso di Muggia ce n’era uno e uno soltanto dei sette annunciati. Che tristezza mi verrebbe da dire o “ sono ragazzi “ parafrasando un popolare comico. Qualsiasi giustificazione va bene tanto non servirebbe a cambiare l’idea che, dopo la delusione iniziale, uno come me può essersi fatta al riguardo. In compenso Massimo, l’unico ragazzino che non ha voluto mancare e per questo ne cito il nome, si è divertito dimostrando fin dal muovere i primi passi via dal Premuda alla volta di Moccò di aspirare a compiere questo curioso giro della Valle quasi nella completa oscurità. Arriviamo fino alla terza galleria con l’emozione delle sensazioni provate a camminare nell’ovattato crepuscolo e nella sopraggiunta oscurità resistendo alla tentazione di accendere una qualsiasi luce; unica incombenza il farsi notare da alcuni bikers al rientro verso città muniti di fendinebbia piuttosto potenti. Ovviamente la discesa a Bottazzo necessitava anche da parte nostra di un’adeguata illuminazione e così è stato, cinque pile si sono accese quasi simultaneamente alla testata del sentiero 1 e allora giù alla volta dell’accogliente Locanda. Per tutti è un piacere la bibita dissetante prima di scendere al Premuda.
Ogni tanto qualcuno si ferma e spegne il suo faro per gustarsi appieno la serata, tiepida; l’atmosfera,avvolgente,ascoltare il silenzio distolto soltanto dallo scroscio del torrente che si intromette nei nostri discorsi. E bravo Massimo, che vuoi abbandonare il sentiero per accarezzare il Rosandra, hai capito appieno il senso di questa camminata, hai capito che non soltanto bisognava venire questa sera, luna o non luna, ma anche esserci, soprattutto con il cuore e il tuo, sinceramente, promette molto bene.
Al prossimo plenilunio.


MERCOLEDI 30 GENNAIO 2013

E fanno 50! Siamo al giro di boa e per festeggiare questo che per me è comunque un piccolo traguardo ho fatto un approccio a Bottazzo piuttosto impegnativo, Al di là della stanchezza e di altri problemini che però mi avrebbero assillato comunque è stata una bella corsa/camminata, senza incontrare anima viva nonostante l’ora non fosse di quelle impossibili ma forse i luoghi sì proprio vista l’ora. Si parte dalla fabbrica dove lavoro quasi a voler dimenticare in un istante la giornata e i suoi problemi, ma ci ritornerò a fine corsa per riprendermi le cianfrusaglie quotidiane. Quindi parto da Noghere verso Caresana, c’era un bel sentiero che adesso è diventato strada forestale e inizia dopo la rotondetta del Freetime, quella sulla strada per Crociata; mi porta, come certe estati, a raggiungere l’asfaltata del Monte d’Oro. Lassù prendo il tratto poco frequentato, se non dai cinghiali che hanno a mezza via un laghetto per abbeverarsi, del sentiero1 che in un continuo saliscendi porta alla fonte di Dolina. C’è fango e acqua che scorre sul sentiero, ma dopo l’esperienza della Lanaro Granfondo, mi viene da ridere al solo sfiorare questi elementi. L’1 continua verso la Vedetta di Crogole, prima della quale due boscaioli stanno caricando di tronchi un carro. I pensieri sono diversi ma cerco di concentrarmi di più sulla corsa anche perché adesso il sentiero s’inerpica e sento distintamente la città tentare di farsi largo fra le spire di una nebbiolina comunque sufficiente a negarmi la sua vista. La Grotta delle Antiche Iscrizioni e poi giù a capofitto in una delle discese che amo di più, peraltro fatta più volte all’epoca dell’Anno del Monte Carso, quella che porta alle ultime case di Gorni Konec. Stranamente anche oggi il Rifugio Premuda è chiuso, ci passo davanti perché il sentiero 15 mi vuole anche questa sera. Moccò è solo un saluto come pure la Ciclabile poco più sopra. Arrivato sulla cementata da Hervati lascio il 15 per il bianco/azzurro e via sempre più su a raggiungere il ciglione dello Stena. Se prima era la città a nascondersi adesso è la Valle al completo, priva anche dei suoi soliti contorni, la nebbia appiattisce, non ci sono ombre da rifilare ma soltanto il nulla. Sta scendendo la sera ma non mi preoccupo, questa e la Valle che riconosce i miei passi, la Valle coi sentieri che si conformano al mio piede. Finalmente il feral di Bottazzo, ma è tanto in basso, bene, lo raggiungeremo in breve con una piacevolissima discesa che inizia…” Dove osano le capre “; infatti una si sporge per capire quel tramestio e tutte le altre riempiono l’aria del loro inconfondibile olezzo, sono in compagnia, invisibile, ma non sono solo del tutto. Non lo sono nemmeno a Bottazzo, sono in compagnia di 2000 e passa firme, di decine di pensieri, gli ultimi ricordano che oggi sono già 50 i giorni da quando certa strana gente ha deciso di venire ogni giorno fino a qui soltanto per stare bene con la propria anima. La lampada, adesso sì, accesa, illumina il fumo che emana il mio corpo, qui tutto è più umido, io sono umido, anzi, bagnato. Il fascio di luce mi aprirà la strada lungo il sentiero 46, è la prima volta che lo affronto in salita, decisamente più lungo e meno divertente. Prima di arrivare alla Sella del Monte Carso sento l’aria diventare ancora più fredda, tutto intorno è freddo, il bosco e la sua linfa gelata. Ma è bello riconoscere ogni angolo, ogni tratto di sentiero, ogni pietra; mentre salgo alla volta del M.Carso, rivado alle mie prime Linee Verticali, quella su dal sentiero 25, quello del Crinale o quella dalla Bukovec, portavano entrambe ai ruderi sul M.Carso. Ed eccomi alla seconda firma di giornata, non ci vengono poi tanti quassù e quelli che ci vengono sono più o meno gli stessi. Che bello sarebbe adesso avere un parapendio e scendere veleggiando dolcemente ma con la fantasia non ritorno di certo a Noghere. Cammino in salita e corro in discesa, sono stanco e l’attenzione deve essere massima, guai a inciampare, non vorrei farmi male, non saprei in quel caso come fare. Meglio non pensarci e tirare dritti, il percorso è in memoria ma con questo buio non l’avevo mai fatto salvo che per certi tratti e sempre grazie alle Linee Verticali. Il buio mi schiaccia al suolo, sembra volermi respingere, ma la zipka fa appieno il suo dovere e talvolta sposto il fascio a scrutare l’oscurità un poco più in là del necessario. A San Servolo tutto tace, soltanto il solito cane che abbaia a qualsiasi passaggio e sono già oltre l’immoto paese. Adesso sarà tutta discesa fino a Crociata. Prebenico fa il pari con San Servolo, la gente si prepara alla cena e io non sento assolutamente alcun morso di fame, gli unici morsi sono quelli che attanagliano le mie gambe. La bella carrareccia è sempre stata veloce e nonostante tutto lo è anche questa sera, giù giù allora. Sono a Crociata, ancora tre chilometri e sarò sotto la doccia a crogiolarmi. Opto per la strada asfaltata perché quella dei Laghetti solitamente, di questi tempi, è tutta un fango: basta! Ritorno nella civiltà un po’ alla volta, praticamente ad ogni passaggio di maleducati abbaglianti. Dai che ce l’hai fatta, ma fatto cosa? Una corsa più lunga del solito o la solita cazzata?
Sì, mi fanno proprio male le gambe e tanti altri punti del corpo, ma il cuore non mi duole, è felice, la mia anima sorride e il mio pensiero si fa grande.

GIOVEDI’ 31 GENNAIO 2013

Dopo la sfacchinata ( ma ne è valsa la pena ) di ieri, oggi giornata da prendere in tutta tranquillità, almeno questo è l’imperativo. Tanto più che sono in compagnia di due donzelle dal passo slow quindi un motivo in più per dedicarmi ad osservare la Valle e i suoi particolari, anche se la persistente cappa li cela per gran parte del tempo che trascorreremo lungo i suoi sentieri. Da San Lorenzo “ el scovazon “ è la via più diretta per scendere un po’, subito e portarsi sulla strada da Hervati e per Bottazzo, un notevole punto panoramico da cui esporsi e trattenere il fiato. Mi piace soffermarmi a considerare il vuoto sotto di me e mi accorgo dell’ampiezza della Valle senza fissare dei punti di riferimento ma lasciando proprio andare lo sguardo al di là delle linee che la delimitano. Mi soffermo a misurare i sentieri, da quello di fondovalle, a quelli che salgono al M.Carso o alla Sorgente Bukovec, alla chiesetta di Santa Maria in Siaris o quelli che scendono fino al greto del Rosandra, ne seguo le linee e il loro intersecarsi, disegno mentalmente figure geometriche, mi lascio andare a queste visioni prospettiche, guardo tutto ciò e vedo la Valle, qust’oggi, in maniera diversa. Mi è diverso anche l’arrivo a Bottazzo dove non c’è nessuno ad attenderci; per quale motivo poi avrebbe dovuto esserci qualcuno in attesa? Ma siamo di giorno ci deve essere qualcuno? Paradossalmente la presenza e il calore umani li sento maggiormente al buio dove mi celo e da dove risalta il chiarore appannato al di là dei vetri abitati. Nel primo pomeriggio, a parte il nostro di arrivo c’è quello di uno strano runner o di un particolare impiegato, dipende dai punti vista: è vestito di giacca e cravatta con un paletot di colore scuro che ben contrasta con il rosso delle Salomon ai piedi, ha preso mezza giornata di ferie per non mancare alla firma. Non vi dico di chi si trattava ma vi dico soltanto di cosa si è disposti a fare a meno pur di esserci: potenza dei 100 gg! Nella risalita, oggi è una giornata di stranezze o amenità, anche qui dipende dai punti di vista, tre personaggi in cerca d’autore vestiti di foggia militare con tanto di cappello; in realtà si tratta di scout non più giovanissimi in cerca di fanciullezza. Il ciglione del Monte Stena ci regala i primi raggi di sole della giornata e altre innumerevoli sfaccettature di questa splendida natura. Il giovane capriolo se ne sta tranquillo, beato e indisturbato a brucare la poco erba su di uno sperone di roccia che si protende ben al di sopra della Ciclabile; più in là anche il solito e ormai familiare gregge si crogiola al tepore di questo inaspettato sole pomeridiano, le più anziane ormai pasciute se ne stanno distese ad osservare le più giovani che si danno ancora da fare con il tritatutto alimentare in loro possesso. Mentre ci avviamo alla volta di San Lorenzo sono anche queste le piccole cose che mi fermano per un totale abbandono al piacere contemplativo. Se il furore di ieri ha stravolto il mio andare ben venga quest’oggi cotanta tranquillità allo stato puro. Il suggello a questa disposizione d’animo è un vago diffondersi per tutta la Valle di una quasi impercettibile sonata di flauto, le dolci note salgono dal fondo valle a misticizzare questo mio andar giulivo alla faccia del forse più intenso rumore di città che come sempre in questi giorni fa a spallate con l’esile cappa di nebbia che la sovrasta. Probabilmente, per la gratuita melodia, dobbiamo ringraziare i rover poc’ anzi oggetto del nostro sarcasmo.


VENERDI’ 01 FEBBRAIO 2013

Un venerdì dopo il lavoro quotidiano e di fine settimana non poteva certo offrire alcuno spunto particolarmente interessante a delle menti già votate all’organizzazione del week end, almeno questo era il mio pensiero quando mi sono affacciato alla Valle per una toccata e fuga; questa idea era avallata dalla calma piatta che la solita cappa rendeva ancor più persistente. Però c’è un po’ di movimento, giovani che si attardano sul greto del torrente per delle meditazioni trascendentali tutte loro, gente che scende, gente che arriva da altre parti, gente che sale. Le giornate si sono allungate è evidente e nonostante la nuvolosità si raggiunge agevolmente Bottazzo senza infierire con la luce artificiale sulla momentanea staticità della natura, fa eccezione soltanto la cascata che argentea si stacca dal grigiore crepuscolare. Dall’inizio della strada arriva distinto il rumore cadenzato dei bastoncini mossi a ritmo di nordic-walking; e proprio dal ritmo impresso riconosco il camminatore, la firma sul librone confermerà la mia intuizione. Sorridiamo di ciò ma soprattutto perché ci rendiamo conto come questo nostro andare e venire a Bottazzo si stia trasformando ogni giorno di più in un connubio fra esistenze diverse ognuna con la sua realtà da vivere. Ce ne andiamo al buio e una luce in arrivo mi acceca, ma riconosco quell’affanno e il saluto mi conferma l’appartenenza; stupendo! Anche questa è magia, magia dei 100 gg a Bottazzo. Ormai riconosco gesti, ansiti, parole, sguardi, odori, rumori, silenzi, vivo l’ampiezza di questo buio in maniera intuitiva e ciò mi permette di dare un volto alle persone che incontro o all’animale che scanso. Esternamente ne sorrido e in cuor mio ne gioisco: cosa succederà ancora da qui alla fine?


SABATO 02 FEBBRAIO 2013

L’annunciata giornata piovosa non si è fatta attendere anche se a metà mattina c’è una tregua, che ci consente la discesa questa volta, senza ombrello aperto, anche se il peggio arriverà nel pomeriggio, quando i giochi odierni saranno ormai fatti. Appuntamento votato al minimo interesse ma non si è mai del tutto certi delle sorprese che la Valle può riservare, basta rivolgere il proprio sguardo ai particolari, a prima vista, più insignificanti e avere comunque la capacità di stupirsi. Il sentiero 17 da Draga si immette sul sentiero 1 e questi si apre sulla Ciclabile, ma invece di fare la curva esso prosegue sotto il ponte in una traccia meno evidente che in realtà cela un sentierino che ripido ripido scende per conto suo fino a ritornare ben più sotto sull’ 1, una variante non male ma da farsi piuttosto in salita specialmente se si vuole alzare il battito cardiaco. E perché non scendere direttamente al torrente per quella traccia che porta oltre la Locanda? Il librone è già dentro assediato da ben 3 coppie di centogiornisti, noi formiamo la quarta coppia e attendiamo il nostro turno. E’ un piacere salutare, stringersi le mani, un bacio, sono tutti amici che condividono questa passione dell’ogni giorno a Bottazzo e tutti i suoi significati e il sorriso di tutti riempie il locale e lo rende più accogliente. Fuori riprende a piovere, non cesserà più, si alza anche la bora ma non sarà un problema per la nostra tenacia. Ma non soltanto per la nostra, sulla ciclabile c’è un bel movimento, podisti, ciclisti, un cagnolino ino ino che sta dietro alla sua padrona zampettando allegramente ( forse ), qualcuno con l’ombrello decide di ritornare indietro. Abbiamo il piacere di fare le cose lentamente e di guardare al di là della valle, le cose di fronte, ma anche quelle in basso, i nostri amici animali quest’oggi sono al riparo, attendono forse che il tempo migliori o hanno già sbrigato le loro faccende mattutine. Questa rilassatezza fisica ti dà il tempo di pensare e pensando hai tempo di concentrarti maggiormente su quelle cose che solitamente ti sfuggono. Ed è così che noto sulla ringhiera, nel tratto dopo l’ultima galleria quello di fronte ai ruderi di Castel Fünfenberg, una prima scritta poi seguita da altre, in realtà una è una citazione del 20° Presidente degli Stati Uniti: James A. Garfield che richiama al potere della moneta, le altre sono parte del testo di Istant Karma di John Lennon: “…FARESTI MEGLIO A RICONOSCERE I TUOI FRATELLI E TUTTI COLORO CHE INCONTRI. PERCHE’ SIAMO NEL MONDO? SICURAMENTE NON PER VIVERE NEL DOLORE E NELLA PAURA. PERCHE’ TU SEI SULLA TERRA? QUANDO SEI OVUNQUE VIENI E OTTIENI CIO’ CHE TI SPETTA. BENE, TUTTI SPLENDIAMO COME LA LUNA E LE STELLE E IL SOLE, BENE TUTTI SPLENDIAMO, TUTTI ANDIAMO AVANTI…” come se non bastassero queste parole a farci meditare in questa giornata, sulla ringhiera c’è spazio per un aforisma che recita: “ SOLO I PICCOLI SEGRETI DEVONO ESSERE PROTETTI, PER QUELLI GRANDI BASTERA’ SEMPRE L’INCREDULITA’ DELLA GENTE “ . Il cuore mi batte forte: è l’emozione e con essa indugio in una repentina rincorsa mentale alla ricerca interiore di qualche piccolo segreto di cui ho sottovalutato il significato o tralasciato lungo il cammino e qualcosa è trapelato, ho paura di aver sbagliato qualche cosa, tante cose e che in questo momento qualcuno sta ridendo alle mie spalle. Il rintocco delle campane della chiesetta di Sant’ Elia che ci suggeriscono l’ora della mezza giornata mi riporta alla realtà ma non ne sono del tutto certo forse è un altro segno della malia di questi luoghi.

