« CONCERTO IN SIARIS »

mercoledì 7 maggio 2014


Se chiudo gli occhi soltanto per un attimo mi accorgo di come la melodia venga a prendersi anche il più intimo dei miei pensieri e tenendolo sospeso sulle sue note più alte se lo porti a spasso, come a volo d’uccello, sugli intarsi calcarei di questo millenario museo. Li riapro quasi subito per potermi riappropriare di quest’atmosfera unica sì, ma che non è soltanto mia, oggi, una serata ai primi di maggio, accoccolata sulle panche all’interno della chiesetta di Santa Maria in Siaris, con carezze di pioggia che fanno sussultare i coppi del sacro riparo, c’è gente in ascolto. Soltanto il riverbero di ormai monche candele rischiara a malapena il repentino movimento delle abili ed esperte dita sugli accordi di una chitarra fattasi emozione. Sì pure lei, in grembo al suo padrone, si lascia maneggiare e trasportare con dolcezza e maestria nella ricerca di arcani musicali recuperati ad epoche diverse e artatamente sovrapposti in un concerto senza respiro. Un altro attimo per rilasciare il pensiero di un recente sorvolo che porta a soffermarmi sui passi da me qui disegnati e che mi sento di aver impercettibilmente, addirittura invisibilmente, ma per sempre, impresso su tutte le sfumature di questo prodigio di natura. Appena un attimo prima la purezza della corsa mi aveva portato ben presto lassù dove la città si dispiega ai tuoi piedi e tu cerchi in ogni modo ma invano di allontanarla, di scacciarla, di sospingerla verso i flutti inconsistenti di un mare beato che oggi non luccica a nessun tramonto. Il rumore della città ancora accesa rimane sospeso a mezz’aria e non reca disturbo alcuno al mio allontanarmi che mi fa scendere ora verso l’esile scorrere millenario di un'acqua al suo sorgere. Per me è ormai rituale quel tergermi la fronte con la freschezza della Bukovec, rinnovata energia per altri pensieri e successive ambizioni. Le fantasie medioevali che abbrutiscono la mia ignoranza musicale ma le cui note al tempo stesso mi trasportano al di fuori di questa dimensione, si materializzano negli stupori dei presenti giunti sin quassù forse più per curiosità che per animosità. Ma poi le sensazioni hanno mutato il loro primordiale approccio finendo per far parte di una spiritualità seppur effimera ma ,qui stasera, tangibile. Mentre le prime voci prendono consistenza laggiù sul sagrato di Santa Maria in Siaris, mi soffermo, quale impettito e ridicolo emulo a fianco del Cippo dedicato al grande alpinista, per rimirare la Valle, tutta, da questo belvedere. Non è un respiro affannoso il mio , frutto dell’ultimo sforzo, ma un malinconico sospiro per i bei giorni passati a innamorarmi di questo luogo. Oggi che sole non c’è stato vorrei cominciasse a piovere, vorrei bagnarmi, qui, lungo i sentieri della Valle, dove l’acqua, qualsiasi acqua, purifica. Che ne abbia bisogno? Il Maestro ha concluso il suo concerto, l’applauso ultimo, solitamente il più forte, il più sincero, si ripercuote all’interno cancellando l’armonia del precedente ascolto, quando il crescendo finale ha fermato sul nascere qualsiasi velleità respiratoria sostituendola con l’intensità dell'emozione. L’applauso rallenta e si allontana ; sui volti ormai in penombra appaiono, per contrasto, luminosi i sorrisi di tutti gli auditori: che pace, qual serenità in tutti i nostri cuori. Lascio vicino al Cippo il mio sguardo in attesa, qui è troppo magnifico, ma devo scendere, un’altra emozione mi aspetta. Prima del Concerto, prima della pioggia, strette di mano amica creano già l’atmosfera che so diventerà sin da subito suggestiva. E’ soltanto un mercoledì sera ancorché prima di cena, ma non la solita serata banale, dove per tutti la quotidiana giornata ha la sua imbecille conclusione; per pochi, oggi, è stata una serata indimenticabile ma questi momenti magici devi venirteli a prendere e dove se non qui, nella fatata Valle. Ebbro di piacere, di quel sottile piacere interiore che soltanto certe occasioni ti danno la possibilità di provare, dispiego le enormi ali della felicità e…come a volo d’uccello, mi lascio andare sugli intarsi calcarei di questo millenario museo : la Val Rosandra.

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