DOMENICA 03 FEBBRAIO 2013

Mi è difficile parlare della “ solita “ capatina a Bottazzo dopo la …scorpacciata di entusiasmo fatta durante una escursione istriana del c.a.i. di Muggia. Gita programmata come da Programma d’Attività 2013 che vedeva la Traversata da Pomjan a Krkavce lungo sentieri e carrarecce attraverso boschi e campagne e tipiche borgate contadine dove anche le soste, specialmente quelle, lunga a Kostabona e breve a Puče, hanno consentito ai partecipanti di entrare nel clima festaiolo che precede il Carnevale. Non mi soffermo oltre su questi aspetti ricreativi che peraltro hanno qualcosa in comune con gli aspetti che caratterizzano il nostro venire quotidiano a Bottazzo. E proprio questo fatto giornaliero ci porta all’ora di cena a percorrere il sentiero di fondo valle sia in andata che al ritorno. Non del tutto ebbri delle amenità di giornata, grazie anche alle ristabilite condizioni meteo che via via che il sole si imponeva rendevano la temperatura più mite e i paesaggi più luminosi, siamo colpiti dalla presenza delle stelle in cielo; finalmente un cielo limpido ci dava la possibilità di godere anche di questo spettacolo. All’uopo ci fermavamo a lampade spente per sollevare lo sguardo al cielo e lasciarci andare ad espressioni di fanciulla meraviglia. Ma siamo proprio sicuri che la temperatura si sia tanto mitigata come a noi sembrava? Il termometro segnava 0°! E’ allora siamo o non siamo in inverno? Stranamente la Locanda è aperta con il solo gestore apprestatosi al desinare ma non abbandonando la partita a scacchi con la scacchiera computerizzata. L’ho disturbato? Ma il librone è ancora al caldo in attesa delle nostre firme, saranno proprio le ultime della domenica. Avrà poi chiuso il locale? Noi chiuderemo ancora le lampade per guardare le stelle ma chiuderemo anche gli occhi per ascoltare lo scorrere del Rosandra, dopo la tremenda giornata di ieri, la pioggia caduta ha inevitabilmente ingrossato il suo scorrere che fa così la voce grossa. Anche questo è un gioco…piacevole.

LUNEDI’ 04 FEBBRAIO 2013

Un’altra settimana è incominciata, è quella che prelude al Carnevale, il giovedì prossimo sarà quello Grasso. Ma per me le settimane a venire saranno particolari perché, ahimè, a causa del lavoro…che non c’è sarò a casa più del dovuto. Intanto oggi siamo qui dopo l’uscita delle 16.45; il sole sta scendendo e distendendo all’orizzonte per regalarci uno di quei rari tramonti suggestivi a vedersi. In scioltezza lungo la ciclabile e così possiamo ogni tanto fermarci, voltarci e apprezzare i colori che si vanno mescolando oltre il Golfo dove la linea scura dell’orizzonte appunto delimita l’arancione e poi il rosso del cielo. Bisogna cogliere questi mutevoli attimi per riscaldare il tempestio del nostro cuore. Chissà se questo è proprio anche del fuggevole incontro che la ciclabile offre? 2 piccole luci che si avvicinano a Bottazzo dal basso ci avvertono che il buio incombe ma oramai anche per la mia signora è motivo di piacere cercare di arrivare laggiù ad occhi socchiusi per poi poterli spalancare alla bellezza del cielo terso e illuminato da milioni di zipke; durante la discesa, in una di quelle soste contemplative, diventa un quadro surreale la nera staticità del bosco che trattiene il brillio delle stelle in cielo. Questa sera è ancora meglio di ieri che a un certo punto sembrava tutto compromesso dall’approssimarsi di qualche nuvola malandrina; stasera no, c’è uniformità lassù., soltanto il chiarore del post tramonto sfuma le tonalità blu scuro da est ad un azzurro meno forte dalla parte opposta. Che sia un’emozione? E che dire di quegli sfuggevoli grandi occhi illuminati dalle nostre frontali? Si allontanano verso il pendio alla nostra sinistra, poi si fermano, si lasciano inquadrare, incantare, aspettano, non ci temono: è un capriolo adulto forse anche lui incuriosito da quelle due strane scie luminose che lo inseguono senza cattive intenzioni o forse infastidito dal nostro disturbo, in fin dei conti siamo noi gli estranei.


MARTEDI’ 05 FEBBRAIO 2013

Voglio godermi un’ora di luce in più e allora esco prima dal lavoro ma con mia grande sorpresa il cielo è pieno di nuvoloni neri che non promettono nulla di buono. Avevo programmato un certo tipo di uscita ma sarò costretto ad inventare, alla fine sarà meglio così. Oggi sono solo allora posso dedicarmi alla corsa di fatica quella che in realtà mi fa camminare, seppur velocemente, in salita e correre senza risparmio in discesa; lo scopo di tutto ciò non mi è ben chiaro però mi piace impegnarmi in questo modo. Premesso ciò parto da Jama per salire le ripide balze del bianco/azzurro e sbucare davanti alla Grotta delle Iscrizioni, mi mancava da un po’ questa impegnativa salita ma dà soddisfazione una volta arrivati in alto. Continuando sul b/a vado a raggiungere il sentiero che scende dal Monte Carso, in cima ci andrò al ritorno, e va ad incrociare il sentiero 25. Non c’è nessuno da queste parti, mi fanno compagnia soltanto i rumori della città, delle fabbriche sottostanti, del porto più in là, delle automobili nel via vai superstradale; ma una volta in alto tutto si affievolisce e il mio udito è alla ricerca di rumori più consoni. Scendo fino alla Sella del M.Carso e ancora un po’ sotto il Crinale poi il 13 mi porta al Cippo e al suo grigio panorama odierno, immagino ben altri scorci in tempi migliori. La discesa alla chiesetta merita sempre un occhio di riguardo, non è proprio il caso di inciampare, sarebbe oltremodo doloroso. E via tranquillo poi sino a Bottazzo sempre in questa atmosfera un po’ malinconica per via del tempo che, indeciso, rimane in attesa di peggiorare. Stavolta me la prendo comoda in attesa del tè alla frutta una scorsa al giornale e poi sono di nuovo a lottare per risalire. Adoro il sentiero 46, forse perché così poco frequentato e così tanto selvaggio coi traversi su ghiaione e improvvise svolte che si inerpicano attraverso intagli rubati alla roccia e protetti da alberi piegati dal vento. Un sasso che rotola alla mia sinistra, sarà un animale, di sicuro. Ah eccolo, che sia il capriolo di ieri sera? Questa volta non si ferma a guardarmi, non c’è alcun fascio di luce da penetrare, gli ho messo paura? Stavolta fugge, di corsa, con dei balzi eleganti e maestri che gli invidio fare. Quando si scollina la temperatura è sempre più bassa, umida, come tutta la zona della Sella d’altronde. Qualche lacrima scende da lassù. Ci arrivo ben presto e decido di prendere il sentiero 38, quello che porta alla Sorgente Bukovec, altro single track da non sottovalutare, lo Jamarun insegna. La visione della Valle da questo lato ha un fascino particolare; interessante notare come cambia completamente la prospettiva e poi siamo di fronte alle pareti del Crinale, ci sono tutte le classiche vie alpinistiche da individuare, immaginare, magari un’altra volta. Adesso ci si inerpica nuovamente, l’ultima salita di questa serata sportiva e poi una volta raggiunta la cima del Monte Carso, il Riparo, non rimarrà che la discesa. Anche il libro di vetta del M.Carso merita rispetto non foss’altro per il bel ricordo del 2010 che serbiamo tuttora, la firma senza occhiali diventa uno scarabocchio ma penso conti poco per gli altri. Quel che conta è che anche stasera il tramonto ha toccato il mio animo, chissà perché basta che il sole pigmenti con caldi colori il mare sullo sfondo e crei disegni surreali con le ombre che vengono proiettate ai lati di questo quadro naturale, che provo un senso di pace e allo stesso tempo fervore per un sottile piacere che è tutto mio. Sembra voglia piovere sul serio e anche il buio incombe ma dovrei farcela ad arrivare a Jama senza accendere la zipka, rovinerebbe questo ieratico finale. E così è anche se il bosco dopo la “ forestale “ via dalla Vedetta incupisce il mio arrivo, conosco il sentiero fin troppo bene e non mi lascio ingannare dai trabocchetti, sarebbe davvero un peccato regalare alle mie terga un fangoso marchio, no oggi no, non lo meriterei affatto. Mi accascio sullo scooter, il respiro è affannoso, resto in attesa del pronto recupero, sorrido, sono felice.

MERCOLEDI’ 06 FEBBRAIO 2013

Se ieri la mia preoccupazione erano gli agitati cumulo-nembi quest’oggi è il rischio neve. Dopo la pioggia di giornata seguita ai temporali notturni che hanno turbato i miei dolci sogni adesso che mi accingo a raggiungere il punto di partenza è la pioggia serale che potrebbe crearmi qualche fastidio ma ormai pronto a tutto devo soltanto decidere che sentiero affrontare. Sono lì lì per rifare il Monte Carso, lassù gli alberi sono inzuccherati e qualcosa anche più in basso ma niente a che vedere con la nevicata di 20 giorni fa. Mi porto dietro qualche strascico della corsa di ieri allora opto per qualcosa di tranquillo, camminerò, veloce ma camminerò per il semplice sentiero di fondo valle. Non avevo fatto i conti con la bora che si incanala e furoreggiante cerca di respingere le mie velleità che oggi non sono di granché spessore, forse per questo la natura mi offre un pretesto per meritarmi la salita, tanto più che c’è anche un po’ di pioggia mista a neve che mi si rivolta contro; alzo il bavero della giacca tecnica, calco il berretto, socchiudo lo sguardo e via verso Bottazzo. Il sentiero ha di nuovo quelli che io chiamo laghetti, sarebbero pozzanghere ma siccome sono occasionali in un terreno carsico li voglio immaginare tali. Anche gli appicchi dello Stena recano i segni di una incipiente nevicata ma tutto il resto è grigio anonimo. Decisamente fra la notte e il giorno è stata più pioggia che neve quella che è caduta. Dopo la compilazione del registro, ormai lo faccio sempre al riparo della Baracca per non aggiungere altra umidità al povero librone, mi avvio alla volta della Ciclabile. Appena passato il Casello Modugno e prima della galleria mi sembra di intravedere una luce di colore in avanzamento ma fra la vegetazione non riesco ancora a capire di chi o cosa si tratti, poi a sorpresa vengo incrociato da un’automobile dei…carabinieri con tanto di lampeggiante in funzione. Grande la mia meraviglia ma anche le mie perplessità al riguardo: clandestini? Forse semplice routine ma non so se percorrere, seppur dalle forze dell’ordine, una pista ciclopedonale sia da considerarsi routine. A parte questo flash inconsueto, avevo deciso di camminare e sto camminando anche se la tentazione di correre è latente come pure il sopraggiungere del buio che in zona Moccò è ritardato dal chiarore della neve, sì qui ha attecchito, altro che a Bottazzo. Faccio attenzione a non scivolare sulle rocce di calcare, più sotto sui lastroni di arenaria le Meindl tengono molto bene. Però? Continua a scendere la pioggia e il mio rientro sarà precipitoso a evitare eventuali gelate stradali, ci mancherebbe altro.

GIOVEDI’ 07 FEBBRAIO 2013

E arriva il giorno che non hai tanta voglia di pensare positivo e tutto quello che fai ti pesa farlo perché non hai stimoli particolari od obiettivi precisi, niente di grave ben inteso, semplicemente quella di oggi è una giornata un po’ così. La voglia è quella di fare tutto con la dovuta calma e lasciare che i pensieri scivolino via dai meandri della mia mente senza soffermarsi in eccessive considerazioni, è per questo che scelgo la Ciclabile, punto panoramico e vista anche l’ora di primo pomeriggio piena di incontri, un po’ inusuale per i miei soliti spostamenti in Valle. Ogni volta mi chiedo a chi spetta salutare per primo ma quasi sempre sono io che accenno un salve o un buon giorno a seconda della persona incontrata; invece quelli, ma più delle volte… quelle, tirano dritto senza manco guardarti, quelle persone sì mi fanno incavolare, ma dove sono con la testa? E quelli che corrono,…corricchiano con l’ I Pad? Ma cosa hanno capito a venire fin qui ad ascoltare rumori sintetici? Valli a capire. Faccio alcune deviazioni per crearmi altri punti di veduta e poi rientro sul tracciato certo. Mi piace poi affacciarmi dal balcone di Fünfenberg e guardare l’acqua a picco sotto di me; la raggiungo ben presto e risalgo la corrente con lo sguardo e la riva destra con i miei passi. Oltre i ruderi del mulino mi incanto ad ascoltare l’acqua, a vederla scorrere, ad assecondare i suoi flutti, gli alberi qui sono ricoperti di muschio verde brillante e fine da tappeto vellutato, l’atmosfera è calma. Arrivo a Bottazzo dalla parte opposta, una volta tanto la visione è ribaltata ma il luogo è lo stesso, pieno di silenzio perché ormai il chiacchiericcio del torrente fa parte del mio essere. Non ho fretta nemmeno di vidimare la mia presenza, arriva gente, ci si conosce, si dialoga, si va via assieme, si dialoga, non c’è fretta, almeno per me. Le solite capre dalla parte degli Altari e un po’ più avanti, punti neri che si spostano abilmente sull’incredibile tappeto di roccia e sassi proteso nel vuoto. Una volta tanto, salendo il sentiero 15, esco in curva, non arrivo al Prà de Mocò ma seguo le indicazioni per il paese e sono già in strada, una volta tanto. Oggi era una giornata così.

VENERDI’ 08 FEBBRAIO 2013

Nonostante la giornata, votata ad altra e per oggi più remunerativa escursione, non si poteva non chiudere in bellezza scendendo a Bottazzo. Ma facciamo un breve passo indietro per celebrare la ciaspolata odierna sul Taiano. Da Muggia salta all’occhio il candore del monte in questione ed è facile intuire la quantità di neve che ancora lo ricopre. In Slovenia la Giornata della Cultura è considerata Festa Nazionale quindi sarà inevitabile la consueta processione verso la cima dello Slavnik e del Rifugio che presumibilmente sarà aperto. Per evitare la ressa da Podgorije scegliamo la partenza da Škandanščina, per evitare i pochi che saliranno lungo la diretta da questo versante optiamo per la via più lunga quella che porta dapprima alla Mala Vrata e da qui verso Ovest, in lunga traversata, al Taiano. Niente da dire sulla selvaggia bellezza dei luoghi, peraltro a noi ben noti, che con la neve a ridisegnare il paesaggio, assumono un aspetto alquanto suggestivo. Anche se gli alberi hanno perso un po’ della loro copertura mettendo a nudo la scheletricità invernale, l’intorno, doline, sassi, carraie, ginepri, muretti, è ancora ricoperto da una coltre spessa sulla quale si è posato di recente un ulteriore delicato velo. La calma necessaria per godere appieno di questa giornata in natura ci consente di giungere tranquillamente al meritato ristoro post conquista: un bel tepore, dalla stufa a pieno regime, come accoglienza, un ottimo e fumante planinski čaj, uno strudel di ricotta coi mirtilli, beh, niente male per riprendere forza e scendere in scioltezza, questa volta sì, per la diretta. Prima di rientrare in Italia l’occhio cade sul sole al tramonto che espande il suo rossore alle spalle del Monte Carso. Istintivamente raggiungo la chiesetta di Nasirec posta in posizione strategica sul panorama integrale della Valle, però già scura da parecchio, per fermare con un click l’immagine artistica che si va formando all’interno di questa splendida cornice. E poi via. Provenendo da est, arrivare a Draga in automobile mi sembrava la cosa più immediata e logica anche perché la presenza di oggi deve essere soltanto un fugace attimo. E così sarà anche se in fondo, in Locanda non possiamo rinunciare a una spumeggiante, fresca, desiderabile Laško ( tanto per rimanere nel contesto della prešernova ovvero della Giornata della Cultura Slovena ) a calmare un poco la sete accumulata dopo le 4/5 ore di aria frizzante gustosamente respirata. C’è un attimo d’imbarazzo quando il gestore, mostrandoci una foto che ritrae i suoi nonni, il mitico Bepi e la consorte Maria, si lascia prendere dall’emozione e assieme al suo racconto viene fuori una lacrima del tutto inattesa; non è certo la solita simpatica risata ma fa tenerezza questa sfumatura diversa del buon F.

SABATO 09 FEBBRAIO 2013

Venire via da Muggia in pieno Carnevale non è un problema se lo fai nel primo pomeriggio, la cittadina è in rampa di lancio e si riesce ancora a fuggire, fisicamente ma anche mentalmente.. Anche se per un saluto o uno sguardo, magari di sfuggita, l’andare a Bottazzo, a prescindere dalla 60^ firma ( a proposito di 60, in questi giorni a Muggia ha luogo il 60° Carnevale Muggesano ) è quasi un dovere morale che, a pensarci bene, serve anche per liberare la mente da stanchezze varie. Anche il saluto degli incontri che si susseguono sono un modo per rilassarsi; come noi, qualcun’altro si fa accompagnare dal proprio cane ma a Perla questo non interessa, sono gli odori di questa natura che la attraggono e qualsiasi altro tipo di contatto la infastidisce. Oggi poi siamo tutti ancora un po’ stanchi dell’intensa attività di ieri e siccome domani abbiamo in programma un’altra uscita con le ciaspole ce la prendiamo comoda seguendo peraltro uno degli itinerari più tranquilli, un po’ di Ciclabile e il fondovalle per il rientro. E proprio da quest’ultimo punto di passaggio e osservazione che giungono le uniche emozioni di giornata. Non è una novità vedere le capre sotto gli Altari ma oggi c’erano almeno 4 caprette che seguivano le loro madri negli spostamenti verso il ricovero per la notte mentre i padri se ne stavano in disparte e con la dovuta calma si accodavano anche loro per chiudere la fila e per avere anche tutto sotto controllo. Ma la cosa più simpatica era vedere i piccoli incornarsi, per modo di dire, fra di loro, era un gioco, come il rincorrersi in lungo e in largo per il ghiaione, divertente davvero vedere queste figurine saltellare senza paura fra le rocce sotto lo sguardo attento dei genitori, non c’era disobbedienza alcuna in questi loro spontanei e liberi movimenti: ahh la grandezza della natura. Basta così poco e vieni via dalla Valle veramente rilassato e ogni giorno più ricco.


DOMENICA 10 FEBBRAIO 2013

Come accennato nella pagina precedente oggi avevamo in programma un’altra uscita con le ciaspole e così è stato. Dopo tanti anni di pranzo pre-sfilata, con parenti e amici ospiti a Muggia proprio per assistere alla tradizionale kermesse dei carri allegorici, quest’anno si è deciso in famiglia ( mia moglie! ) di andare via in questa giornata di festa e allegria. C’è in entrambi il desiderio di dedicarsi completamente alla natura invernale che a pochi passi da casa, grazie alle recentissime nevicate, trova la sua massima espressione. Non occorre fare tanta strada in automobile per uscire dalla
“ normalità “ giornaliera e fuggire le problematiche attuali abbandonandosi alla bellezza dei luoghi e allo splendore della giornata, basta andare nella vicina Slovenia e hai soltanto l’imbarazzo della scelta in fatto di mete da raggiungere. Questa volta abbiamo deciso per la Sveta Trojca, un monte di poco più di 1100 m situato fra gli abitati di Postumia e Piuca, peraltro già salito alcune estati fa. Da allora, a ridosso della cima, sui ruderi di quella storica è stata ricostruita la chiesetta dedicata appunto alla Santissima Trinità, quindi la nostra curiosità era doppia. Sappiamo già che Bottazzo ci aspetta in serata, normale direi, visto che la nostra frequentazione si esplica per la maggior parte di volte nelle ore serali appunto ma per adesso godiamoci lo splendido sole che ci accompagnerà per tutto il pomeriggio visto che ci mettiamo in cammino ben dopo le 11.00. Tutt’intorno la neve sembra un po’scarsa ma lo sarà soltanto in basso, mano a mano che si sale le ciaspole si riveleranno fondamentali perché seguiremo una via di salita, quella che parte dal villaggio di Slovenska Vas, non percorsa da alcuno dopo l’ultima nevicata, anche perché è più lunga rispetto a quella del versante Sud da Trnje che avremo modo, in discesa, di riscontrare molto trafficata. Come consuetudine ce la prendiamo comoda per godere appieno di questo spettacolo che si apre ai nostri occhi un po’ alla volta a cominciare dal sottostante lago del Gallo ( Peteljnisko Jezero ) che non è gelato ma ben risalta nella sua cornice di neve. Si apre il panorama sul vicino Nanos e sulle cime alle sue spalle fino alle riconoscibilissime Giulie. Si passa dai pascoli pietrosi, ai boschi inanimati, alle radure soleggiate, ai sentieri accennati, alle carrarecce fortunatamente inservibili; lo spettacolo cambia di continuo diventando vieppiù gradevole e appagante, si sale e si arriva in cima all’uscita da un bosco di cristallo, tale era la sensazione nell’attraversare una zona molto fitta di alberi con i rami carichi di neve scintillante.: magia pura! Che spettacolo dalla cima! Le foreste del Nevoso con i suoi abeti impettiti e di bianco pastrano invernale vestiti, tutte le cime più o meno note che contraddistinguono questa regione della Notranjska, dal vicino Suhi Vrh, agli Javorniki, all’Auremiano, al Blegoš un po’ più in là, alla Slivnica sopra Circonio e così via. Il pio dominio di questa splendida chiesetta rende l’atmosfera alquanto contemplativa e anche noi, inevitabilmente rapiti, siamo partecipi di questa palpabile misticità. Si scende lungo la via più stropicciata felici di essere saliti dalla parte opposta e di rientrare in tutta scioltezza all’automobile. A Draga il termometro dell’automobile segna – 3° C, abbiamo freddo adesso, ma non è di certo colpa dell’ottima birra scura poc’anzi tracannata in quel di Flora su all’ex confine; piuttosto dev’essere una reazione al, per così dire, caldo patito nell’escursione. Ben presto siamo a Bottazzo dove il termometro segna un – 2° C ma se dicessi che sentiamo la differenza direi una stupidaggine, comunque ci siamo ben che riscaldati nella veloce discesa e nell’altrettanto veloce risalita, che sia merito del luppolo? Le stelle in cielo ci regalano la magnificenza di una serata silenziosa e tranquilla. Le gallerie da Draga al bivio per il sentiero 1, e viceversa, vanno affrontate con repentina attenzione, dalla volta si staccano a sorpresa stalattiti di ghiaccio, segno che il freddo è diventato gelo e ha momentaneamente fermato lo stillicidio; a terra brillano, alla luce delle frontali, i pezzi del …cristallo infranto. A Muggia la baraonda sembra in stand bye, per le strade non c’è tutta quella verve festaiola; non sappiamo niente di come è andata la grande festa del 60° Carnevale Muggesano ma non ce ne doliamo, quest’anno il nostro è stato un Carnevale alternativo.


LUNEDI’ 11 FEBBRAIO 2013

Chi l’avrebbe mai detto? La serata seppur fredda e stellata di ieri non lasciava presagire certo un risveglio come quello odierno anche se le previsioni….Fuori è tutto bianco e silente, i tetti della parte di Muggia che posso vedere dal terrazzo sono coperti dalla neve e gli alberi delle case adiacenti pure e il prato, giù in giardino, non è da meno. Per fortuna le strade sono pulite, non avremo problemi oggi a raggiungere quantomeno Bagnoli. Per strada l’immagine che ci giunge diretta del Carso imbiancato esprime tutta la tranquillità di un lunedì di Carnevale ancora intontito dei fasti domenicali, apprezzeremo così il passeggio rilassante di oggi dopo la tecnica scarpinata di ieri. Ma proprio non ce la facciamo a stare senza neve? Alle 10.30, il sentiero 15 è del tutto intonso per il piacere di entrambi, moglie e marito, e per la gioia di Perla che ha modo di ficcare il muso nella farinata odierna dopo la goduria delle “ nuotate “ di ieri. Gli inediti scatti fotografici sono praticamente inevitabili per voler cogliere magari i soliti particolari ma in questa diversa veste. Per fortuna che ho resistito ad un approccio estremamente tranquillo a causa dei residui di stanchezza accumulata il giorno prima, non avrei potuto cogliere significative immagini come quelle prese da questo panoramico punto di osservazione che è la Ciclabile. E una di queste immagini, sicuramente la più originale di tutte è quella che vede protagonista il gestore della Locanda che a bordo dello scooter sta transitando proprio sulla ciclabile innevata; è stata una vera e divertente sorpresa vederlo uscire dalla galleria dopo il Casello in direzione Trieste. A evitare la discesa su Hervati ha giustamente optato per l’impercettibile discesa della Ciclabile che porta alla strada dei Santi ( San Antonio-San Lorenzo/ n.d.a. ). C’è più di qualcuno che è venuto a gustarsi il piacere di una scalpicciata sulla neve fresca che però va via via sciogliendosi complice il rialzo della temperatura e una leggera pioviggina mista a neve ( o è nevischio misto a pioggia ? ). Nel fitto del sentiero 1 che discende a Bottazzo la neve non ha fatto presa ma è tutto così scivoloso che ci costringe alla massima attenzione. Quattro chiacchiere con la Pres lasciata al Casello e colà giunta via strada in compagnia del suo cucciolo di cane e poi un sentiero gelato da percorrere per il rientro. E le capre degli Altari? Chissà quale è stato il loro riparo notturno durante la nevicata? Constatiamo come la destra orografica del Rosandra abbia oramai perso la sua tinteggiatura, era inevitabile. Una volta a casa, altra constatazione, anche i tetti …della parte di Muggia che posso vedere dal terrazzo…hanno riassunto la loro solita fisionomia.

MARTEDI’ 12 FEBBRAIO 2013

Se ieri mattina era Muggia ad apparire imbiancata al primo sorgere del sole oggi è tutto il Carso ad essere ricoperto da una coltre di neve in certi punti anche spessa. Le notizie alla radio dicono che ne è venuta giù tanta e non solo a Trieste ma in tutta la Regione e oltre confine; dal Taiano al mare è tutta una candida distesa, resterà o non resterà? Alle 16.40 mi avvio alla volta di Bagnoli e i cumuli a bordo strada confermano quanto comunicato al mattino; per fortuna le strade sono pulite. Ma al di là dell’asfalto tutto è rimasto come prima, il sole non è riuscito a demolire del tutto la coltre e allora ecco che la Val Rosandra si presenta con una livrea tipicamente invernale ancor più confacente di quella del giorno prima. Il sentiero di fondovalle ove non stropicciato dall’ andirivieni curioso della gente ha permesso alla neve di compattarsi quindi non disdegno l’utilizzo dei ramponcini per una progressione più veloce e sicura. Questa andatura mi consente di cercare con lo sguardo sotto le solite pareti degli Altari a quest’ora e quest’oggi illuminate dal sole in discesa, i puntini in movimento delle caprette, sono curioso di vederle giocare sulla neve, ma non riesco ad individuarle nonostante per un attimo mi sembra di udire un belato, sarà stato portato da qualche folata occasionale. Eh sì, rispetto a ieri ha nevicato parecchio di più, è veramente tutto bianco, anche gli alberi in fondo in fondo mantengono la loro copertura nivale accrescendo il fascino di questa estemporaneità. A proposito di alberi, c’è n’è uno che non ha resistito agli ultimi eventi atmosferici che si sono susseguiti, pioggia, vento, neve, ed è stramazzato sopra ad un cespuglio di rovi, sta sbarrando l’uscita dal ponticello per chi proviene dal fondovalle o viceversa per chi deve intraprendere la discesa. Bottazzo ancor più soffocata, quasi scompare alla vista mimetizzandosi nel candore generale, laggiù tutto tace, il disturbo è soltanto foresto perché invadente e talvolta maleducato, fortunatamente è solo di passaggio come questa nevicata. Da parte mia volevo fosse una semplice passeggiata, ma al rientro mi appaga di più una corsetta, forte dei jazzini ai piedi che non mi fanno temere alcuna scivolata inopportuna. Posso andare via presto oggi, verso il finale di questo Carnevale alternativo, praticamente senza accorgermi che è venuto, c’è stato e se ne è andato: sto invecchiando accidenti!




MERCOLEDI’ 13 FEBBRAIO 2013

La nevicata di ieri a tappato veramente tutti i buchi lasciando poco spazio ad altro colore all’infuori del bianco. Anche la Ciclabile ha ancora il suo bel tappeto morbido e striato dall’unico passaggio che tutti, podisti e ciclisti, hanno utilizzato per percorrerla, fanno eccezione i cani che liberati delle catene domestiche possono scorazzare nel morbido alla ricerca di selvatici afrori nascosti. I ghiaccioli penduli nelle gallerie hanno perso la loro tenacia e si sono schiantati al suolo, ne è seguito il solito gocciolio. Dal fondo valle dove si incuneano refoli strafottenti di bora, ne viene fuori un frastuono amplificato simile a un mostruoso lamento, che sensazione d’inarrestabile forza! Bottazzo è ancora richiuso su stesso, a proteggersi da questo schiaffo d’inverno: passerà,passerà…
Non c’è molto da emozionarsi in questa frettolosa serata che sembra voler mandare tutti a casa presto magari al tepore di un caminetto acceso. La neve compattata dall’andirivieni del triestino curioso sembra intenzionata a gelare ed per questo che, nonostante la piattezza o quasi della Ciclabile, utilizziamo lo stesso i jazzini, si cammina decisamente meglio e soprattutto veloci; un alberello ha fatto kaputt anche in Ciclabile, meglio allontanarsi dagli alberi caduchi, un refolo più possente degli altri potrebbe dar loro il colpo di grazia, non si sa mai. Nemmeno le luci incombenti della città ci aiutano nel cammino ma tanto siamo arrivati all’automobile, le giornate si sono veramente allungate eccome.



GIOVEDI’ 14 FEBBRAIO 2013

Voglio essere banale: oggi è San Valentino, auguri a tutti gli innamorati. Grazie, a nome di tutti i centogiornisti, grazie. Siamo o non siamo innamorati della Valle ? Altrimenti chi o cosa ce lo farebbe fare di venire ogni giorno o più o meno ogni giorno da queste parti se non l’amore per la Val Rosandra? L’amore per la Natura? L’amore per noi stessi? E’ più facile che quando si sta bene in un posto si stia bene anche con se stessi che viceversa. Infatti non è detto che se si sta bene con se stessi anche il posto dove ci si trova contribuisca al nostro benessere in quanto si tratta più di una condizione mentale che fisica. Sono in completa tranquillità per cercare anche concentrazione, mi servirà dopodomani, ma di questo ne parleremo. In stile passeggiata me ne vado appunto per i fatti miei in cerca di niente verso Bottazzo finalmente liberata dalle strette invernali. La bora ha asciugato quasi tutti i residui di neve lungo i sentieri meno in ombra e quella che è rimasta è diventata ploch. Raccolgo una pipa, sì proprio una pipa che qualche fumatore distratto ha perso lungo il sentiero in un momento in cui anche per lui contava di più l’aria frizzante della Valle al crepuscolo, gliel’ho lasciata presso la “ scrivania “. Nonostante la bora, percepisco dei richiami femminili provenire dal versante est del M.Carso, ma non riesco a capire a chi sono rivolti. Mentre sto ascrivendomi nel foglio di giornata che lascio a disposizione di un sudato arrivo e me ne vado in compagnia di una competente partenza, il mistero o quasi è svelato, un cane ha abbandonato i suoi “ genitori “ e sta vagando per la Valle attratto da chissà quali odori, e in quei richiami a lui diretti c’è già tutta la preoccupazione che si fa via via sconforto, della sua padrona. Chiacchierando strada facendo con persone appena incontrate si viene a saper di realtà o problematiche talvolta comuni la cui mal sopportazione è tutta da condividere ovvero se il peso da portare è maggiore, da compatire. Veramente, il tempo che stiamo vivendo ci è socialmente nemico, la natura che amiamo è soltanto una breve fuga dal pensiero opprimente. E intanto Cody, così si chiama il ricercato è stato visto scendere verso valle assieme ad un cane con proprietario. In effetti li avevo incrociati tutti e tre mentre salivo ma non potevo certo sapere che il cucciolo era in fuga dai padroni che adesso quasi disperati non sapevano da che parte cercarlo; addirittura la loro automobile davanti al Premuda era stata fatta segno di fangose zampate di un animale forse più disperato della sua padrona. Mi faceva una certa pena vederla chiamare ad alta voce la bestiola, mi faceva una certa pena al solo pensiero che potesse succedere anche a me di dover cercare la piccola Perla, a proposito, auguri anche a te adorabile cagnetta, oggi è San Valentino, la Festa degli Innamorati.

VENERDI’ 15 FEBBRAIO 2013

Stamattina velocissimamente a Bottazzo e soltanto per lasciare il segno e per constatare la riapertura della Locanda dopo giorni di chiusura forzata a causa dell’ultima copiosa nevicata. Toccata e fuga perché nel pomeriggio me ne vado in Dolomiti. La giornata è di quelle belle con un bel sole e la carezza della bora a giocare con la tua salita a fondo valle con cagnetta e padrona al seguito. In alto, per il piacere della vista, da una parte e dall’altra, ma di più alle pendici del M.Carso, insiste ancora un po’ di neve, ma sarà questione di giorni, forse. Il cielo terso regala uno sfondo ideale per il bianco della neve e delle rocce illuminate appunto da un sole tepido che ancora non scalda quell’abbastanza da potersi alleggerire di qualche vestito. Anche oggi si parte da un chiuso Rifugio Premuda, voglio fare le cose con calma perché domani parteciperò alla Ciaspalonga delle Marmarole, ecco perché nel pomeriggio …vado in Dolomiti, e non vorrei incorrere in qualche stupido contrattempo dell’ultima ora, magari qualche scivolata su qualche chiazza gelata lungo il sentiero. Insomma mattinata tranquilla a goderci la purezza del “ nostro “ vento.


SABATO 16 FEBBRAIO 2013

Ore 06.00 Auronzo di Cadore
Ore 14,32 Pieve di Cadore
In mezzo 40 km di pura neve di montagna e 2600 m di dsl + ovvero la Ciaspalonga delle Marmarole o per enfatizzare il tutto con la definizione che ne danno gli organizzatori: THE LONGEST SNOWSHOES RUN IN THE WORLD. ( e scusatemi se è poco )
Ore 21.30 Bottazzo ovvero il 67° giorno dei 100 giorni a Bottazzo ( e scusatemi se e poco ).

Andando sul concreto, eccomi qua fedele e immancabile all’appuntamento giornaliero, incarnando appieno lo spirito di questa kermesse nostrana che ci vede protagonisti di questa bellissima storia che incredibilmente ha iniziato a prepararsi il finale. Cosa volete che siano state 8 ore e 32 minuti di sofferenza con le ciaspole sapendo che alla sera avrei potuto bearmi del più piccolo bel panorama del mondo? Piccolo perché la piccola Val Rosandra è soltanto una virgola al cospetto della vastità dolomitica con le sue cime, le sue vallate, i suoi scenari, la natura che si fa spettacolo. Ma nel suo piccolo, la Valle mi regala sempre l’emozione giusta per rasserenare un animo singhiozzante come il mio.

Il termometro segna – 6° C ma la suggestione del buio delle 6.00, rotto dal centinaio di zipke a illuminare la partenza sull’Ansiei, su ad Auronzo, è una cosa davvero particolarissima, non sono emozionato né preoccupato, piuttosto concentrato che è forse la cosa migliore in questo momento. Alle 7.00 salendo la Val de Porse devo inevitabilmente fermarmi e voltarmi, il sole sta facendo la prima fotografia di una splendida giornata alle montagne più belle del mondo e precisamente: Cristallo, Popena, Cadini, Tre Cime, Paterno, Croda dei Toni, e poi a testa bassa di nuovo e salire. Ma poco più su appaiono, anche esse illuminate e quasi toccabili, le Marmarole, che spettacolo con il sole che riscalda e gli scorci che aprono il cuore. Eccomi al Pian de Buoi che ricordavo in veste agostana e adesso mi appare quasi irriconoscibile per via del suo splendido, spesso e candido manto. La tanta neve ci porta ora verso il basso, in Val d’Oten per poi risalire alla periferia di Calalzo e al paese di Pozzale, il panorama si apre sulla Valle del Piave e il Lago di Centro Cadore sottostanti, si continua a salire.
Ed ecco l’Antelao, che forza, che spettacolo, che boschi, che disegni regala la natura innevata. E’ una gara e come tale l’affronto; sto lottando con e contro me stesso perché sto soffrendo ma voglio finire, voglio onorare l’impegno che ho preso con la mia coscienza. Giriamo al Rifugio Antelao, ancora salita e poi in picchiata a Pieve di Cadore. E’ stata più dura del previsto ma sono arrivato al traguardo, c’erano ad attendermi applausi e complimenti validi anche per tutti gli altri concorrenti, dal primo all’ultimo, com’è giusto che sia.

Sto risalendo ora la Val Rosandra con dolci refoli di bora che tentano invano di spazzare dalla mia mente il ricordo di giornata. Le stelle in cielo cercano anch’esse di distogliere i miei pensieri offrendomi spunti di poesia. Stasera sarà dura abbracciare la Valle con il solito affetto: scusami, sono freddo, distante, ma ancora non del tutto insensibile e percepisco i segnali che mi stai mandando, grazie oh Valle che mi sei vicina nonostante oggi ti abbia tradita tante e tante volte, so che capirai il senso di questo mio temporaneo tradimento. Ma sono qui lo stesso, anche se faccio fatica a camminare diritto, arriverò in fondo anche adesso, anche in questo caso voglio onorare l’impegno che ho preso con la mia coscienza ancor prima che mi dicesse cosa volevo fare per sentirmi a posto con lei. Oggi è stato un sabato eccezionale della mia vita dove ho superato un dislivello notevole che non è certo e non vale quello di una salita in montagna; quando il fisico sembra abbandonarti entra in gioco la tua volontà, la forza che hai o non sapevi di avere dentro è qui per sorreggerti, ad essa ti aggrappi per superare qualsiasi ostacolo, qualsiasi dislivello. Alla fine, che sia un giorno qualsiasi o 100 giorni a Bottazzo si impara sempre qualcosa di nuovo che in fondo è la linfa che serve all’uomo per crescere, anche a 56 anni.

DOMENICA 17 FEBBRAIO 2013

Cosa dovrei fare oggi dopo la sfacchinata di ieri? Starmene tranquillo a casa a leccarmi le ferite? Non sia mai detto, oggi è domenica, c’è il sole, soffia la bora, ho bisogno di sciogliere i muscoli indolenziti e allora cosa c’è di meglio che una salutare e tonica sgambata in Val Rosandra? Dopo pranzato si può andare, è irrinunciabile. Doveva essere una cosetta tranquilla in realtà ne viene fuori una bella escursione invernale favorita anche dalla temperatura ideale e dalle condizioni atmosferiche che prediligo, sole e bora. Da Jama si parte per la LV ma subito dopo si vuole sbagliare strada e ci si ritrova a salire quasi direttamente per tracce di sentiero fino ad arrivare sul sentiero 1 a monte della Vedetta di Crogole. Ma era tutto così piacevole che non ci è pesato affatto non prendere il solito sentiero. Una volta in alto il sole ci regala la luminosità giusta per apprezzare tutto il panorama cittadino e marino che si apre ed estende sotto di noi; è inevitabile soffermarsi sul Belvedere della Merenda anche se la bora si fa sentire e verrebbe voglia di ripararsi piuttosto che rimanere lì in balia di refoli dispettosi. Allora, tanto per essere coerenti con lo spirito di giornata che ci vuole più ricercatori che conservatori ci spostiamo sulla Sella della Bora per essere anche contradditori. Il sentiero 38/a che scende alla Sorgente Bukovec ha trattenuto la neve che aveva ricoperto questo versante lasciandola attaccata alle rocce soprattutto nelle zone d’ombra. Si arriva sul sentiero 38 proprio dove lo zampillo regala vita alla sua esistenza e forse anche a quella degli animali di passaggio o stanziali. Una volta apprezzato lo scorcio diretto sul Crinale, si può scendere sul sentiero 1 per proseguire quasi nella normalità alla volta di Bottazzo. Trovo sempre piacevole e divertente soffermarmi ad osservare la vita carsica delle capre e soprattutto dei cuccioli che imparano i primi rudimenti della vita selvaggia; sono posizionate sempre in zona Altari ma si spostano di continuo a seconda del momento della giornata che le vede ora brucare, ora dormire, ora giocare, ora non far assolutamente niente o forse, come capita spesso a noi umani, annoiarsi. Domenica pomeriggio via vai di…domenicali, non i soliti incontri che con lo sguardo cercano di leggerti negli occhi a che numero sei arrivato o chi sei di una di quelle firme nel Librone. Gli sguardi di oggi, ove ci siano, si interrogano sul: “ da dove vieni che risali a quest’ora mentre noi invece stiamo scendendo farai tardi peggio per te”. Ma non possono sapere questi domenicali che per noi quotidiani frequentatori di valle questa è un’ora presta per andarsi a fare una Radler a Bottazzo. Non mancano le foto da destinare alla Raccolta, quella che mi servirà per ricordare anche visivamente i 100 giorni. Il Librone è in Locanda, un motivo in più per sedersi e centellinare un barattolo di gialle bollicine in compagnia di affetti realmente familiari frutto della relazione che intercorre fra noi e parte degli avventori. Poi si scende assieme agli avventori, uno di questi è nostro figlio che seppur giovane conosce forse la Valle meglio di noi e così approfitto per farmi ricordare da lui le varie zone e pareti d’arrampicata che non accarezzo più da 20 anni e oltre. Bei ricordi quelli di allora, non foss’altro che ero più giovane. Via la nostalgia e godiamoci il tramonto che regala ancora qualche bagliore sui Falchi e sulla Bianca prima che il grigio uniformi tutto quanto. Dopo questo pomeriggio di visita solare domani torneremo alle visite serali e intanto la luna sta prendendo forma, domenica prossima sarà di nuovo bella tonda per una di quelle camminate a fari spenti nella notte.


LUNEDI’ 18 FEBBRAIO 2013

Talvolta lo fai perché ti piace talvolta perché sei costretto; stasera è una di quelle volte in cui non possiamo fare diversamente e allora eccoci qua tutti e tre, Perla, mia moglie ed io in ora tardo serale di un lunedì qualsiasi ( il primo giorno della settimana è un po’ una giornata insulsa rispetto alle altre, si ha poca voglia di ricominciare dopo il weekend e quando lo si fa si parte davvero piano ) affrontare le ormai note balze che in mezz’oretta di passo tranquillo ci porteranno a Bottazzo. Quando siamo, per così dire, di fretta scegliamo sempre l’itinerario più breve e il cui punto di partenza è più prossimo anche al rientro quindi l’automobile resterà nel piazzale antistante il Rifugio Premuda che da parecchi giorni troviamo chiuso. Anche stasera la bora cercherà di respingerci inconsapevole del fatto che la adoriamo perché le sue folate sono rigeneranti, purificatrici, catartiche, infatti l’aria ci sembra così effervescente da darci maggior stimolo a camminare piuttosto che a trascinarci. Le stelle lassù sono l’ormai consolidato piacere della vista serale verso la grandiosità dell’universo. Già la luna rischiara il tutto, il calcare comincia ad accendersi e fra sette giorni sarà illuminato dall’immensità dell’astro-zipka. Chissà se nel frattempo occhi grandi stanno seguendo il nostro inceder veloce o se siamo ignorati anche dal più piccolo degli esseri che vivono nella Valle? Talvolta i nostri fari colgono di sfuggita sguardi in fuga che altre volte si soffermano a considerarci, timorosi? o solamente infastiditi da quel chiarore inopportuno. Stasera no, soltanto la nostra fantasia ci fa immaginare chissà che pedinamento. Sarà l’ora che volge al tardi, sarà la stanchezza…d’inizio settimana ma se non fosse per il ciarliero cammino della mia signora probabilmente stasera quasi quasi mi annoierei. Forse la mia è soltanto una sensazione che svanisce, trasportata dall’ennesima folata, nel buio della solitaria serata. E siamo di nuovo al Premuda, le anime vive stavolta sono rimaste al caldo casalingo, solo gli spiriti raminghi come i nostri trovano il tempo per lasciarsi trasportare dalle suggestioni: servirà a qualcosa?


MARTEDI’ 19 FEBBRAIO 2013

Oggi sono solo per il numero tondo, sono già 70 i giorni consecutivi della mia presenza in Valle, è come un continuo abbraccio a qualcosa da cui non ci si vuole più staccare. Oggi sono solo, allora il mio approccio sarà ovviamente più sportivo, di corsa ma piano, l’acido lattico sta ancora dilagando nei miei muscoli e devo fare attenzione a non lasciarmi trasportare dall’ebbrezza di una discesa che non conosco o che avevo dimenticato. Di che sentiero si tratta? Vi passano le capre o vi transitano i clandestini ? Serve agli alpinisti per raggiungere la base delle pareti o in stagione ai raccoglitori di asparagi ? O serve soltanto a chi lo vuole utilizzare per non fare i soliti tragitti? Mi ritrovo sul torrente a scendere lungo la riva destra fino al Ponte degli Alpini e poi su lungo la sinistra per l’itinerario più comune e frequentato ma che oggi mi vede quanto meno trotterellare senza distogliere la concentrazione dal susseguirsi delle rocce. A quest’ora non ci sono stelle da guardare e se anche ci fossero non si vedrebbero, la giornata soleggiata se n’è andata da un pezzo soppressa da scura nuvolaglia, prodromi di un maltempo annunciato e in arrivo. Oggi non vado di fretta oggi vado veloce, è diverso. Fortunatamente la Locanda è chiusa così non ho motivo per cincischiarmi attorno ad una radler o a una spuma bionda da bere; il sentiero che porta in Ciclabile, quello sì, oggi me lo bevo. Arrivo su in apnea e rimango piegato per alcuni secondi a riprendermi dallo sforzo; ma non è meglio quando sono in compagnia e risalgo tranquillamente facendo decompressione? Talvolta un po’ di sugo rende qualsiasi mangiare più gustoso. Forse non era acido lattico ma solo bisogno di sciogliere un po’ i muscoli. Le sensazioni positive e negative provate sabato scorso alla Ciaspalonga mi passano frequentemente davanti e per me è ancora un continuo via vai mentale che ora m’incoraggia e ora mi fa riflettere, a momenti mi fa dubitare e a momenti mi da’ certezze, mai scoramento, non servirebbe a nulla. Il fatto di essere qui anche oggi è di per se stesso un fatto positivo, non ho motivo di lamentarmi di eventuali magagne, sto bene perché mi sento bene, la mia mente sta bene e trasmette benessere al mio fisico. E allora corri sulla Ciclabile come non mai. Ma sei in discesa. E chi se ne frega, le gambe girano vorticosamente, i battiti salgono ma la respirazione è regolare e io sto bene. Sì che sono felice.

MERCOLEDI’ 20 FEBBRAIO 2013

E se corressi anche oggi? Dovrò farlo perché altri impegni serali mi impongono soltanto una capatina veloce a Bottazzo e poi rientro. C’è anche Perla, alla sua 50^ firma quest’oggi, ben lieta di uscire con me per il …solito giro naturalistico piuttosto che cittadino, almeno lo spero. Dal Premuda una bella risalita veloce sino in Ciclabile su terreno asciutto, una rarità di questi tempi e poi sempre velocemente senza tanto pensare al panorama stavolta, peraltro grigio a causa di incipiente nuvolaglia. Mi volto e Perla è attardata, la richiamo e in attesa del ricongiungimento faccio del retrorunning, piano ma su questo terreno è possibile e divertente. All’uscita della galleria vedo il Casello in lontananza e una grossa capra che probabilmente avrà sentito lo scalpiccio e si defila. Si è nascosta dietro al Casello stesso, non la voglio di certo disturbare anche perché con lei ci sono due cuccioli di capra, uno bianco e uno nero, quelli che solitamente vedevo giocare abbarbicati sotto gli Altari. Scendiamo per l’1, io mi diverto un mondo a saltellare da un sasso all’altro ma Perla…rimane indietro, l’aspetto. Come il più delle volte trovo Bottazzo immersa nel solo chiacchiericcio del torrente con la natura che lo circonda. Il tempo di rifiatare e siamo sulla via del ritorno. Anche qui le mie gambe girano a mille ma, ahimè, non le zampe di Perla. La aspetto perché ormai è chiaro che fa fatica a starmi vicino, capisco che non è più la Perla di una volta che non aveva problemi a seguirmi dappertutto. I suoi passetti, la lingua di traverso, uno sguardo supplichevole, quanta tenerezza, mi sento un po’ in colpa e allora rallento il passo e cerco di rimanere con lei il più possibile. Chissà cosa starà pensando del suo padrone? Che sono impazzito o non ho più amore per lei? O soltanto che non ho capito che anche per lei gli anni passano. Ben presto arriviamo all’automobile, il supplizio è finito, oggi. Domani si cammina di nuovo, domani starò al tuo passo cara Perla, per oggi, scusami ma è stato più forte di me.


GIOVEDI’ 21 FEBBRAIO 2013

E per stare al tuo passo o tu al mio, oggi mi sono portato anche la moglie per una giornata finalmente invernale: nevischio, bora, temperatura intorno allo zero, rischio gelate, tutto come da previsioni. Meglio non correre rischi anche perché dobbiamo andare alla Stazione che oggi arriva Ilaria. Mi soffermo volentieri sulla presenza caprina in Valle perché ormai si stanno quasi abituando al nostro andirivieni ed è l’unica visione animale praticamente costante. Sono in galleria, nere in controluce e, mano a mano che avanziamo, si portano verso l’uscita per spostarsi sul dirupo subito fuori. Ma rimangono tranquillamente a brucare oltre la ringhiera senza darsi troppo peso della nostra presenza, mai così vicine nonostante i cuccioli che sentiamo ma non vediamo. E poi ecco che all’abbaiare di Perla diretto a 2 bikers in discesa ha inizio la fuga. E’ soltanto un piccolo quadretto divertente che rompe in qualche modo la tensione della giornata votata al gelo. Come sempre la bora che si infila fra il M.Carso e il M.Stena fà un casino del diavolo, sembra un fiume in piena ma è soltanto vento che qua in Ciclabile non ha una connotazione ben precisa perché sembra arrotolarsi su se stesso e spirare da tutte le parti. Sicuramente si perde in piacere escursionistico ma la comodità della strada talvolta viene utile e ben presto siamo giù a Bottazzo; scegliamo la strada in discesa per dopo risalire per l’1 e non fare lo stesso itinerario sia in discesa che in salita. Non c’è motivo di soffermarsi agli 0° del fondovalle anche se siamo ben protetti e allora dopo la firma si risale…in superficie. Sorpresa delle sorprese, veniamo raggiunti ben presto da Cody, il cane che giorni fa si era allontanato dai suoi padroni costretti poi ad affannose ricerche. Allora, essendomene andato, non sapevo come fosse finita, oggi rivedendolo tranquillo e beato coi suoi capi mi fa veramente piacere che tutto si sia risolto per il meglio. Pur essendo cucciolo, l’istinto animale lo aveva praticamente riportato a percorrere a ritroso il tragitto dell’andata e aggirarsi nei pressi dell’automobile, in parcheggio al Premuda, in attesa dei padroni: bravo Cody, ma un’altra volta lascia perdere le bestie selvatiche e resta nei ranghi di cane fedele. La Ciclabile è sgombra, le capre, per questa volta, si saranno adattate a qualche altro riparo. Neve sottile continua a venir sballottata dal vento ma nonostante il turbinio qualcosa fa presa per terra, forse domani sarà tutto di nuovo imbiancato.


VENERDI’ 22 FEBBRAIO 2013

Ed è proprio così, stamattina i tetti sono di nuovo bianchi, il Carso è di nuovo bianco, la Val Rosandra è di nuovo bianca, ma il vento malefico e senza tregua ha un po’ mescolato le carte e il paesaggio invernale non è ancora quello da cartolina. Pero l’idea di salire da Jama al M. Carso è sempre una buona idea, intanto perché si fa gran parte di salita al riparo da refoli freddi e fastidiosi e poi perché è sempre piacevole calpestare il manto di neve con lo sguardo rivolto al mare, un contrasto questo che suscita emozione. Nessuno ha “ sporcato “ il M.Carso quest’oggi, ma veramente di questi tempi è poco considerato, peccato o meglio così, almeno per me, anzi per noi, Ilaria e Perla l’indomabile che mi accompagnano. Anche oggi nevischio e refoli gelati ma fra qualche nuvola anche un po’ di sole e poi sopra lo Stena qualche pennellata di azzurro. Al crocevia della Sella di M. Carso decido per la sempre piacevole discesa del Sentiero 46, intonso come non mai. Il ghiaione però ha trattenuto un po’ meno neve, la bora gliela soffiata via, nel vero senso della parola. Il versante che guarda sulla valle della Griža è forse il più selvaggio ed è per questo che ne ricevo suggestioni particolari da desiderare spesso la sua traversata mentre scendo a Bottazzo. Baracca aperta, c’è fila per la firma, ma non servirà l’elimina code, aspettiamo il nostro turno da bravi centogiornisti; il Librone volge alla fine, ancora qualche giornata e poi bisognerà sostituirlo, incredibile il successo di questa manifestazione …popolare. Anche oggi 0°, infatti gli spruzzi della cascata incominciano ad attaccarsi alle pareti e le rive del torrente sono striate di bianco rappreso, ghiaccioli anche più in basso su piante affacciate sull’acqua per un improbabile bagno: è proprio inverno. Se la temperatura scenderà, questa neve diventerà cristallo e poi ? Per quanto tempo? Fra 27 giorni sarà primavera, ne avremo prima un assaggio così da godere anche di qualche bella giornata in queste nostre salite o dovremo sempre sopportare le intemperie di stagione? Accontentiamoci ovvero stiamo contenti così, siamo o non siamo in mezzo a una splendida natura che ci dà la possibilità di riempirci l’animo di sensazioni positive e disintossicarci dalla quotidianità? Pensatela come volete per me è così.

SABATO 23 FEBBRAIO 2013

Sembra quasi strano, a me uomo della notte, venire a Bottazzo con il chiaro per il 5° giorno consecutivo e mi sa che anche domani sarà così in attesa della prevista lucciolata di lunedì giorno in cui ci sarà la luna piena, visibile soltanto in caso di bel tempo. Pensavo si fosse attaccata più neve per come erano le previsioni invece all’aumento, anche se sensibile, della temperatura è corrisposto un’inevitabile, anche in questo caso sensibile, scioglimento dello strato nevoso. Ciò non toglie che la Valle all’ennesima giornata grigia ( stamattina c’era il sole ) risponda con il consueto fascino delle giornate invernali, almeno per chi le sa apprezzare: vento poco, temperatura moderatamente fredda, neve al suolo più o meno diffusa, un po’ di ploch lungo i sentieri dove la neve o il ghiaccio si sono sciolti, in chiusura di giornata cade pioggia mista a neve, cielo plumbeo, animi un po’ spenti, capre al solito posto e pei fatti loro, cascata coi baffi. Sì proprio così, da alcuni giorni gli spruzzi intorno al salto acqueo si cristallizzano, grazie anche al calo della temperatura, sulle rocce antistanti: chissà se più avanti assisteremo allo spettacolo dello scorso anno con la cascata completamente gelata e scalabile? I drytoolers locali saranno in trepida attesa. Oggi, dal momento che la compagnia è in maggioranza femminile, mi sono dichiarato completamente turista piuttosto che escursionista e per di più, dedito alla fotografia. Infatti sono particolarmente attratto dalle conformazioni gelate che si vengono a creare in concomitanza dei salti d’acqua, anche quelli piccoli che vanno a superare dei semplici sassi e sollevano spruzzi poi fermati dal gelo nelle loro parabole. Chiaramente la luce non è delle migliori e tanto meno la più adatta ma il solo filtrare l’immagine attraverso l’oculare mi permette di cogliere l’essenzialità di questo aspetto compositivo, dato dalle forme così espressivamente naturali, che provo una sorta di eccitazione che si avvicina molto all’emozione. La natura, sotto qualsiasi forma, ha veramente il potere di toccare qualsiasi animo sensibile. Finalmente la Locanda è aperta e la sosta, al tepore della stufa accesa, è la logica conseguenza e risposta alla odierna mestizia pomeridiana. Il Librone è lì, anche lui, per il momento, lontano dall’umidità della cassetta metallica; continuano le vidimazioni, oggi c’è molta frequenza lungo tutta la valle e quindi anche a Bottazzo. Turista io, con chiacchiere di giornata e di compagnia, oggi è così anche se mi concedo una deviazione fotografica dall’alto della cascata, dove il Rosandra prende lo slancio per il suo salto perfetto; fa una certa impressione lo sporgersi e vedere sotto di me l’acqua che si cheta e si allontana fra le pareti contorte del nostro piccolo canyon. La Valle è anche questo.

DOMENICA 24 FEBBRAIO 2013

Dopo la bufera di neve di ieri sera ( almeno mi hanno detto che c’è stata ) e la pioggia di oggi non potevamo trovare altro che il famoso ploch triestino lungo tutta la ciclabile e il sentiero 1 di discesa; a questo punto immagino anche su tutti gli altri sentieri più o meno pestati dai comunque numerosi passaggi odierni. Sono solo con Perla per la solita capatina, veloce ma non di corsa, sono ancora con la pancia piena del pranzo familiare, domenicale ed extra, una festicciola in famiglia un po’ in ritardo ma sempre un momento d’incontro. Sembra che la pioggia si sia presa una tregua e all’orizzonte, sul mare una striscia rossastra mi ricorda che il sole è ormai al tramonto e che forse domani potrebbe essere una giornata non così cupa come questa di oggi. La neve ha riempito gli spazi vuoti di ieri e tutta la Valle si presenta ammantata di un bianco che le da’ ulteriore luminosità, e domani ci sarà il plenilunio che renderà il tutto ancor più sfavillante; speriamo che questa volta la lucciolata con i ragazzi del Ricreatorio di Muggia abbia maggior fortuna della volta scorsa che alla partenza ha visto presentarsi soltanto un sognatore. Con il ploch la tenuta è talmente scarsa che gli scarponi derapano anche sul dritto, senz’altro più divertente la discesa per il sentiero flyschoide zuppo all’inverosimile. Espletata la formalità, a proposito siamo a ¾ di cammino, della 75^ firma, 54 invece per Perla non ci resta che ritornare sui nostri passi. Non credo di aver mai percorso la strada camminando così velocemente e spingendo fuori modo sui bastoncini, attrezzi dei quali ormai non faccio più a meno pur non essendo un nordicwalker. La nuvolosità porta a una precoce oscurità ma con luce ancora sufficiente per non dover accendere alcuna pila e nelle gallerie il divertimento consiste nel tenere una linea centrale e il più possibile retta puntando direttamente all’uscita, non è per niente difficile. Decisamente sta schiarendo, le case sottostanti e quelle più lontano sono ben visibili, forse domani rasserenerà prima delle 21.00, al momento è questo l’orario delle previsioni meteo.





LUNEDI’ 25 FEBBRAIO 2013

- “ Ed ecco alla vostra sinistra la luna piena, finalmente! “- Sono le 19.10, a metà discesa per il sentiero 1 dalla Ciclabile avviso tutti gli altri che fra gli alberi si può vedere l’astro in tutto il suo splendore farsi spazio nel firmamento già stellato da un po’. Siamo qui per lei, stavolta siamo in 13 ( che porti veramente fortuna? ) a questa lucciolata organizzata per i ragazzi del Ricreatorio di Muggia. La volta scorsa, il 29 gennaio, partecipò un solo ragazzo, oggi ce ne sono 7, un miglioramento c’è stato, ma chissà se sapranno capire il senso di questa escursione serale al chiaro di luna ? L’itinerario è volutamente semplice per non caricare ragazzi già poco avvezzi a camminare, immaginarsi in condizioni particolari. La neve di ieri si è ben che sciolta, nei punti meno esposti allo splendido sole odierno è rimasta formando una scricchiolante crosta, perché adesso la temperatura si è abbassata di molto. A Bottazzo i gradi sono 0, ma su di noi non si sentono minimamente forse perché non c’è un alito di vento. Il sentiero 15 dal Premuda alla Ciclabile è una salita scalda gambe che serve anche ad abituare i nostri occhi all’oscurità incombente. C’è anche Maru con noi, una meticcia di 3 anni piuttosto vivace che a un certo punto si tuffa fra i cespugli all’inseguimento di una lepre, figurarsi! Le pile frontali sono tutte puntate sull’inseguita e sull’inseguitrice che però se ne ritorna quasi subito sui propri passi. Scenetta divertente che mette tutti di buon umore in attesa della fatidica apparizione. Nelle gallerie qualcuno vuole riprendere il gioco della volta scorsa, quello di spegnere le lampade e procedere nel buio pesto contando soltanto sul chiarore dell’uscita e sul proprio senso di equilibrio. Giochetto divertente che conferma il buon umore. E siamo al momento della luna piena che passata un’ attimo per Draga si sofferma adesso sopra Castel Fünfenberg e ci accompagnerà per il resto della camminata. A Bottazzo spiego a tutti il significato dei 100 giorni e qualcuno, un po’ per scherzo un po’ sul serio, comincia la tiritera della firma e di tutti gli altri dati, hanno ancora la possibilità di entrare in classifica, specialmente i giovani, se solo ne avessero voglia. Forse si aspettavano qualcos’altro da questa insolita escursione, infatti non dimostrano certo l’entusiasmo che potrebbe derivare dal piacere di trovarsi in un ambiente dai connotati selvaggi a due passi dalla frenesia cittadina, a quest’ora, alla luce di una pila e qualora la volessero tenere spenta, della luna piena. Forse anch’io alla loro età, se me ne fosse stata data l’occasione, avrei risposto in maniera così tiepida, ma non lo saprò mai. Quello che so e che se fossi stato da solo avrei tenuto la zipka nello zaino e mi sarei lasciato guidare dalla sensibilità che ci vuole in queste occasioni, sarà per la prossima volta. Per questa, ci ho messo la volontà di trasmettere certe mie sensazioni nella speranza di venir capito e seguito almeno da qualcuno dei partecipanti, ma mi devo accontentare del fatto che qualcuno è semplicemente venuto, indipendentemente da quello che possa aver provato e di cosa gli sia rimasto dentro. La discesa al Premuda sembra essere una mera formalità dove tutti si disinteressano dello splendido tondo luminescente alle nostre spalle e preferiscono trovare interesse nelle quotidiane chiacchiere, tanto quelle non mancano mai. Le ombre davanti a noi sono le nostre, ce le calpestiamo a vicenda e velocemente per arrivare il più presto possibile in fondo. Chissà se si sono accorti dello scorrere del torrente e dell’urlo della cascata nel suo millenario precipitare?

MARTEDI 26 FEBBRAIO 2013

Avevo proprio voglia di tornare alle cose più impegnative allora per questa giornata ho scelto un percorso da trail, anzi winter trail per le condizioni del terreno che vi ho trovato, ma un po’ me l’aspettavo. Base Camp a Sočerb e via alla volta di Beka accarezzato da lievi folate di bora e lungo la carrareccia ancora parzialmente innevata, altrimenti pozzanghere e fango, tutto sommato divertente della serie “ I Remember Lanarogranfondo “. Si scende a Bottazzo per il Sentiero dell’Amicizia, quello della Griža che presenta nella parte alta ancora abbastanza neve, si sprofonda quel tanto che basta per inzupparsi le scarpette da corsa. La Locanda è aperta e un tè ai mirtilli è particolarmente gradito e centellinato come si deve mentre tranquillamente seduto scrivo quel che c’è da scrivere. Si riparte alla grande alla volta della Ciclabile, sto migliorando in salita, adesso impiego 6/7 minuti per riemergere dall’apnea del sentiero 1; quando sono impegnato mi va di tenere qualche riscontro cronometrico. Un passo da recupero è quel che ci vuole per portarsi alla discesa del sentiero 15 da percorrere al piccolo trotto verso il Premuda, ci sarà tempo per scarrucolare. Adesso che la stanchezza comincia a farsi sentire riprendo il sentiero 1 che mi riporterà in alto ma pian pianino, mi fanno male le gambe e forse di più ma, stranamente, i piedi, temo a causa delle scarpe. Transitando davanti alla Grotta delle Iscrizioni noto come il sole si accinga all’immersione, laggiù all’orizzonte. Prendo il bianco/azzurro direzione cima del M.Carso mentre il cielo comincia a tingersi dei caldi colori del tramonto. A questo punto è inevitabile il fermarsi per immortalare, sono fra gli alberi che in controluce riempiono la scena con le loro sagome nere. Affretto il passo per arrivare al Ricovero ed è da qui che tutta la bellezza di un tramonto sul mare mi regala sensazioni inconsuete. Cerco di fermare in pose diverse il sole che repentinamente sembra inabissarsi. E come il sole sparisce cala il buio e le luci della città esaltate da questo contrasto si moltiplicano da sembrare un firmamento stellato. Mi sto raffreddando un po’ troppo anche perché quassù c’è sempre un po’ di vento allora mi dico che devo andar via e riprendo la mia corsa. Ce la faccio ad arrivare al Base Camp di Sočerb senza l’ausilio della lampada frontale, dai che è più bello così, mi dà la sensazione di dominare le tenebre. Bene, anche questa è fatta, non so se è stato un vero e proprio allenamento o semplicemente un’escursione veloce o una corsa rallentata, ma non potevo fare a meno, lì sul M.Carso, di fronte al manifestarsi della natura attraverso lo spettacolo del sole che se ne va e lascia il posto alla luna che subito dopo apparirà dalla parte opposta, di soffermarmi e sorseggiare con lo sguardo cotanto panorama. Ieri sera mi sono beato la vista con la luna piena e le stelle intorno a lei, stasera il sole, domani….


MERCOLEDI’ 27 FEBBRAIO 2013

Per me stasera la luna è dietro le nuvole come pure le stelle, per me stasera soltanto refoli briosi piuttosto che impetuosi scherzano con la mia veemenza da fretta. Fretta di andare e fretta di tornare e per agevolare l’inceder veloce la zipka si fa largo senza problemi nel buio più totale. Sono solo, almeno così credo ma chissà quanti altri occhi si celano alla mia vista o sfuggono il fascio luminoso per non essere riconosciuti? Percepisco dei rumori, fra i cespugli, sugli alberi o è soltanto una sensazione che si confonde con il rumore del torrente, stasera più intenso, e con il beffeggìo del vento: sono confuso e allora accelero il passo. Sia la Griža che la Glinščica sono ingrossate, il caldo di oggi ha sciolto ancora neve, il liquido è fluito nei torrenti e la cascata ne è ben felice di saltare più corposa che mai; è proprio un bel vedere, è proprio un bel sentire. Stasera i rumori della natura dominano i miei pensieri e con questi vado e torno semplicemente camminando, d’altro canto le gambe di ieri sono ancora offese e necessitano aria pura, come questa di oggi. Potrebbe essere tutto per oggi se non fosse per una presenza clandestina sempre più vicina, zaino, guanti, berretto, sciarpa, coperta, mutande, camicia tristemente abbandonati a margine del sentiero, di chi erano fino a ieri quegli indumenti? Chi li raccoglierà? O faranno la fine dello straccio sotto il sole e la pioggia come per tutti gli altri resti sparpagliati per mezza Valle e mezzo Carso?

GIOVEDI’ 28 FEBBRAIO 2013

Ultima giorno di febbraio, ultima firma di febbraio, ultimo tramonto di febbraio, ultime foto di febbraio 2013. Vado via veloce dal Premuda fino a Bottazzo che quasi non è la mia meta odierna, l’intento è di raggiungere il Ricovero su sul Monte Carso per rifotografare il tramonto con un’ altra macchina e con il cavalletto, ma non sarà come il tramonto di ieri l’altro. Da Bottazzo m’inerpico per il 46 per fare prima ( ma siamo sicuri ? ), adesso completamente sgombero da neve e asciugato dalla bora è un piacere risalirlo a tutta birra. Sella del Monte Carso, forse la zona più umida di tutta la Valle presenta ancora tratti fangosi da superare a lato per non scivolare. Il sentiero 25 in salita; taglia i sassi del Castelliere e qui mi fermo d’istinto o per riprendere fiato, sulla sinistra, proprio sull’ammasso di pietre immobile se ne sta un capriolo nell’atto del mimetizzarsi ma ho colto la sua immobilità, un altro se ne sta nascosto lì vicino, ci guardiamo così per quasi un minuto poi si allontana tranquillo, avrà capito che il suo trucco era fallito ma che comunque non aveva niente da temere, però, quello sguardo così fiero, anche le bestie hanno una loro dignità ed è per questo che andrebbero rispettate e soprattutto non cacciate. Ed eccomi finalmente al tramonto programmato ma non è come l’altro, il cielo non è del tutto limpido e ci manca qualche nuvola di contorno ma il disco rosso in repentina discesa regala l’emozione del giorno che se ne va . Rimango nei pressi dei ruderi 45’, c’è un po’ di vento ma mi sono abbigliato in maniera opportuna. Quando da fotografare è rimasta soltanto la sera e tutte le luci della città accendo la mia di luce per un tranquillo rientro scendendo dapprima a Jama e poi al Premuda.


VENERDI’ 01 MARZO 2013

E’ iniziato il mese che ci porterà la primavera e con essa la fine dei 100 giorni a Bottazzo ma i pensieri sul dopo si sono già fatti avanti da un pezzo, ne parleremo fra qualche giorno. Oggi mattinata tranquilla da passare con le femmine di casa, moglie e cagnetta. Un tratto di Rosandra, riva destra orografica e poi c’è un poco frequentato sentiero da risalire, un’ alternativa piacevole al sentiero 15 per aggirare il Castello di Moccò con la sua Vedetta e arrivare in Ciclabile una volta innestatisi sul 15 per la parte finale. Camminata panoramica ad ampio respiro stamane con il sole che va a scovare tutte le sfumature nascoste di questa porzione di Valle. Notiamo dei sassi, anche grossi a bordo carreggiata e il nostro pensiero va alla pericolosità degli spostamenti ovini sulle pareti del Monte Stena, perché imputiamo a questi la caduta di quei massi. Poco più avanti il nostro sguardo si ferma in alto proprio dove due capre si stagliano contro l’azzurro odierno e sempre il nostro sguardo quasi non coglie la presenza proprio sopra di noi di due famigliole che si beano della temperatura odierna davvero più calda del solito standosene tranquillamente sdraiate a far niente, nemmeno brucano segno che sono ben pasciute. Giù a Bottazzo c’è movimento, taglio legna, Locanda aperta, pranzi in preparazione, temperatura che invoglia a starsene seduti fuori, anche a scorrere le pagine del Piccolo ( ! ). E poi con la dovuta calma si scende a Gorni Konec, ci sono tante cose da fare che ci aspettano a casa anche se il desiderio di starsene da queste parti è davvero forte.

SABATO 02 MARZO 2013

Oggi la Valle è passata in secondo piano anche se non abbiamo mancato l’appuntamento ma la splendida giornata ha avuto la sua rilevanza nel compiere un’uscita con le ciaspole sul Monte Nevoso. E qui dovrei fermarmi altrimenti raccontare com’è andata porterebbe via davvero troppo spazio agli eventi che ci riguardano e che sono il motivo di questo diario. Tuttavia dirò soltanto della temperatura di -3° C a Sviščaki alle 11.30 ora d’ inizio della salita; dirò della tantissima neve fino alla cristallizzazione del Rifugio sotto la cima; dirò della bora che impetuosa soffiava nella parte alta spazzando la cima con veemenza tale da costringermi a stare accosciato ad evitare cadute inopportune; dirò anche del tè in Rifugio, bollente e buono di erbe di montagna, il più classico dei planinski čaj al costo di…1,00 € ! ( soltanto un misero euro quando…); dirò anche del via vai di gente, chi con gli sci, chi a piedi, chi come noi con le ciaspe, chi da solo o chi in comitiva. Basta così, il numero di 440 foto che ho fatto la dice lunga sulla piacevolezza delle cose che una così significativa natura ci ha dato vedere quest’oggi. Ultimamente quando transitiamo per Pese, al ritorno non manca la sosta da Flora, la birra scura media da sorseggiare è un valore aggiunto ai piaceri della giornata che si va concludendo. Come dicevo la Valle è passata in secondo piano, era inevitabile, ma da Draga lanciamo il nostro breve assalto al silenzio di Bottazzo. Sarà tutto così veloce e da gustare, stasera, c’è soltanto il completamento di uno sguardo cominciato al mattino: il cielo è rimasto pulito e in esso le stelle si sono accomodate per disegnare un altro quadro naturale ben preciso e di grande effetto; pennellate di bora ( niente a che vedere con quelle sulla cima del Nevoso sia ben inteso ) hanno permesso di sfumare la serata in un piacevole rientro con gli occhi ancora pieni delle bellezze catturate quest’oggi e riposte in fondo al cuore per il ricordo.

DOMENICA 03 MARZO 2013

Ancora per tutta la mattinata a leccarci le ferite di ieri, muscoli indolenziti, ossa scricchiolanti e una gran voglia di non fare niente ma dopo che alcuni lavoretti domestici ci hanno dato l’abbrivio abbiamo un po’ alla volta riacquistato la verve minima per andare a Bottazzo in questa che poteva benissimo essere scambiata per la prima domenica di primavera. Temperatura quasi calda, torrida rispetto a quella di ieri in cima al Nevoso, sole luminosissimo, cielo terso e soprattutto tanta, troppa gente a spasso; lungo la via normale per Bottazzo un’indefinibile numero di persone, famigliole, coppie, gruppi di amici, piccole compagnie, qualche anima raminga. Per evitare questa congerie scegliamo ovviamente qualcosa non per tutti come il sentiero bianco-azzurro che da Jama se ne va su bello diritto fino al ciglione sopra alla Grotta delle Antiche Iscrizioni. E su di là si suda forte come forte è la sua pendenza ma è forte anche la sua selvatichezza che ogni volta regala sensazioni molto intime. Per uscire deviamo momentaneamente sul sentiero 1 e poi di nuovo sul B/A; Grotta delle Antiche Iscrizioni , e prosecuzione per M.Carso. Stavolta non ci andiamo e una volta preso il sentiero 25 giù fino in fondo valle dove ci aspetta il marasma turistico della prima, questa volta sì, domenica post invernale. Le cose da vedere sono sempre le stesse e la gente che incrociamo non ci aiuta a vederle diversamente; bambini col pallone, ragazzi cresciutelli con lo spinello, mozziconi di discorso vaneggiante, adesso è il momento del tutti “ fotografi “, cani al guinzaglio e cani sciolti e ogni giorno che passa, il sentiero di fondovalle, l’Antica Via del Sale, acquisisce nuovi…lasciti che si potrebbe ribattezzarlo la Nuova Via delle M…., tante sono le fatte canine lasciate sul percorso. Mai vista Bottazzo così effervescente, ma tutto sommato non è un frizzante piacevole, niente a che vedere con quello di anni fa. E beh, i tempi sono cambiati e con loro anche il modo di essere maleducati. Oggi che sono qui per l’ottantaduesimo giorno consecutivo mi sento talmente estraneo da volermene andare immediatamente e resettare questo passaggio, ovviamente non è questa la Valle che ho conosciuto in quasi tre mesi di abbraccio continuo. Da domani riprenderò a modo mio, lungo i sentieri dell’anima, quelli dove al fermarsi del mio fisico intervengono la mente e il cuore e così sono sicuro che vedrò altre cose e le stesse le vedrò comunque in maniera diversa.

LUNEDI’ 04 MARZO 2013

E così è stato. Uno splendido lunedì pomeriggio, di sole, cielo terso, temperatura più calda del solito e soprattutto niente marmaglia da scansare fin che siamo rimasti sul sentiero di fondovalle, tanto meno sui seguenti: quello che porta al Cippo, la novità che dal Cippo mi ha portato a incrociare il 46 e il 46 stesso giù a Bottazzo, con il solito capriolo in fuga. Con me a condividere la pace della Valle c’era un amico di vecchie avventure montane e pensiero comune sul senso di trovarci qui in un lunedì pomeriggio. Era una ricognizione la nostra in zona Cippo Comici e il motivo lo spiegherò fra qualche giorno. Nonostante la formalità ci siamo presi il tempo per riflessioni e considerazioni ma anche per ricordare il passato giovanile. Ricordi che sono riaffiorati anche stando seduti all’aperto della Locanda a Bottazzo sorseggiando una dissetante Radler. Quanto si stava bene oggi all’aria aperta, riscaldati finalmente da piacevoli raggi di sole inneggianti alla primavera in arrivo. Anche il Rosandra sembrava gaudente, il suo scorrere era un sorriso di compiacimento. Pure il nostro era un sorriso di compiacimento peccato doverlo smorzare appena costretti al rientro.


MARTEDI’ 05 MARZO 2013

Oggi corsa. Il tardo pomeriggio è nuvoloso, si sta preparando al ritorno della pioggia, lo prevede il meteo per i prossimi giorni. E allora godiamoci questa volata finale dei 100 giorni, scandita da incredibile velocità. Non ho un itinerario fisso, andrò un po’a sensazione e per il momento quella di andare subito a porre l’autografo a Bottazzo è quella più netta. So già che non avrò tanti sguardi da lasciare nei dintorni odierni, la mia concentrazione è rivolta principalmente all’impegno fisico che mi rimanda segnali di tutt’altro tenore della consueta emozione. Il gocciolio della fronte la dice lunga sullo sforzo compiuto per correre sulle seppur poco impegnative balze del sentiero 1 e arrivare a Bottazzo in un tempo insolitamente breve. Il mio corpo trasuderà intensità sportiva arrampicandosi letteralmente per il sentierino parallelo all’1 e che porta sotto un ponte della Ciclabile a riprendere proprio questo sentiero per salire al monte Stena. Ci sono già i segni per il Kokos Trail di domenica prossima, allora ecco che mi si apre l’itinerario da seguire. Lo faccio almeno fin dove i segni ci sono poi invento qualcosa aiutato da altra segnaletica. Ma non c’è più tanta luce a supportarmi allora abbandono l’idea del Concusso e mi pongo al rientro. Toh, guarda un cinghialetto, se ne sta tranquillo su un prato alla mia sinistra, se ne va trotterellando. 300 metri più avanti ce n’è un altro sul prato a destra e questo, un po’ più cresciutello cerca di capire con chi ha a che fare, mi guarda, mi fissa e poi si allontana, ma non di certo per lo spavento. Da adesso in avanti evito di andarmi a perdere nella boscaglia e scelgo percorsi certi per un rientro il più veloce possibile. Raggiungo San Lorenzo per strada e poi giù per “ el scovazon “ e il 15 nella semioscurità al Premuda. Forse oggi la Valle mi ha dato poco, ma sono stato io a cercare niente di più, comunque soddisfatto anche della corsa.


MERCOLEDI’ 06 MARZO 2013

Non posso fare a meno di Perla per tre giorni consecutivi allora vado a casa a prendermela, tanto oggi si fa una camminata tranquilla e defaticante dopo la corsa di ieri. E non solo, oggi piove, quella fine, ma bagna lo stesso. Decido di prendermela tutta e allora né ombrello né berretto a ripararmi il capo ma quell’acquerugiola che ti accarezza quasi impalpabile a posarsi sui capelli. Finalmente una Valle ingannevolmente autunnale ma dopo le giornate di freddo e quelle di sole la pioggerellina di marzo ci voleva proprio; qualche mandorlo è già fiorito, qualche primula è già sbocciata, pure una violetta abbiamo visto ieri l’altro, al prossimo sole avremo le prime sfumature verdi e qualche bocciolo in più e forse i primi asparagi e con essi la prima frittata di stagione. Ci siamo messi in cammino un po’ tardi e in più col cielo nuvoloso la sera si è fatta sera prima del previsto ma non disdegno di lasciare la zipka in fondo allo zaino, anche se la scivolata ad inizio sentiero 1, dalla ciclabile, me ne consiglierebbe l’uso. Forse sono un po’ testardo o un poco m… a non volerla usare, potrei farmi male, sassi e radici sembrano unti e le suole ormai lise dei miei Meindl non mi aiutano di certo. A Bottazzo mi serve soltanto per leggere la temperatura, la firma la faccio in baracca, ma poi la rimetto in tasca. Sulla via del ritorno rincontriamo cane e padrone incrociati sulla Ciclabile, qualche battuta accecato dalla sua lampada e poi via nella luce del buio. Se qualcuno mi chiedesse come mai non accendo la lampada sarei pronto a rispondere che non mi serve perché, forse presuntuosamente, io vedo con l’anima. Non ci ho pensato molto su, mi è venuta spontanea probabilmente perché in tutte le volte che ormai l’ho fatto ho veramente acquisito una sensibilità visiva che mi permette di riconoscere ogni passaggio sicuro ed evitare gli intoppi certi.


GIOVEDI’ 07 MARZO 201

Oggi si ricostituisce la triade e assieme ci addentriamo nell’ insolita coltre che rimpicciolisce la Val Rosandra. Oggi, almeno all’inizio, è soltanto l’umidità che bagna ma poi si appesantirà trasformandosi in pioggia, sempre marzolina, che unita a una temperatura omai mite non infastidisce più che tanto. C’è poco da vedere forse nulla se non constatare che il torrente si è nuovamente ingrossato, ma questo se lo intuiva anche dal suo vociare fattosi di nuovo più intenso. Come ieri anche oggi lungo il sentiero di fondovalle sono ricomparsi i laghetti, le pozzanghere dai, quelle che piacciono tanto ai bambini e a certi adulti che come loro si divertono a fare splish splash passandoci sopra. Mi piace osservare le forme scheletriche di certi alberi che con lo sfondo opalino diventano marcate più che mai. Dopo i fasti domenicali Bottazzo è tornato a richiudersi; come uno scrigno a celare i suoi tesori o un riccio a difendersi dalla natura cattiva? La luce lattiginosa gli fa assumere un aspetto ancora diverso dal solito, se non fosse pei segni di vita al di là delle finestre illuminate, sembrerebbe un paese fantasma dove i ruderi delle palazzine in vendita sembrano racchiudere anime maledette per l’eterno. Non ci sono brividi da spartire con l’intorno e dopo un dialogo tecnico e ulteriore scambio di impressioni con il boss dei fotografi colà incontrato ecco la misurata risalita. Niente di speciale, anche oggi deve essere una passeggiata godibilissima almeno fino alla discesa pel 15 al Premuda, che da Moccò in giù non a tutti è concesso far uso dello sguardo interiore e così mentre io insisto a voler vedere ad occhi spenti, la mia donna cavalca un potente fascio di luce che alla fine porterà la triade al completo nel piazzale al di là del Rosandra.


VENERDI’ 08 MARZO 2013

8 marzo Festa della Donna e con me non ce n’è alcuna, soltanto una femmina, Perla, peraltro piuttosto e insolitamente tranquilla. Tranquilla è pure questa tarda mattinata all’insegna della nebbia e di estemporanei scrosci di pioggia che fortunatamente non ledono il nostro frettoloso incedere. La Valle non ci resta che immaginarla da qualche parte, scendendo da San Lorenzo soltanto i primi piani alberati e sullo sfondo un’impenetrabile coltre a malapena trafitta da qualche rumore in fondovalle compreso quello dello scorrere nervoso del Rosandra. Acqua scende anche in un rivolo lungo il solco del “ scovazon “, se domenica piove divertimento assicurato per i kokstrailers, noi ci divertiamo adesso ma poi seguiamo la linea più dolce che è quella della strada. Movimenti impercettibili nell’intrico dei cespugli, è un capriolo che mimetizzandosi cerca di sfuggire al mio sguardo e poi agilmente si allontana verso i ruderi del mulino sul sentiero che porta alla cascata. Locanda aperta a Bottazzo per una comoda scrittura e una bibita dissetante, tutto sommato ci stava. Le suole consunte dei “ meine “ Meindl, ma l’ho già detto in altra giornata, non mi aiutano di certo per risalire il ripido e scivoloso sentierino che porta direttamente sotto il ponte della ciclabile a innestarsi sul marcato 1 del c.a.i., ma se non mi complico in qualche modo la vita, non mi diverto più, forse. La Ciclabile oggi è talmente anonima che nemmeno le sue gallerie sembrano tali. Per un attimo la nebbia è rimasta più in basso e sembra addirittura che al di sopra di tutto un raggio di sole si sforzi, inutilmente, per uscire. Dura poco l’idea di vedere affiorare il Monte Carso dalla parte opposta, risalendo il sentiero 15 è tutto ritornato come prima. Soltanto al momento di salire in automobile il “ caligo “ di giornata mi sbeffeggia diradandosi a tratti, giusto in tempo per salutare il Crinale e la Sorgente Bukovec e poi via, la città incombe.

SABATO 09 MARZO 2013

Ancora nebbia e quella pioggia non pioggia che bagna un po’ alla volta ma bagna. Giornata dedicata ai preparativi per domani, avrà luogo il Kokoš Trail, una gara di corsa trail con partenza dal Campo Sportivo di Basovizza, discesa sulla Ciclabile per Le Rose d’Inverno e San Lorenzo, risalita per il sentiero 1 sul Monte Stena e poi passando per le jazere si raggiunge il Cocusso e poi discesa a Basovizza. Questo è quanto, ma io sono interessato perché faccio parte dell’Organizzazione e in questi giorni il pensiero per Bottazzo è secondario. Mi spiace ma non per questo rinuncio ad andarci, anzi mi organizzo in modo di effettuare delle visite mirate, nei tempi e nell’itinerario. La prossima settimana, l’ultima piena, ci sarà un grosso impegno che porterà il sottoscritto ma anche la Sottosezione di Muggia del C.A.I. ad effettuare un passaggio in Valle, ne parlerò. Trovandomi a Basovizza ed essendo tardi opto per la discesa da Draga, l’approccio più veloce, infatti mi bastano 12’ per essere alla firma; scendo per il 17 e poi per quello che ormai chiamo 1 bis, quello ripido che si snoda fra l’1 e quello di Fünfenberg. Ovviamente il fondo è scivoloso ma il grip delle nuove LaFuma è ottimo e la discesa diventa un piacere anche se non mi sono preparato per correre. Nella baracca la radio è accesa, dimenticanza alla quale ovvio staccando la spina e poi me ne vado. Vorrei andarmene ma arriva un runner compagno di squadra, ben più veloce di me e in tenuta da corsa appena sceso da San Lorenzo. Tanto vale risaliamo assieme, faccio io l’andatura ritornando su per l’1 bis, si chiacchiera; mi sta bene. Sulla Ciclabile lo lascio al suo allenamento che lo porterà sul Stena, per me che allenamento odierno non è un rientro onorevole sullo sterrato della Ciclabile con incontri serali. Definiamola pure una presenza interlocutoria, né carne né pesce, e siamo a 88 senza emozioni e nessuna impressione da segnalare salvo che la nebbia si è un po’ diradata e forse questa pioggia non bagna più che tanto.

DOMENICA 10 MARZO 2013

Dopo aver visto tanta gente correre nel fango e sotto l’acqua non avevo certo voglia, in serata, di imitarli, anche se nel tardo pomeriggio è addirittura apparso il sole e nel cielo notturno si fanno largo le prime stelle. Il Kokoš Trail di stamattina ha visto alla partenza più di 400 atleti, un altro successo viste le premesse atmosferiche di ieri, nebbia alternata a pioggerellina, e quelle di stamattina, ancora nebbia che poi si trasformerà in pioggia. Non sapevo se invidiarli, completamente bagnato per più di 3 ore sotto l’intermittenza di una pioggia autunnale piuttosto che primaverile, o compatirli per lo stato in cui si sono ridotti lungo i 14 km del percorso che toccando anche la Valle portava poi sulla cima del Concusso; dopo aver partecipato alla Lanaro Granfondo di gennaio, questo Kokoš Trail a confronto sarebbe stato una passeggiata. Allora una cosina semplice semplice tanto per tornare a casa presto e mettere a riposo le stressate ma mai stanche membra. Un’A/R per il fondovalle mi è più che sufficiente per ricaricare le pile, tanto più che sono in assetto da escursione e piuttosto umidiccio di tutta l’acqua assorbita in mattinata. Decisamente ne è venuta giù abbastanza, l’ultima neve slovena si è sciolta ed è così che Glinščica e Griža sono più corpose che mai, si sente dal rumore fattosi più intenso e dal colore dei salti diventati bianchi e spumosi, ma tutto il resto intorno è nero bagnato che soltanto il cielo pulito di questa serata rende meno cupo.


LUNEDI’ 11 MARZO 2013

Sono incerto fino all’ultimo sul sentiero da prendere, alla fine mi decido per il sole del Monte Carso e allora su per la linea verticale, continuo a chiamare così quel sentiero che prima c.a.i. porta verso Crogole, poi si inerpica a sinistra per uscire sulla forestale che sfocia sul sentiero 1 nei pressi della Vedetta omonima. Lasciato l’1 si prende a destra il bianco azzurro della Vertikala per arrivare sulla Sella dei Parapendii ( so che non si chiama così però da lì si gettano nel vuoto i paragliders ). Per la 12^ volta nel corso dei 100 gg sul M.Carso e poi, siccome mi piace da matti, vado ad affrontare la discesa del 46. Dimenticavo, c’è molto fango e quindi si scivola non poco specialmente in salita nei tratti ripidi dove anche le scarpe da trail fanno fatica a tenere. Sul divertente ripido del 46 trovo il tempo per sbagliare appoggio e andarmi a sedere, per fortuna soltanto sedere, su una placca flyschoide. Per fortuna non mi ha visto il runner amico che sovente incontro da queste parti, ieri ha fatto bene il Kokoš Trail e oggi è di nuovo qui, ma non certo per defaticare, è uno tosto e si sta facendo il 46 in salita, complimenti! Siamo all’imbrunire e vorrei evitare di accendere la pila frontale allora cerco di velocizzare il tutto. Accendo la Baracca, stasera senza musica, autografo veloce e poi giù quasi a rotta di collo verso Gorni Konec e da qui a Jama. Sono concentrato nel non sbagliare appoggio, qui potrei veramente farmi male in caso di caduta. In questo momento l’udito è forse l’unico senso, beh no anche il gusto, che si estranea dall’intensità della corsa andandosi a prendere il rumore intenso del Rosandra mentre la gola secca non offre altra possibilità alla lingua che di gustare il sapore della primavera, staserà sì, dopo la pioggia dei giorni scorsi, si comincia a sentirla. Sulla strada che porta a Bagnoli ho voglia di lanciare uno sprint, cosa che non faccio quasi mai, ma sto bene e sono felice e quando la condizione è questa mi sento di fare cose per me insolite, evviva! Chissà cosa avranno pensato quel signore che sta leggendo seduto a fianco dell’Antro sfruttando la luce del lampione, quelle due amiche transitate di lì nella loro passeggiata prima di cena, quel tizio imbacuccato con tanto di berretto e cane al guinzaglio, chissà cosa avranno pensato nel vedere questo pazzo (?) a torso nudo togliersi il sudore con l’acqua corrente del lavatoio? Non so cosa avranno pensato ma per me l’idea era divertente e il lavaggio, per niente roba da matti, un tonico rinfrescante e salutare per il mio corpo. Eh sì, si comincia a gustare la primavera, il termometro dello scooter segnava 14° C ed erano già le 7 di sera.

MARTEDI’ 12 MARZO 2013

Terminate le operazioni casalinghe si può finalmente uscire, si sta avvicinando la sera e altri impegni incombono quindi spazio alla velocità ma scorie accumulatesi nei giorni precedenti mi scoraggiano fin da subito e allora mi metto a disposizione di Perla che mi accompagna. Sarà anche una scusa ma così posso dedicarmi al tramonto che si mimetizza con certi nuvoloni da paura, laggiù sull’adriatico orizzonte. Il sentiero 15 che si spezza a metà è un ottima salita per rompere il fiato e presentarsi sulla piattezza della Ciclabile già ossigenati. La postazione della Ciclabile è ottima per certe inquadrature panoramiche ma anche per accaparrarsi gli ultimi raggi del sole di giornata, contrariamente a una risalita del fondovalle. Per quell’itinerario è preferibile il ritorno, più breve e senza impegno alcuno. Ed è proprio quel che faremo per rientrare all’automobile senza affanno. Nell’aria si effonde l’odore caratteristico del bagnato primaverile, quel particolare aroma di flora inumidita dalla pioggia. E poi c’è sempre la voce grossa del Rosandra che si fa sentire di più, in questi giorno ha accumulato anche l’acqua dei suoi piccoli affluenti con il compito di portarla fino al mare.

MERCOLEDI’ 13 MARZO 2013
Forse ha finito di piovere per quest oggi, almeno lo spero perché non ci siamo portati l’ombrello, Perla e io. Come ieri anche oggi nell’aria odore di bagnato primaverile, è inconfondibile quel misto erba, muschio, foglie secche, sassi, arbusti. Andiamo a curiosare lungo il fiume per capire quanta pioggia è venuta giù: ha la voce da tenore il Rosandra ma non incute timore alcuno e nemmeno la cascata, più cascata che mai terrorizza gli animi. Sembrava quasi che uscisse il sole ma non ce l’ha fatta, stavolta è stato sopraffatto dalle nuvole. Curioso vedere questo gregge di capre così vicino ai passaggi continui, la fame è più forte del disturbo che ne possono ricevere, infatti si stanno letteralmente avventando sui rami più alti di certi cespugli per non dire alberi, dove le gemme belle fresche vorrebbero, da qui a qualche giorno, poter fiorire ma, ahimè, sono incappate nel morso ovino. Un tale, col quale mi soffermo a guardarle, mi rende edotto culinariamente di come in Serbia siano maestri quando si tratta di preparare capretti o caproni o montoni: a lui è piaciuta tantissimo quella carne. Per fortuna che Perla nel suo tentativo di contatto abbia fatto fuggire, beh diciamo allontanare le bestie. C’è molto via vai di gente all’approssimarsi della sera, specialmente runners o per meglio dire trailers, impegnati questi ultimi a discendere, come una volta, tratti di ghiaione. Anche la Ciclabile, una volta raggiuntala attraverso il sentiero per Funfenberg, constatiamo esserne infestata; si intuisce l’aumento di temperatura o il non abbassamento eccessivo visto la leggera rinfrescata dovuta alle piogge quale motivo invitante all’uscita podistica.


GIOVEDI’ 14 MARZO 2013

Incredibile ma vero, nevica! Sono ancora nel cortile del Rifugio Premuda che mi sto abbigliando per la corsa che ho la sensazione di veder cadere micro fiocchi di neve, dopo poco non è più soltanto una sensazione, eufemisticamente ma nevica. Superato lo stupore mi avvio incontro ai refoli di bora che oggi è ricomparsa assieme a una temperatura piuttosto invernale, quasi una promessa mantenuta da parte del Meteo. Ho fatto bene ad aggiungere un antivento, avevo perso in poco tempo l’abitudine al clima invernale e si sente sulle mani e la testa privi di copertura alcuna. Oggi sono solo e anche senza velleità fotografiche, non mi resta che impegnarmi, per quanto possibile, nella corsa, non foss’altro per scaldarmi ovvero non raffreddarmi. 15 ‘ e sono già alla vidimazione, altri 3’ e sono già in risalita lungo quel sentierino ripidino ripidino che diparte dall’1 sulla destra e va a finire sotto il ponte della ciclabile, sì ne ho già parlato ma lo rinomino volentieri. Anche qui la “ roba jazada “ cade e assieme alle “ refolade “ sono un inevitabile sollecito ad aumentare l’andatura del rientro, la Ciclabile sfila sotto la mia falcata. Giù per i sassi del 15 pregando di non inciampare o mandare le caviglie di traverso; si cambia, niente Moccò, via a sinistra ad aggirare il Castello e incanalarsi in quel “ buriso “ flyschoide che scende al torrente. Arrivo anch’io laggiù e sportivamente felice accelero per attraversare il Ponte degli Alpini e andarmi a bere una piccola ma fresca e tonica Dreher: quando ci vuole ci vuole.

VENERDI 15 MARZO 2013

La bora rimasta, nel pomeriggio continua a pulire il cielo nuvoloso e l’arrivo del sole cheta qualsiasi spirito burrascoso predisponendolo a ben altri intenti. Dopo la ricognizione di 11 giorni fa, siamo di nuovo qui sullo sperone di roccia dove il Cippo dedicato a Emilio Comici fa da riferimento per uno dei più begli scorci sulla Valle. Siamo qui per la posa di una targa dedicata a un ragazzo che un anno fa, proprio da queste rocce, ha trovato la morte. Era un giovane amico del C.A.I. di Muggia e domani i Soci lo ricorderanno con una camminata e lo scoprimento di questa targa, che ci accingiamo a porre sul sasso. Il pomeriggio di sole ci fa stare a nostro agio in mezzo a questa natura, la bora ci ricorda che anche noi siamo di queste parti e che le sue folate sono carezze per i nostri animi. Un problema tecnico ci fa desistere rimandando l’operazione a domattina presto. Non fa caldo, testimoni ne sono guanti e berretto che indossiamo; continuano le stranezze di stagione. Ci separiamo e mentre l’amico scende per il sentiero 13 io vado a Bottazzo per il mio preferito, il sentiero 46, che in realtà è l’ex 46 ma è ritornato in auge ed molto frequentato. A Bottazzo mi rilasso, me la prendo comoda al tepore della Locanda. Un paio di saluti convinti e poi anch’io faccio ritorno, devo prepararmi mentalmente per domani.

SABATO 16 MARZO 2013

La giornata è splendida, forse la più bella da quando è partita questa simpatica follia dei 100 giorni a Bottazzo. Il sole è luminoso, il cielo è terso e l’aria si presenta mite. A Jama ci ritroviamo quasi in trenta persone; non c’è allegria nei nostri animi, siamo consapevoli del motivo forte che ci sta portando a raggiungere il Cippo Comici. La colonna che guido non è quella solita della spensierata escursione in montagna, ognuno si pone di riflesso nei confronti di chi lo precede o segue e i discorsi si allontanano il più possibile dall’immagine addolorata del genitore che fa parte di questa giornata. C’è già chi ha pensato a sistemare la Targa sul sasso lasciato ieri in bianco, sopra, a celarla c’è la nostra bandierina della Sottosezione. Baciati dal sole pieno, ci disponiamo al ricordo con parole che mi riesce difficile pronunciare tanta è la commozione e la convinzione che qualsiasi cosa possa dire può risultare come minimo banale. Siamo qui, numerosi, per dimostrare il nostro affetto alla famiglia e ricordare, a un anno di distanza, il povero ragazzo; che altro dire? A che servirebbe andare a cercare parole per riempire degli spazi affettivi che non ci sono propri? Chiedo 1’ di silenzio dove ognuno è libero di formulare mentalmente una sua personale preghiera, di rivolgere un pensiero al significato della sua presenza in questo luogo e in questa giornata. Lacrime bagnano la bianca e dura pietra mentre il padre scopre le parole scritte che abbiamo donato alla memoria di suo figlio. “ Signore delle Cime “ cantato e rubato all’emotività dei presenti chiude la breve cerimonia. Piano piano il verbo si fa discorso e così tutti ricompongono l’attualità per potersi allontanare da quassù con l’animo sereno. Bottazzo diventa la formalità di ogni giorno anche per chi non c’era ancora venuto. Tanto è il sole alto di mezzogiorno che tiene assieme piccoli sorrisi e un grande abbraccio, per questa giornata va bene così.

DOMENICA 17 MARZO 2013

Il cruccio di questa mia giornata sarà quello di essere a Bottazzo entro la mezzanotte per apporre una delle ultime firme prima della conclusione di questo …viaggio. Oggi siamo in gita con il C.A.I. di Muggia, sono anni che non partecipavamo, mia moglie ed io, ad una gita in pullman, ma la proposta era alquanto allettante: visita di Orsera, camminata fino a Cul di Leme passando per Klostar, quindi dapprima su strade forestali e dopo su sentiero ricavato fra i risalti rocciosi che sovrintendono al Canale, una volta in fondo il barcone che ci attende dovrebbe portarci a Rovigno ma il mare aperto è mosso e il comandante non se la sente, dobbiamo accontentarci di una navigata A/R lungo il Canale. Per finire l’escursione, visita di Rovigno ( per me l’ultima volta 33 anni fa ! ). E poi tutti a Gimino per grande festa di fine gita. Non potevamo non essere presenti e abbiamo fatto bene; la giornata non è stata meteorologicamente delle migliori, ha cominciato a piovere soltanto a sera, ma ci siamo divertiti un mondo. E poi via a scandire i minuti del rientro per una seguente toccata e fuga a Bottazzo ormai in fase rem. Arrivo all’ultimo istante utile per confermare la mia presenza il giorno 17 marzo.

LUNEDI’ 18 MARZO 2013

Girovagando nelle immediate vicinanze mi prendo anche il lunedì appena iniziato. Pioviggina ma non fa freddo, mi lascio accarezzare dall’umidità di questa notte che lava via una stanchezza che soltanto percepisco. Lunedì è appena iniziato ma per me è come fosse già finito, vuol dire che oggi mi riposerò più del solito, forse ne ho anche bisogno. A quest’ora è tutto così lento ma altrettanto veloce, sento di disturbare qualcuno o qualcosa, la natura sembra dormire dalla grossa ma piccoli rumori mi spingono alla ricerca luminosa e infruttuosa, meglio pensare al rientro e basta, ci sarà ancora un po’ di tempo da riservare alle riflessioni.

MARTEDI’ 19 MARZO 2013

Nel rispetto delle tradizioni, questo 19 marzo si trasforma in una giornata finalmente primaverile. Era ora dopo la pioggia di ieri caduta incessantemente per tutto il giorno, che il sole illuminasse già di buon mattino questa un po’scaduta Festa del Papà. Il poco lavoro mi consente una fuga anticipata e così vado a godermi un’ora prima la solitudine di Beka e del Sentiero dell’Amicizia che mi consentirà, nonostante acqua e fango, un arrivo diverso dal solito a Bottazzo. Ho sentito parlare di una cascata che si forma, quando piove parecchio, nei pressi di Castel Fünfenberg. La trovo, c’è per davvero, una cascata effimera che saltuariamente va ad aggiungersi alla ben più nota. Scendendo quasi sulla Glinščica a un certo punto sulle rocce strapiombanti dalla parte opposta si sente e si vede una discreta massa d’acqua che si lascia scivolare su di esse. Direi bella perché articolata nel suo scendere, non è un salto ma è pur sempre una cascata, peccato che a quest’ora del pomeriggio sia illuminata soltanto a metà. Avrei dovuto venire prima, ma è già tanto se sono riuscito a vederla; la prossima volta cercherò di anticipare la venuta. Anche il torrente offre spunti interessanti in tempo di piogge, il suo alveo si gonfia, l’acqua scorre impetuosa, si formano delle rapide continue grazie ai massi e ai salti di roccia lungo il suo corso. Prima o dopo bisognerà che lo risalga, ci sono tante sorprese, come questa cascata, che mi aspettano. Pel momento accontentiamoci di arrivare a Bottazzo in maniera così inusitata, cosa che non faccio quando decido di risalire per i ripidi del sentiero 46. Una volta raggiunta l’umidità della Sella del Monte Carso si ritorna a Beka seguendo all’inverso il tracciato sloveno dello Jamarun, dalla grande quercia fino alla ex-caserma dove ho parcheggiato lo scooter. Lungo il rientro, vedo fuggire 3 caprioli verso Sočerb e poi un altro scendere nel ventre della Griža; poi ne vedrò un altro ancora mimetizzato con le tenebre, allontanarsi spaurito dal passaggio dello scooter, questo prima di Ocisla. Ormai concluse le foto di un lontano tramonto mi prendo tutto il buio di questa serata di nuovo fattasi fredda dopo i fasti primaverili di giornata, e domani? Le previsioni danno nuovamente pioggia, allora l’effimera cascata insisterà nella sua apparizione, un motivo in più per ritornarci, chissà?


MERCOLEDI’ 20 MARZO 2013

Cari amici centogiornisti,

domani è il 21 marzo, il primo giorno di primavera e l’ultimo, il centesimo di questa bellissima rincorsa iniziata il 12 del 12 del 2012 alle ore 12. Il Librone parla chiaro del successo che ha avuto questa 3^ follia degli incommensurabili amici de Le Vie del Carso, basta leggerne i numeri e sfogliare i dati sulle pagine ogni giorno più umide, per il tanto sudore lasciatovi ma anche per le intemperie che hanno contraddistinto questi giorni scanditi per lo più da pioggia, vento e neve; il sole si è ricordato solo ogni tanto che anche lui è parte della vita di questo nostro piccolo universo. Di sudore ne è rimasto tanto anche lungo i sentieri per e da Bottazzo, soprattutto quelli in salita, sulle cui balze sono rimaste impresse anche le emozioni più forti e vive.
La maggior parte di presenze le ho fatte al buio riscoprendo un mondo, quello notturno, e soprattutto un modo di vivere la natura che si cela, ormai sopito da decenni, da quando bambino avevo cominciato ad avere paura del buio ovvero dei misteri che avrebbe potuto contenere. Fantasia, soltanto atavica fantasia che mano a mano gli occhi di queste notti cercavano di riprendersi, io invece scoprivo la realtà di un silenzio fatto soltanto di piccoli, fuggevoli rumori e di piccole, impercettibili luci.
Ma tutte le sensazioni, le impressioni, le emozioni vissute e provate in questo periodo le ho riportate su un diario moooolto personale che appena riuscirò ad attivare il mio blog vedrete pubblicato assieme a qualche significativa foto, così se avrete piacere di riprovare qualche sensazione che mi auguro abbiate anche voi provato in questi giorni ,potrete dare un’occhiata.
Oggi è il 99° giorno utile della sfida , per me e per altri sei compagni di fuga . Tranquilli, so che di sfida non si è trattato ma di fuga sicuramente sì ed è bello pensare ad un’evasione totale dalla oppressione quotidiana; non vi dico quante volte, approssimatomi all’inizio del cammino il mio grido d’entusiasmo si è levato alto in cielo e il largo sorriso si è trasformato in lacrima emotiva.
La mia compagna più fedele è stata Perla, la cagnetta che per 65 volte ha annusato in lungo e in largo tutti gli odori della Valle e dintorni, a lei che non so se potrà mai comprendere il significato di tutto ciò ho riservato e riserverò tutte le coccole di questo mondo. Che dire della mia compagna di vita che volente o nolente, ( propendo più per la prima ipotesi ) è venuta, con me ma anche senza di me, per 50 volte a Bottazzo. Il mio è stato un intimo piacere, forse non del tutto manifestamente espresso, ma i 100 giorni di Bottazzo hanno fatto bene anche all’amore.
Domani è il 21 marzo, il primo giorno di primavera e l’ultimo, il centesimo di questa bellissima rincorsa iniziata il 12 del 12 del 2012 alle ore 12, ebbene, il mio centesimo giorno l’ho consumato oggi. La 99^ firma per me vale 100 ! Mi fermo qui.
Sin dal primo giorno mi sono detto che stavolta, a meno di accidenti vari ( come per il M.Carso e il Cocusso ), avrei fatto tutti i 100 giorni. Ma un po’ alla volta, scandendo i giorni e le notti, si è fatta strada in me la consapevolezza di questa mia decisione: mi sarei fermato al 99° giorno. Mia moglie mi ha detto subito te son tuto mona , mia figlia, scuotendo il capo mi ha dimostrato la sua perplessità, mio figlio, al contrario, ha esclamato grande! . A quale delle tre reazione dare ragione o torto, forse a nessuna delle tre perché l’unica realtà che conta è l’idea personale che mi sono fatto per decidere di rinunciare alla 100 ^ firma.
Se uno non ha problemi fisici e di salute, se uno ha tempo a disposizione ( leggi è in pensione ), se uno non lo ha ma lo trova rinunciando a fare altre cose ( leggi come il sottoscritto ), se uno trova di che condividere l’idea con degli amici, se uno è appassionato di natura in generale e dell’ambiente alpino in particolare, se uno, come già detto, sente il bisogno di evadere dallo stress di ogni giorno, se uno ha un minimo di volontà, se uno ha tutte queste possibilità non farà fatica ad andare per 100 giorni consecutivamente fino a Bottazzo; potrà andarci anche 200 volte o anche di più, basta che ne abbia semplicemente voglia.
Da quasi 40 anni vado in montagna e sono salito su diverse cime, perché l’idea principale di chi va in montagna è quella di conquistare assolutamente una vetta e non semplicemente il godersi la montagna standoci, in un bosco, sulla riva di un ruscello, sdraiato su un prato a primavera, beandosi delle suggestioni di un ambiente innevato. No! Bisogna salire la vetta del monte costi quel che costi. L’Everest insegna, dove già sulla via normale hanno trovato la fine tanti alpinisti che proprio per quel costi quel che costi non hanno né voluto né saputo rinunciare. In quasi 40 anni di montagna tante volte ho preferito rinunciare alla conquista di una vetta per riconquistare il diritto a tentarne la scalata la volta successiva. Ma quanto mi è stata di peso quella rinuncia? Assolutamente niente perché ero preparato anche a quella eventualità. Quanto mi sarà di peso la mancata centesima presenza a Bottazzo ? Niente, perché se uno ha tutte queste possibilità non farà fatica ad andare per 100 giorni consecutivamente fino a Bottazzo; potrà andarci anche 200 volte o anche di più, basta che ne abbia semplicemente voglia. ; ma avrà la forza di rinunciare a un passo dallavetta ? Bottazzo, come la montagna rimane al suo posto, sono io che mi sposto a mio piacimento, che decido di morire a 1 metro dalla cima o di andarci in altra occasione, quando mi sarà concesso. Ogni giorno la vita ci riserva delle rinunce più o meno accettate, un amore impossibile, un acquisto importante, una promozione facile, un viaggio straordinario, un lavoro che, ahimè, viene a mancare; ma quanto siamo disposti a mettere sul piatto pur di non perdere l’oggetto del desiderio ancorché di necessità? La nostra vita? Chissà, forse anche sì. Allora è meglio tenere da parte una cartuccia, la centesima, chissà che non mi torni utile più avanti.
Amici, vado a concludere ringraziandovi tutti della splendida compagnia, è stato un viaggio stupendo.

Un caloroso abbraccio
LUCIANO COMELLI
C.A.I.-S.A.G. MUGGIA

P.S. : Venerdì 22 marzo, di mattina, sarò a Bottazzo per prendere un aperitivo, se qualcuno ha piacere di farmi compagnia ci vediamo intorno alle 11.00


Ripiego il foglio formato A4 in modo che il Libro dei Pensieri possa contenerlo e con la Pritt che mi sono portato appresso lo incollo; così si consuma l’ultimo atto di questi miei 100 giorni a Bottazzo ovvero penultimo perché, come scritto sopra, domani porterò i miei pensieri da altra parte ma dopodomani sarò qui di nuovo per tenere fede all’ idea che mi ha visto decidere di finire al 99° giorno. Non ho avuto assolutamente alcun ripensamento anzi, mano a mano che passavano i giorni dopo che mi era balenata l’idea, essa è andata via via rafforzandosi e io a convincermi di fare quantomeno una cosa sensata nella sua insensatezza. Qualcuno potrà dissentire o non capire ma perché, certe cose bisogna averle nelle corde per poterle sentire ed esternare. Va beh, è andata. Domani sarà primavera intanto oggi pioviggina con temperatura sui 10°, me la prendo comoda con gli ultimi bagnati click sulla Valle, tanto l’obiettivo odierno oltre a quello di arrivare a Bottazzo è quello di lasciare un saluto e un ringraziamento a tutti i compagni di gita, di questa gita fuori porta che 100 giorni fa sembrava una cosa impossibile se non assurda. In realtà a farmi compagnia c’era gente scafata, già avvezza a queste performance dopo l’Anno del Monte Carso e i 111 giorni del Concusso, quindi niente di che meravigliarsi per l’esito grandioso di questa appassionante escursione. Allora come d’accordo, domani si va a portare ogni e qualsiasi altro pensiero da un’altra parte e senza adire a confronti di sorta, sarebbe inutile, il cuore sarà ancora gonfio di tutte le sensazioni possibili per questa emozionante cavalcata.


VENERDI’ 22 MARZO 2013


Ed eccomi qua come promesso, sono le 11.00 , seduto su una panca in cortile consumo la solita dissetante Radler, leggo IL PICCOLO e mi godo la solatia pace di Bottazzo oggi, 22 marzo, secondo giorno di primavera e giornata davvero primaverile. Manco a dirlo ieri 21 marzo giornata splendida, ideale per delle foto luminosissime, che invariabilmente ho fatto ma dalle parti di casa, ritornando a calpestare sentieri famigliari, quelli della Penisola di Muggia. WOW! So che ieri sera c’è stata una bellissima festa di commiato qui in questo luogo, bravi ragazzi avete concluso nel modo migliore anche le vostre mirate fatiche, un’ultima emozione da vivere tutta in compagnia, altro che la mia selvatichezza. Ma oggi, ennesimo giorno di Cassa Integrazione, cerco di spegnere i pensieri negativi beandomi di questa pace e godendo dello splendore odierno, migliore di quello di ieri, sembrava aspettasse me, anche perché nulla è cambiato, tutto è rimasto come prima. Chissà se qualcuno verrà a salutare la mia vezzosità? Ebbene sì, è proprio il buon Fulvio de Muja, uno dei 6 con l’en plein, un amico, che di ritorno da una …corsetta sul Taiano ha voluto condividere con me questo mio giorno 99+ 1. Grazie Fulvio, anche per l’SMS di ieri che mi hai mandato immediatamente attestandomi la tua comprensione e grazie per la Radler che hai voluto offrirmi in questa mattinata radiosa. Bene, adesso posso tornare a casa e ben che soddisfatto. Arrivederci alla festa finale dove tutti ci racconteremo tutto. 

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